I paesi gioiello del Friuli Venezia Giulia ammessi nell’esclusivo club de I Borghi più belli d’Italia sono dieci. Noi, in questo giro, ne abbiamo visitati due, Polcenigo e Venzone, ma nella nostra personalissima lista di paesi ricchi di storia, arte e cultura di questa regione che Ippolito Nievo descrisse come “piccolo compendio dell’universo”, abbiamo inserito anche Sacile e Spilimbergo.
Polcenigo, Venzone, Sacile e Spilimbergo
A Polcenigo l’acqua regna sovrana, dalle cristalline e gelide sorgenti della Santissima e del Gorgazzo, al corso liquido del Livenza che corre tra i palazzi e su cui occhieggiano le ruote di antichi mulini, che servivano a macinare il frutto del lavoro dei contadini.
Sul borgo, un tempo patria della migliore seta del Friuli tra il 1700 e 1800, domina il rudere del maestoso Palazzo edificato nel 1760 da Matteo Lucchesi sui resti dell’antico castello medievale dei Polcenigo, una volta collegato al Borc attraverso un’imponente scalinata di 365 scalini. Di questa scalinata ben poco è rimasto mentre sono tante le leggende che aleggiano intorno alle sue mura. Tra queste quella di un passaggio segreto che collega il Castello alla piazza in caso di attacco nemico: ma nessuno lo ha mai trovato.
Lungo la strada che sale al castello c’è la chiesa di San Giacomo Maggiore inserita nell’ex complesso monastico dedicato al santo, mentre al centro del paese sorge il Palazzo Fullini ora Zuia, assai imponente, con alto portico e due trifore.
Dall’altra parte della strada Palazzo Scolari Salice in cui la premurosa proprietaria Anna Salice ha accolto noi e Otto durante il nostro soggiorno a Polcenigo.
Fra le passeggiate che consigliamo di fare nei dintorni le sorgenti della Santissima e del Gorgazzo, fonti di ispirazione per poeti e artisti, nonché affascinanti per il mistero che avvolge il loro cammino sotterraneo esplorato dagli spleleosub fino all’impressionante quota di meno 212 metri.
Da non perdere il sito della fine del Neolitico Palù di Livenza, tra i più antichi insediamenti in area umida dell’Italia settentrionale, inserito nel 2011 nella lista dell’Unesco insieme ad altre 18 località italiane dei “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”. Otto ha potuto gironzolare in questi luoghi abitati fin dalla notte dei tempi tra rivoli d’acqua, fango e i pali ben visibili conficcati nel terreno paludoso che anche a distanza di tanto tempo ci consentono di capire la vita dei nostri antenati.
Qui la parlata è decisamente veneta e si sentono più veneti che friulani gli abitanti della provincia di Pordenone, che è nata nel 1968 separandosi da quella di Udine. E non è infrequente sentire, tra il serio e il faceto, “dai Furlans, tre pas lontan”.
Una piccola Venezia è anche Sacile, chiamata il Giardino della Serenissima, il comune più occidentale della Regione Friuli Venezia Giulia. Anche qui protagonista è il Livenza che si insinua tra chiese e palazzi creando un perfetto equilibrio tra arte, storia e natura e anche più di un déjà vu rispetto a Venezia, quando si guarda il corso affacciandosi da uno dei ponti che collegano l’isolotto su cui c’è la principale piazza del borgo delimitata da una serie di palazzi-fondaco risalenti al Seicento.
Ma anche voltando lo sguardo verso il campanile del Duomo di San Nicolò che rimanda a quello di San Marco e si affaccia su una piccola piazza che assomiglia a un campiello veneziano.
La pausa caffè si fa da Grosmi (Via Aquileia, 5 – +39 0434 70038) a Sacile dal 1958, un’azienda a conduzione familiare che esporta in tutto il mondo le sue miscele di alta qualità.
Consigliata verso il tramonto, che regala al paesaggio una luce rosata e un’atmosfera da fiaba, la deviazione verso il castello di Caneva.
In realtà si tratta dei ruderi dell’antico maniero sulla vetta d’un pendio ripido e roccioso: basi di muraglioni di difesa e resti di qualche torre. All’interno della cinta muraria si trova la chiesetta di Santa Lucia costruita alla fine del secolo XVI e la torre campanaria edificata su un’antica torre.
