Molise: tra Campobasso e dintorni

Fuori confineMolise: tra Campobasso e dintorni
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Il Molise e Campobasso sono state le tappe dell’ultimo viaggio dell’anno, quello che coincide con il mio compleanno. La scelta è caduta su questa regione, una delle più piccole d’Italia, ma soprattutto sul suo capoluogo, per la vicinanza alla nostra città. Inoltre non conoscevamo Campobasso, una cittadina che non si trova “di strada” come Termoli, ma va raggiunta spostandosi dalle rotte canoniche e immergendosi tra gli Appennini.

Il Molise esiste!

Molise

La bellezza inaspettata dei luoghi in cui sorge a ben settecento metri di altezza ci ha colto di sorpresa: la città emerge all’incrocio dei fiumi Biferno e Fortore, tranquilla ma allo stesso tempo vivace, sulla cima del colle di Sant’Antonio, fiera delle sue tradizioni, della sua storia e dei suoi sapori genuini.

Abbiamo prenotato presso Palazzo Cannavina, un pezzo della storia di Campobasso fatto edificare agli inizi del XVI dalla principessa Isabella di Capua, poi dimora ducale, nel cuore di quella che è stata definita l’ultima città-giardino ottocentesca.

La nostra scelta è stata dettata dalla curiosità di aggirarci, insieme al nostro Otto, tra le mura di questa struttura pet friendly di grande fascino in cui soggiornarono Giuseppe Bonaparte e Ferdinando II di Borbone e che oggi mescola elementi del passato con pitture e sculture di artisti locali contemporanei come Ciaccia, Gattelli e la stessa proprietaria Emanuela Carusi.

Il palazzo, che ha vinto la puntata dedicata al Molise di 4 Hotel di Bruno Barbieri, garantisce sonni tranquilli anche se non abbiamo amato il materasso Memory Foam e abbiamo trovato molto meno ricca la colazione rispetto a quella proposta in trasmissione. Vale il viaggio, come direbbe lo chef, la SPA prenotabile in esclusiva con bollicine e aperitivo, che potrebbe essere più “tarato” sui prodotti territoriali.

Molise

Palazzo Cannavina fa da cerniera tra il centro storico e il centro commerciale di Campobasso che, a dispetto del suo nome, è tra i capoluoghi più alti d’Italia circondata dai monti Sannio e Matese.
Di origini longobarde, ha una struttura a ventaglio con vicoli tortuosi e scalinate che ruotano attorno al Castello Monforte. La città nuova, invece, fu edificata in età napoleonica su impulso di Gioacchino Murat, con costruzioni eleganti e signorili, nei cui giardini si trovano sequoie, cedri del Libano, abeti rossi, lecci e fontane.

La città, che ha dato i natali a Fred Bongusto, è molto verde ed è sede dell’unica università del Molise. Va visitata a piedi, salendo al Castello Monforte, simbolo di Campobasso e monumento nazionale, che si staglia isolato sulla collina attorno alla quale si è sviluppata nel corso dei secoli. Eretto dai Normanni, probabilmente su una torre di avvistamento longobarda distrutta dal catastrofico terremoto del 1456, venne ricostruito nel 1459 dal conte Cola di Monforte: merita una visita per la splendida vista sul Matese e sulla Majella.

Molise

Poco più in basso le chiese di San Giorgio, la più antica della città dedicata al patrono di Campobasso, e San Bartolomeo. Alla base della lunga scalinata c’è San Leonardo, costruita nel Trecento in stile romanico gotico, ma danneggiata pesantemente dal terremoto di metà Quattrocento.
Al di fuori della cerchia muraria feudale si trova la Cattedrale della Santissima Trinità, fatta costruire nel 1504 dal duca di Termoli Andrea di Capua. Distrutta dal terremoto del 1805, fu ricostruita su progetto dell’architetto Berardino Musegna con facciata caratterizzata da un portico in stile neoclassico. Negli immediati pressi il Teatro Savoia, costruito negli anni ’20 sull’area dell’ex teatro Margherita e inaugurato nel 1926 con la rappresentazione della Tosca di Puccini.

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La parte monumentale del centro si divide tra il Palazzo della Banca d’Italia, d’ispirazione neoclassica, e il Convitto Nazionale Mario Pagano che ancora oggi ospita scuole primaria, secondaria di primo grado e liceo scientifico e ha un bel giardino con un grande cedro del Libano, un Ginkgo Biloba cinese e una sequoia gigante. Il verde torna protagonista, anche delle nostre passeggiate serali con Otto, nella settecentesca Villa De Capoa, un parco in stile classico con grandi viali alberati, vialetti bordati da siepi e panchine in marmo tra sequoie, cedri del Libano, cipressi, abeti rossi e tigli. Molti anche gli aceri rossi tanto che la città durante l’Occupazione fu battezzata dalle truppe Alleate Canada Town. E nomi inglesi furono dati a vie, piazze e parchi. Ne resta unica memoria la scritta Scarth St, impressa dai soldati canadesi su un palazzo di piazza Gabriele Pepe, e ora protetta da una lastra di plexiglas, corredata da una didascalia che ne racconta la storia.

