Cosenza è una città dalla doppia anima. Non solo come si potrebbe immediatamente pensare una antica e una moderna, ma soprattutto una più curata e amabile, quella contemporanea, l’altra dall’aspetto fané ma da cui traspare la magnificenza di un tempo.
A Cosenza tra passato, presente e futuro
La città nasce come antica metropoli dei Bruzi ed è ancora oggi tagliata a metà dal fiume Crati, in un’ideale divisione tra parte vecchia e nuova. La nostra passeggiata è cominciata dal Ponte Mario Martire che si affaccia sulla confluenza del Crati col Busento e dal quale si ammira da lontano la statua equestre di Alarico I realizzata dall’artista torinese Paolo Grassino.
Siamo poi scesi sul greto del fiume per guardare da vicino la statua e calpestare quel suolo sotto il quale si racconta sia sepolto non solo il re dei Visigoti ma anche il tesoro di 25 tonnellate di oro, 150 d’argento, gioielli, monete e tanto altro materiale prezioso, tutto trafugato durante il saccheggio di Roma.
Da qui siamo partiti alla scoperta del centro storico di Cosenza salendo per Corso Telesio, un tempo chiamata Via dei Mercanti. Da qui si sbocca su piazza Duomo, dove si eleva la Cattedrale, splendido esempio di arte romanica, in cui è custodita e venerata nella cappella a lei dedicata l’icona della Madonna del Pilerio.
Imboccando nuovamente il corso sulla destra ci attira la colorata vetrina della Bottega del Maestro Caruso, dove sono esposti un vecchio telaio e i preziosi tessuti realizzati nella Scuola di Tappeti di San Giovanni in Fiore, sin dal lontano 1600 il più importante centro silano della tessitura. Ci accoglie Catia travolgendoci con il suo sorriso e il suo fiume di parole mostrandoci le bellissime creazioni in fibre naturali, dal cotone alla lana, dalla seta alla ginestra. Sì avete capito bene: dalla profumatissima pianta dai fiori gialli si estrae attraverso un’antica tradizione di tessitura, un filato estremamente resistente.
Curiosiamo tra gli scaffali dove i pregiati prodotti di artigianato locale come gli ozaturi a pizzulune copriletti con disegni d’ispirazione magnogreca, le trappigne tipiche coperte dalle tonalità calde, la n’cullerata lo sfilato tipico impreziosito dai ricami che ornava il costume delle donne sangiovannesi, si alternano a tappeti dal gusto classico o moderno ispirati all’arte moderna, come l’ultima capsule collection dedicata alla pittrice Frida Kahlo.
Salendo ancora si giunge in piazza Parrasio. Purtroppo sono chiusi sia il Gran Caffè Renzelli, punto di ritrovo storico degli intellettuali cosentini dell’800, che il Museo Diocesano. Cosi ci accontentiamo di ammirare il panorama alle spalle del monumento “Donna di Calabria” un dono dell’Istituto Nazionale di arte contemporanea all’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano con il palazzo della Galleria Nazionale che si staglia sul colle Triglio.
Scendendo verso il lungocrati si gode della vista del castello che dalla sommità del colle Pancrazio domina la città: edificato dai bizantini e utilizzato anche dagli arabi del Califfo Saati Cayti, fu fatto ricostruire da Federico II di Svevia dopo un devastante terremoto.
Dall’altra parte del fiume c’è la struttura metallica del Mercato dell’Arenella che deve il suo nome al fatto che quando il Crati esondava depositava sabbia sugli argini.
Qui si nota ancora di più quella trascuratezza che contraddistingue Cosenza Vecchia: spesso bisogna scansare sui marciapiedi cumuli di rifiuti e rottami abbandonati e gli imponenti palazzi sul fiume denunciano anni di abbandono e di mancate ristrutturazioni.
Eppure non mancano di catturare l’attenzione i raffinati particolari architettonici insieme ai grandi pannelli colorati del Museo Storico all’aperto che narrano la storia delle dominazioni della città di Cosenza attraverso lo sguardo dei pittori internazionali Alexandre Barbera-Ivanoff, Goyo Domínguez, John Picking, Richard Whincop, Silvia Pecha.
Siamo riusciti anche a visitare la Chiesa di San Francesco di Paola in cui oltre alla statua è custodita come reliquia in un sacello la reliquia del cappuccio del Santo.
Da questa prospettiva magnifica è la vista sul complesso monumentale di San Domenico che caratterizza il panorama urbano con la sua cupola barocca, le due cappelle rinascimentali all’ingresso e l’antico convento con annesso il chiostro.
A questo punto ci dirigiamo verso la parte moderna di Cosenza passando per piazza dei Bruzi dove davanti al palazzo che ospita il Comune di Cosenza c’è l’Elmo dei Bruzi, scultura di Mimmo Paladino che si ispira a quello originale conservato nel Museo della Sibaritide di Cassano allo Ionio.
Raggiungiamo il lunghissimo corso Mazzini sede del Museo all’aperto Bilotti su cui negozi e locali si contendono la scena con le sculture di Salvador Dalì, Giorgio De Chirico, Mimmo Rotella, Sasha Sosno, Modigliani e Giacomo Manzù, donate alla città dai fratelli Carlo ed Enzo Bilotti.
Un bellissimo esempio di arte urbana fruibile da tutti che fa da quinta alle passeggiate dei cosentini che si snodano tra gli altri intorno al “Lupo della Sila” di Rotella, al “San Giorgio e il Drago” di Dalì fino all’omaggio ai sette colli della città dell’artista Sosno con la sua opera “Il sette di cuori”.