Se poi tutto questo girovagare vi ha fatto venir fame fermatevi a Caneva da Trota Blu (via Santissima 2 – +39 0434 77027 – info@trotablu.it) dove potrete assaggiare questo pesce di fiume allevato a pochi metri dal ristorante in acque purissime appena sgorgate dalla naturale “sorgente Livenzetta” proposto in svariati modi tutti squisiti: dalle polpettine fritte servite con salsetta agrodolce alla tartare, dal delicato carpaccio alla più intensa trota affumicata fino al fritto misto di mare e fiume.
E sia all’interno che all’esterno sul pontile in legno potrete godere del magnifico e riposante panorama tutt’intorno che sembra un antico dipinto dai colori brillanti tra la fitta vegetazione e il laghetto in cui nuotano anatre, folaghe e cigni.
Tornando a I Borghi più belli d’Italia, Venzone, unico esempio di cittadella murata medioevale conservatosi nella regione e Monumento nazionale, è stato dichiarato Borgo dei Borghi lo scorso anno.
Simbolo della rinascita del paese dopo il catastrofico terremoto del 1976 è il Duomo di Sant’Andrea. Al suo interno affreschi trecenteschi, rimasti miracolosamente integri, alcune pregevoli pale di altari e la suggestiva Pietà di scuola salisburghese del ‘400.
Accanto al Duomo c’è la cappella cimiteriale di San Michele nella cui cripta si conservano alcuni corpi mummificati secondo un processo naturale a causa di una muffa parassitaria. Nella piazza principale oltre alla fontana ottocentesca si può ammirare l’elegante facciata di Palazzo Radiussi con la trifora del ‘400 e il Palazzo Comunale, bellissimo esempio di architettura civile gotico-veneziana che, distrutto da un bombardamento nel 1945, è stato ricostruito da un modello ligneo tra il 1952 e il 1959.
E dalla piazza si vedono i resti della Chiesa di San Giovanni Battista della prima metà del ‘300 e distrutta dal sisma del 1976: rimane solo la facciata principale quasi dirimpettaia della Porta di San Genesio, unica porta a essere rimasta in piedi.
Come già detto Spilimbergo non rientra nei dieci borghi più belli del Friuli ma noi lo abbiamo trovato splendido. Conosciuto in tutto il mondo come la città del mosaico per la presenza fin dal 1922 dell’unica scuola al mondo dedicata a questa tecnica, si presenta come un affascinante centro medievale con strade porticate, vicoli e piazzette.
Passeggiando lo sguardo viene catturato da bellissimi palazzi affrescati. Così come il Palazzo Dipinto nel Castello chiamato Spengenberg, “castello del falcone”, da cui il nome della città Spilimbergo. Sulla facciata sono affrescate immagini che rappresentano i piaceri della nobiltà, le virtù dei signori feudali e gli antenati. Nella corte interna si affaccia anche Palazzo Tadea caratterizzato dal colore bianco e da un’elegante trifora: di proprietà comunale ospita eventi culturali.
La chiesa principale della città è Santa Maria Maggiore che ha la particolarità di avere ben sette occhi sulla facciata principale. Questi richiamano i sette sigilli del libro sull’Apocalisse che racconta la fine del mondo. Sulla parte nord, invece, c’è un grande portale in pietra sormontato dagli stemmi della famiglia Walterpertoldo che fece edificare il duomo.
All’interno spiccano affreschi del Trecento, pale d’altare e sculture realizzate dai maggiori artisti del tempo.
Nella visita non dimenticate la cripta e uno sguardo all’organo del Cinquecento con le portelle dipinte dal Pordenone. Dietro il duomo si trova la chiesetta di Santa Cecilia con affreschi del XIII e XIV secolo.
Prima di lasciare il borgo concedetevi una passeggiata a passo lento sotto i portici e date una sbirciatina alla “macia”, l’unità di misura per le stoffe che ancora si trova scolpita su un pilastro della Loggia del Comune a testimoniare che a Spilimbergo il motore è sempre stato il commercio.