Piacevole camminare ammirando le vetrine su Corso Vittorio Emanuele e consigliata una capatina in piazzetta Palombo, alla quale si accede attraverso un caratteristico arco. Qui, oltre a botteghe che vendono artigianato locale, si può gustare un bicchiere di vino a La Cantina di Remo in attesa della cena che va prenotata in uno dei templi della cucina molisana in città, La Grotta da Concetta, dove abbiamo assaggiato due imperdibili specialità: pizza e minestra, antico piatto contadino in cui sfoglie di farina di mais sposano le verdure di campo, e l’affunnatiello, un tegamino goloso in cui affondare il pane tra peperoni friggitelli, cipolla, salsiccia e uova. Da non perdere gli involtini di verza, zucca, patate e guanciale croccante. Per chiudere, i bignè con crema pasticcera. Un peccato non aver avuto più posto per poter gustare il fegato di maiale nero locale con l’alloro: un buon motivo per tornare in questa osteria-trattoria d’altri tempi con prezzi onestissimi e grande qualità nelle proposte.

Molise

Tra le specialità di Campobasso anche il Pannocchio del Gran Caffè Lupacchioli un dolce a base di farina di mais e gocce di cioccolato che ho avuto in dono da Emanuela Carusi di Palazzo Cannavina per il mio compleanno.
A proposito di compleanno, per festeggiarlo cercavo un indirizzo particolare e mi è venuto in aiuto il critico gastronomico ma soprattutto l’amico Fabio Riccio, incontrato casualmente la sera prima a cena da Concetta e ospite di Palazzo Cannavina come noi.

Il suo suggerimento, Contrasto Ristorante a Cercemaggiore, mi ha intrigato fin dal nome. E, una volta approdata sul sito per curiosare il menu e la storia dello chef Lucio Testa, ne è stata svelata l’ispirazione, la stessa per i piatti proposti che non nascono per caso ma sono frutto di ricerca e sperimentazione: il motto del filosofo Eraclito «Dalle cose in contrasto nasce l’armonia più bella e tutto si genera per via del contrasto».
Così, nelle intenzioni ben riuscite dello chef, gli opposti si conciliano in questo luogo che proprio non ti aspetti in un piccolissimo paese nel Sannio, a 950 metri sul Monte Saraceno.

Molise

Molise

Prima ci siamo fermati a visitare uno dei simboli del Molise, il Parco archeologico di Altilia-Saepinum, con ingresso gratuito e consentito anche ai cani, dove ci immerge nell’affascinante atmosfera della città romana di Saepinum che fu costruita non lontano dal preesistente centro fortificato di epoca sannitica.

Esteso su un’area di circa 12 ettari e racchiuso da alte mura, riserva parecchie sorprese, dal Foro alla Basilica, alle Terme, al Teatro e al Macellum della prima età imperiale.

Una volta accomodati alla tavola di Contrasto, ci si accorge subito della presenza di due decisi elementi, quello del territorio con una cucina che parla molisano e segue i ritmi delle stagioni, e quello dovuto alle esperienze di Lucio Testa in Francia. Questa fortissima influenza francese esplode nel gusto di fondi, salse e tecniche di cottura che si innestano in modo perfetto con tradizioni e prodotti molisani.

Lo abbiamo testato personalmente avendo la possibilità di scegliere due percorsi: la degustazione Millemetri, che nei piatti racconta il territorio di questo Molise attraverso otto portate, e la degustazione L’Anatra Mulard tutta dedicata all’esperienza francese.
Il pranzo si è piacevolmente “allungato” fino al tardo pomeriggio tra assaggi dei due percorsi incrociati e amabili chiacchiere. Ci sono mancate quelle con lo chef che è dovuto andare via perché non stava bene. Ci ripromettiamo di tornare per conoscerlo e per gustare altre “fette” del territorio magari attraverso i piatti della degustazione Tratturo che prende il nome dalla antica via di comunicazione tra Molise e Puglia.

Al di fuori dai classici percorsi turistici e in una zona altrettanto verde il borgo di Ferrazzano, Bandiera Arancione e paese di origine di Robert De Niro. Caratterizzato da vicoli tortuosi e saliscendi cela tra le sue mura il Castello baronale Carafa e la chiesa dell’Assunta con portale di impronta romanica.

Molise

Siamo arrivati fin quassù per ammirare l’incantevole panorama che spazia dalla Maiella al Matese fino alle Mainarde e per fare rifornimento di salsiccia alla ferrazzanese, soppressata e “mbaniccia”, il piatto locale a base di pizza di granone e verdure di campo insaporite nel bollito di maiale.
Il nostro giro in Molise tra Campobasso e dintorni, per ora, finisce qui…

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Comments

  1. Fare un primo giro di orientamento è un modo di viaggiare che adotto anch’io. Dà tempo al tempo di vedere se si è creata una qualche affinità che invogli a tornare. Mi aveva incuriosito il palazzo, ma sono stata molto più catturata dalle avventure culinarie… di solito si parla di piatti tipici, mentre una serie di portate per raccontare il territorio, be’, è per me una novità 😀

  2. Dobbiamo dire che il Molise da un punto di vista gastronomico è una continua scoperta! E abbiamo intenzione di continuare a esplorarlo da questo punto di vista… squisito!

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