Vigevano si trova sulla strada che va da Milano al cuore della Lomellina tra specchi d’acqua in cui viene coltivato il riso Carnaroli nei 60.000 ettari di risaie per poi finire sulle tavole di tutt’Italia. Furono gli Sforza di Milano a trasformare il borgo in una lussuosa corte. Così Vigevano, a partire dal 1470, divenne uno dei centri più importanti della pianura padana.
Vigevano: alla corte degli Sforza
Leonardo, al seguito del duca Ludovico Maria Sforza, si occupò di migliorare l’irrigazione dei campi con i suoi progetti idraulici all’avanguardia, mentre il suo amico Bramante collaborò alla creazione di una delle più belle piazze d’Italia, Piazza Ducale.
Gli eleganti portici affrescati con gli stemmi ducali, la facciata barocca del Duomo, dominati dall’alta torre d’ingresso al castello, detta Torre di Bramante, sono uno scenario indimenticabile che si apprezza passeggiando sul pavimento di pietre irregolari raccolte sulle sponde del Ticino.
Ma noi abbiamo fatto di più! Siamo andati alla ricerca dei collegamenti fra la cittadina ducale lombarda e la nostra Bari. Non ci credete? Leggete qui!
Il legame tra Vigevano e il capoluogo pugliese è rappresentato da una donna, la grande regina rinascimentale Bona Sforza. Vissuta tra le migliori corti europee del tempo, la sua influenza sui costumi ma anche sulla politica ed economia di quegli anni può essere paragonata a quella che ebbero altre grandi donne italiane come Caterina de’ Medici in Francia ed Eleonora Gonzaga in Austria. Come loro dimostrò di avere eccezionali doti di adattabilità, una grande disponibilità a viaggiare e capacità di adattamento a luoghi diversi da quelli di appartenenza come la Polonia di cui divenne regina.
Nacque nel castello di Vigevano il 2 febbraio 1494, in quello che era considerato il più potente stato italiano del tempo, il Ducato di Milano. In lei scorreva il sangue di due nobilissime famiglie europee: la madre, Isabella d’Aragona, era figlia del re Federico III d’Aragona e il padre Gian Galeazzo Sforza, legittimo erede al trono del Ducato di Milano, che morì l’anno successivo alla sua nascita, probabilmente avvelenato da suo zio, quel Ludovico il Moro che da quel momento assunse pieni poteri e la fece rinchiudere insieme alla mamma e alla sorella Ippolita in castelli milanesi distanti dal centro della città come sue prigioniere.
Poco dopo Isabella d’Aragona lasciò Milano per tornare a Napoli con le figlie mentre il figlio Francesco Maria fu mandato in Francia per non avanzare pretese al trono.
Fu nella città partenopea che Bona fu nominata da suo nonno re Federico sovrana dei feudi di Bari e Rossano e a Napoli completò la sua istruzione: oltre alla letteratura latina conosceva la storia, suonava il monocordo, coltivava l’arte della danza, era esperta cavallerizza e valida cacciatrice. E dalla madre fu iniziata all’arte del governo e mandata in sposa al re di Polonia. Il 6 dicembre 1518 nel Castel Capuano di Napoli Bona sposò per procura Sigismondo I Jagellone, cinquantunenne già vedovo. E il 18 aprile 1519 fu celebrato il matrimonio nella cattedrale di Wawel. Da lui ebbe sei figli e durante la sua permanenza in Polonia imparò la lingua e a conoscere il nuovo Paese e il suo popolo.
È a questo punto che entra in gioco Bari: la regina rimasta vedova e in contrasto con il figlio Sigismondo Augusto divenuto nel frattempo re, decise di tornare in Italia stabilendosi a Bari che in un solo anno rese più moderna ed elegante.
Morì il 19 novembre 1557 e i figli Sigismondo e Anna le fecero costruire un sepolcro regale, situato dietro l’altare maggiore della Basilica di San Nicola, che tuttora è una delle maggiori attrazioni per i visitatori.
E così è dipanato il filo che unisce Vigevano, città dei Visconti e degli Sforza, delle geometrie del Bramante e del genio di Leonardo e tanto legata al suo Ticino, a Bari, città mediterranea e affacciata sul mare Adriatico.
Fu Ludovico il Moro, proprio colui che allontanò Bona Sforza e sua madre da Vigevano, a rendere la città quel gioiello rinascimentale che ammiriamo oggi il cui simbolo è la Torre del Bramante che ispirò nel XIX secolo la Torre del Filarete del Castello Sforzesco di Milano.
Il castello fu costruito tra il 1345 e la fine del ‘400 e se i Visconti ne perfezionarono la funzione residenziale è con Ludovico il Moro, Bramante e Leonardo da Vinci che divenne una maestosa manifestazione di ingegno con una superficie di oltre 70 mila metri quadri, di cui 25 mila di coperture, cui vanno aggiunti i 36 mila metri quadri di cortile. Da esplorare la Cavallerizza e da ammirare le mostre permanenti o temporanee ospitate nelle grandiose Scuderie.
Singolare il Museo della Calzatura dove sono esposti pezzi unici, calzati da personaggi famosi. La collezione, dal XV secolo agli anni ’70 del ‘900, va dalla “pianella” di Beatrice d’Este al tacco di Marylin Monroe, dalla babbuccia papale allo scarponcino con le ghette del Duce. C’è anche il Museo della Leonardiana, uno spazio dedicato interamente al genio di Vinci con copie e modelli delle sue creazioni.
Con la morte del Moro, Vigevano andò incontro a un progressivo declino e l’ultima opera degna di nota è lo splendido Duomo di Sant’Ambrogio con la seicentesca facciata concava ideata dal vescovo spagnolo Juan Caramuel y Lobkowitz. Prima di lasciare Vigevano è d’obbligo passare dalla “Strada coperta” un unicum in tutta l’architettura castellana europea che rappresenta una delle più formidabili opere di ingegneria militare medievale date le sue proporzioni gigantesche: è lunga 167 metri e larga 7. Supera un dislivello di 10 metri tra il maschio del Castello e il luogo in cui sorgeva la Rocca Vecchia, fortilizio affacciato sulla campagna, al limite delle mura.
Fu realizzata nel 1347 da Luchino Visconti per consentire ai signori di Milano di entrare e uscire dal Castello senza essere visti e di fuggire in caso di pericolo. E un pensiero mi sfiora: chissà se anche Bona Sforza vi passò insieme alla madre e alla sorella quando fu costretta ad abbandonare la sua Vigevano.
Probabilmente… e che altro possiamo dire di Vigevano? Che è scenario del romanzo del maestro, da cui è stato fatto un film con Alberto Sordi. Sono sempre un po’ restia a considerare queste mete lombarde perché me le immagino fatte di mura con giusto qualche albero intorno, poi invece guarda un po’, salta fuori tutto il bello possibile… E allora andremo a vedere anche lei.
E quante altre donne regnanti hanno reso BELLO l’ambiente della propria città? Tante! Una di queste fu Maria Luigia di Parma 😍
E noi questo scenario (e il filo che lega la cittadina al capoluogo pugliese) non abbiamo voluto perderlo 😉