Il Nero di Troia lo abbiamo gustato a Bovino sui Monti Dauni. L’Italia, con la sua straordinaria varietà di territori, vitigni e tecniche offre il vino giusto per ogni gusto: una giostra di nomi, profumi e sapori per la gioia dei conoscitori, ma in cui c’è il rischio di perdersi. Da qui nasce il nostro desiderio di approfondire questo mondo tra sorsi e sonni con ViaggidiVini.
Ospiti di Antonio, Vignaiolo dei Monti Dauni
E dopo Cilento e Sannio esploriamo uno dei territori della nostra Puglia: i Monti Dauni e il loro vitigno per eccellenza, il Nero di Troia che determina un vino complesso e intrigante.
In bottiglia un mondo di profumi e sapori che evocano paesaggi ma anche persone. Come a Bovino con Rocco Zambri, conosciuto come Antonio che è il suo secondo nome. E del nome del vitigno del vino prodotto in zona, il Nero di Troia, cominciamo a parlare. Infatti, l’origine della denominazione di questa che rappresenta la terza varietà autoctona pugliese a bacca nera per ettari coltivati e per importanza commerciale dopo il Primitivo e il Negroamaro, è assai controversa e si perde nella notte dei tempi.
Diverse le teorie: la prima narra della origine greca che si fa risalire a Diomede, amico di Ulisse che portò con sé in Puglia tralci di vite che, piantati sulle rive dell’Ofanto, dettero origine all’Uva di Troia. La seconda ipotesi propende per l’origine dauna del vitigno che quindi sarebbe una varietà locale precedente alla colonizzazione ellenica. La terza versione vuole il Nero di Troia originario dell’omonimo comune in provincia di Foggia, Troia, fondato dai greci. La quarta ipotesi suggerisce la provenienza dalle vicine coste albanesi, esattamente dal piccolo borgo di Cruja, poi divenuto Troia o dalla regione galizio-catalana della Rioja durante la dominazione spagnola in Puglia con il Governatorato della giurisdizione di Troia di Don Alfonso d’Avalos, che decise di impiantare nella zona una varietà di vite proveniente dal suo paese di origine e, in breve tempo, ne ottenne un vino prestigioso che acquistò notorietà e fama con il nome di Nero di Troia.
Quali che siano le origini del vitigno, nei documenti ufficiali il Nero di Troia compare solo nel 1877 nel testo di Di Rovasenda “Varietà coltivate in Puglia. Saggio di ampelografia universale” in cui è presente la prima descrizione organica dell’Uva di Troia indicata, in agro di Trani, come Nero di Troia e, nel barese, come Uva di Troja o di Canosa. Ma già nel 1854 si erano registrati in Capitanata impianti sperimentali di Uva di Troia definita «varietà robusta, resistente alla siccità ed abbastanza produttiva».
Dopo tante disquisizioni e chiacchiere ci è venuta sete e così insieme ad Antonio abbiamo assaggiato il vino che si ottiene dal vitigno Nero di Troia di colore rosso rubino con riflessi violacei all’occhio. Nelle vigne intorno al suo Bed and Wine, che ha ospitato i nostri sonni cullati da un meraviglioso silenzio interrotto soltanto dai cinguettii degli uccellini che saltellano tra i tralci e in un’altra tenuta poco distante, Antonio coltiva il suo Nero di Troia dal quale ricava quattro vini: il Rosato “VienRose”, lo Spumante Rosè Metodo Classico e il rosso “Zaviro” disponibile anche in versione Riserva “Pozzo del Campo”.
Tutti derivati da Uva di Troia in purezza, compreso il Metodo Classico “Donna Gaia” che vanta il primato di essere stato il primo spumante ricavato da Nero di Troia, al naso trasmettono i tipici sentori di frutti rossi che diventano più marcati con l’affinamento richiamando note più intense di confettura di ciliegia, tabacco e pepe nero.
L’affinamento di 36 e 12 mesi in botti di rovere francese rende in bocca avvolgenti e calde le Riserve “Pozzo del Campo” del 2008 e del 2017.
Al palato il Nero di Troia si presenta come un vino tannico e di corpo, tanto che per molti anni la sua sorte, comune ad altri vini pugliesi, è stata quella di tagliare rossi settentrionali meno intensi. Il tocco finale è raffinato e lo avvicina alla delicatezza e all’eleganza di alcuni Amarone e Barolo.
Ma in conclusione ha una sua spiccata personalità che lo rende un nettare unico, morbido e vellutato. Inoltre – ci ha svelato Antonio – che la stessa tipologia di uva raccolta in diverse epoche di maturazione dà vini molto differenti.
E aggiunge: “Dalla raccolta anticipata a inizio settembre otteniamo due eleganti rosati. Dai raccolti successivi otteniamo due rossi molto corposi”.
Gli acini sono caratterizzati dalla buccia nera e spessa, con polpa carnosa e dolce, che danno vini di buona alcolicità con ottima intensità colorante dai riflessi violacei di grande personalità.
Antonio ce ne parla da innamorato ma la sua è una formazione di tutto rispetto. Enologo laureatosi con il massimo dei voti con il professor Luigi Moio, ha approfondito le sue conoscenze con un master e varie collaborazioni con l’Università di Foggia. Del 2006 è la sua prima produzione di vino in bottiglia con il suo marchio seguendo personalmente tutti i passaggi della vinificazione: dalla coltivazione alla cura dei vigneti, dalla raccolta alla spremitura dell’uva, dall’imbottigliamento alla commercializzazione del vino.
In quelle che una volta erano le stalle Antonio ci ha mostrato orgoglioso i macchinari per il processo di vinificazione e le etichette del suo eccellente vino che trasmette tutta la cura e la passione che viene impressa in ogni fase della coltivazione e della produzione.
Poi, ha voluto dividere con altri questo paesaggio idilliaco e i suoi nettari, e nel vecchio casalare immerso tra le vigne dominate dal profilo dei rilievi del Subappenino Dauno, ha creato un piccolo Bed and Wine. Solo due le stanze, una tripla e una doppia dal design minimale, immerse nei vigneti e a due passi dall’incantevole castello di Bovino di cui si scorgono in alto le spesse e imponenti mura.
Dormire qui è inebriante! Ma non è il vino che ubriaca bensì il silenzio e la pace che regnano in questa splendida campagna in cui ospiti di Rocco, Antonio per gli amici come noi, Vignaiolo dei Monti Dauni come ama definirsi, ci siamo ritrovati appieno nella frase di Salvador Dalì che campeggia sul sito dell’Azienda Vinicola Zambri: “I veri intenditori non bevono vino: degustano segreti”.
Azienda Vinicola Zambri
Largo Impisi, Bovino (Foggia)
Info: +39 338 4010379
www.zambrivini.it – info@zambrivini.it
In collaborazione con Grand Tour Collection per gli anelli Dioniso e Baccante della collezione Hore.