Il Molise può essere considerato una regione “di sintesi” tra i monti abruzzesi e le pianure pugliesi, facendo da collante tra queste due realtà sia a livello geografico che attraverso la storia.
Una terra tra i monti e il mare
Quella della transumanza delle pecore che percorrendo il Regio Tratturo, portava le greggi dalla Puglia all’Abruzzo e viceversa attraversando le terre molisane, dove il silenzio è rotto soltanto dai campanacci appesi alle gole degli ovini. E a proposito di campane, vorremmo visitare il paesino di Agnone dove la storia viene raccontata dal 1300 attraverso la fonderia papale di Pasquale Marinelli. Qui vengono create enormi campane che possono pesare diverse tonnellate e che sono famose per il loro suono potente quanto limpido, frutto di calcoli estremamente precisi del peso, dello spessore, del diametro e dell’altezza. Parlando di tradizioni non può mancare una visita al museo della zampogna a Scapoli.
Ma poi, dalle montagne, vorremmo scendere a Termoli, una cittadina che ci ha già ammaliato con il profumo del suo brodetto e col suo borgo vecchio arroccato sul promontorio che guarda il litorale sabbioso. Qui la storia cittadina si racconta nella superba facciata romanica di forme pisano-pugliesi della cattedrale dedicata a San Basso ed eretta nel XII secolo, nel castello federiciano, nel labirinto tortuoso d’impianto medievale dei suoi vicoli, protetti da mura possenti.
Non conosciamo invece Campobasso, il capoluogo del Molise dalle radici longobarde abbarbicato a un colle dominato dalla mole del Castello di Monforte. E vorremmo scoprire anche Isernia dove il centro cittadino sembra aggrapparsi a uno sperone di travertino tra i valloni del Carpino e del Sordo.
Il Molise, precisamente Venafro è stata la meta del primo viaggio con il nostro Otto. Per questo, insieme alla Dimora del Prete di Belmonte in cui siamo stati ospiti per l’occasione, occuperà sempre un posto speciale nel nostro cuore.
La cittadina, da sempre crocevia di culture, merita un giro approfondito tra il Museo Archeologico, ospitato nell’ex convento di Santa Chiara, e il Castello Pandone. Mentre ci eravamo già ripromessi di tornare in terra molisana per conoscere siti straordinari come la città monastica di San Vincenzo al Volturno, Sepino e Pietrabbondante, stranamente non molto noti al grande pubblico.
E qui torna il tema della transumanza di cui ci siamo occupati all’inizio di questo post: in località Altilia si ergono le rovine dell’antica Saepinum nella Valle del Tammaro all’incrocio di due importanti tratturi, quello di Pescasseroli-Candela e quello che scende dai Monti del Matese.
Il sito archeologico, esteso su un’area di circa 12 ettari e racchiuso da alte mura, riserva parecchie sorprese, dal Foro alla Basilica, alle Terme, al Teatro e al Macellum della prima età imperiale.
Se poi vi ritrovate al cospetto di meleti con alle spalle alte montagne pensando di essere stati improvvisamente catapultati in Trentino, vi assicuriamo che non si tratta di un miraggio o di teletrasporto: siete ancora in Molise nella zona di Castel del Giudice, in provincia di Isernia al confine con l’Abruzzo, dove grazie a tre progetti sostenuti dagli abitanti, dagli amministratori e da imprenditori locali, è risorto Borgotufi, il nucleo rurale del paese con tutt’intorno trentacinque ettari di terreno agricolo in disuso recuperato e trasformato in meleto biologico.
Chiudiamo con il desiderio di assaggiare una bontà gastronomica di cui abbiamo tanto sentito parlare: la Pezzata, una gustosa pietanza a base di carne di pecora, anche questa legata alla pratica della transumanza delle greggi. Dove? A Capracotta, dove le antiche tradizioni pastorali molisane rivivono in una ricetta dai sapori antichi fortemente legata ai pascoli montani della regione. L’usanza deriva dall’utilizzare la carne degli animali che non sopravvivevano al trasferimento dai pascoli in pianura a quelli in quota, come cena dei pastori che, una volta “depezzata”, la cuocevano a lungo con i pochi ingredienti che avevano a disposizione durante il viaggio. Ancora oggi la carne di pecora viene cotta a lungo in paioli pieni di acqua nel quale vengono aggiunte delle patate, qualche pomodoro e, talvolta, anche altre verdure e aromi, per arricchire questo piatto nato come pasto “d’emergenza” e trasformatosi in una vera e propria prelibatezza.
Voglia d’Italia e i viaggi di domani… non si potrebbe definire meglio! Un domani ci sarà e darà più spazio a viaggi così. Mi domando che cosa respirerò di molisano 100%, il passo successivo alle foto è l’atmosfera personalissima di cui nessun luogo è privo.
Ti ringrazio Patrizia per aver colto come sempre fai il senso delle mie parole. La rubrica #iviaggididomani raccoglie i nostri desideri e ora è perfetta per racchiudere tutta la nostra #VogliadItalia!
Il grazie è reciproco, il valore messo in rete è orientamento prezioso!
🙂