Ceramicamara, la mostra di ceramica contemporanea ispirata al peperoncino organizzata da Made in Soap in collaborazione con l’artista Pamela Maglie ha chiuso nel mese del novembre dello scorso anno gli eventi della X edizione di Maru Il Peperoncino in festa. Ma già si pensa alla seconda edizione, quella del 2024. Top secret il tema che affonderà comunque le sue radici nella profondità dell’humus di questa porzione di Salento, proprio come è avvenuto per la prima mostra dedicata al peperoncino.
Pensando alla seconda edizione
Il fulcro sarà naturalmente la passione per la ceramica, di cui poco si conserva nella memoria di Ruffano, un luogo ricco di argilla. Nel tempo la comunità ha perso per strada un sapere artigiano importantissimo di intere generazioni, ma anche i luoghi dai quali si estraeva l’argilla, le fornaci a legna, gli attrezzi e perfino le testimonianze.
L’ideatrice e la curatrice della mostra, l’artista Pamela Maglie, aveva sottolineato che il titolo della mostra Ceramicamara era stato scelto “per sperare di essere ancora in tempo, per recuperare una memoria storica, una sapienza immensa e farle conoscere. Ceramicamara per immaginare nuove botteghe, per ritrovarsi e discutere del futuro di un’arte antichissima e modernissima, per la voglia di affondare le mani nella terra e sentirsi parte di un progetto grandioso”.
E così ci si prepara alla mostra di ceramica contemporanea di quest’anno ricordando i protagonisti della prima edizione. Il luogo sarà lo stesso: il suggestivo antico frantoio ipogeo nel cuore di Ruffano in cui le opere dei ceramisti locali e di quelli che anche da lontano ne hanno voluto far parte, sono state esaltate e valorizzate. Dalle più semplici, come i “fischietti vardaceli” realizzati da Maria Rosa Falcone o le “bottiglie della tradizione” di Tommaso Falcone a quelle più ardite: singolare l’opera di Monica Casata di Trento formata da tessere di creta collocate in apparente disordine su una tavola in ferro acidato.
La tecnica raku con riduzione in forno è quella utilizzata da Lorenzo Fascì Spurio, artista di Ardore Marina in provincia di Reggio Calabria per il suo piatto “capsicum”. Allegri i colorati piatti “mare lingue” di Giada Fogliato di Bassano del Grappa, il vaso “fuoco” di Giorgia Prontera di Ruffano e le “tazze rosso peperoncino” schizzate di porpora che riprendono i decori della terracotta tradizionale di Riccardo Massari.
Moltissime le riproduzioni del peperoncino, vero protagonista dell’esposizione. Di un verde brillante quelli di Gino Manco, esperto dell’arte dei fischietti e dei pupi da presepe, che oltre a mettere in mostra i suoi “pipirussi” ha raccontato la sua vita e la sua arte nel video documentario realizzato da Monica Casata.
Multicolor li ha voluti Stefania Checci di Brescia nel suo pannello chiamato “arco-ncino”, mentre la più piccola degli espositori, la decenne Giulia Motta di Brindisi, ne ha plasmato uno tutto rosso che si oppone a una stella dorata nella sua opera “the chili moon”.
Rosso fuoco quelli in argilla semirefrattaria e filo di ferro nel lavoro “purus” di Monica Vigolo di Cornedo Vicentino in provincia di Vicenza.
Mentre si dotano di visi con tanto di occhi, naso, bocca e cappellino i “peperoncini” di Kristine Kvitka artista di Riga. Versione antropomorfa anche per il vaso proposto dalle Ceramiche Fernando Falcone in argilla bianca e per il “pensiero capsico” della brindisina Nancy Motta. Come sempre irriverente Giorgio Di Palma di Grottaglie che ha proposto “depakin – leggere attentamente il foglietto illustrativo”, una scatola in ceramica che riproduce perfettamente l’originale.
Il soggetto peperoncino torna prepotentemente nelle opere “u pipirussu salentinu! De A puteca ta crita dal 1838” di Vincenzo Melissano di Ruffano, “ghost pepper” di Pamela Maglie e “chilyWorld’94” della ceramicdesigner Monica Jiki Righi, apparendo in modo più discreto e stilizzato ne la “venditrice di peperoncini” di Gina Urso di Casarano e in quella senza titolo di Annamaria Panariello di Cava de’ Tirreni.
Ma non sono state solo le opere a parlare per gli artisti ma soprattutto i loro racconti di vita, le ritrosie a mostrarsi e a mostrare al pubblico le creazioni dei più anziani e di chi si è sempre sentito un semplice artigiano. La mostra Ceramicamara ha avuto il merito di far emergere le storie di ognuno di loro e di mettere in vetrina un patrimonio che non va dimenticato ma salvaguardato. Ora queste opere hanno solo bisogno di trovare la loro collocazione per poter essere ammirate anche oltre la mostra.