I Cacciagalli Wine Resort è un luogo che ammalia perfino arrivando in una giornata piovosa come è successo a noi. Abbracciato dal vulcano spento di Roccamonfina da una parte e dal massiccio del Matese dall’altra, emerge in un’area fertile e verde tra filari di vite, alberi d’olivo, noccioleti, castagneti, orto stagionale e percorsi in natura tra bosco e il fiume Volturno.
A Teano nell’Alto Casertano
Siamo in territorio di Teano, lì dove il 26 ottobre 1860 avvenne lo storico incontro tra il re Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi. La recente scoperta di abbeveratoi per cavalli nei pressi del resort fa pensare che l’Eroe dei due mondi abbia potuto fermarsi proprio qui nella fattoria che rappresenta il nucleo de I Cacciagalli Wine Resort. Del resto il ponte San Nicola sul quale si incontrarono è a pochi passi.
L’azienda, di proprietà di Diana Iannaccone, giovane agronomo che abbiamo avuto il piacere di conoscere personalmente, e di suo marito Mario Basco, ingegnere e grande appassionato di vini, prende il nome dal territorio che la ospita e che una volta era denominato Cacciagalli. Qui la famiglia Iannaccone ha acquisito alla fine del XIX secolo una masseria risalente al 1700 ed è proprio in questa struttura, che ancora conserva alcuni antichi elementi come le mura in tufo grigio di Teano e le travi di castagno, che si sviluppa il resort I Cacciagalli.
Otto le camere dislocate sui tre piani che un tempo ospitavano il granaio e i depositi agricoli, mentre in fase di completamento sono i lavori che doteranno presto I Cacciagalli di pannelli solari, piscina e SPA.
L’azienda, dopo aver puntato su una produzione vitivinicola che ha premiato il recupero delle coltivazioni storiche, si appresta dunque a trasformarsi in un vero e proprio paradiso per gli appassionati di vino, natura e cibo.
Una esperienza da non perdere è la degustazione dei vini prodotti sugli 11 ettari vitati della tenuta dedicati ai vitigni autoctoni campani abbinati alle prelibatezze preparate dallo chef Dario Panico.
Prima di cena sotto una fine pioggerella Paola, che già ci aveva accolto in reception, ci ha accompagnato nella visita ai vigneti, all’orto e all’area dedicata agli animali della fattoria: galline, oche, caprette e simpatici asinelli.
Cinque i vitigni autoctoni: Aglianico, Falanghina, Fiano, Pallagrello nero e Piedirosso, coltivati e vinificati in modo tale da esaltare il legame tra vitigno e ambiente secondo i principi dell’agricoltura biodinamica.
Per l’aperitivo ci ha atteso al ristorante Humus il direttore Giovanni Diodato che ci ha proposto salame di suino nero, nocciole, lupini e peschiole, piccole pesche acerbe in agrodolce simili nell’aspetto a delle olive ma completamente diverse nel sapore, in abbinamento al Viento ‘e Mare metodo classico brut nature, blend di Fiano e Falanghina.
Ne avevamo già fatto conoscenza in cantina dove viene affinato sui lieviti per 9 mesi in vasche di acciaio e poi sottoposto a Remuage su pupitres di legno, prima della sboccatura. Una produzione di nicchia con appena 3.000 bottiglie, come ci ha detto Antonio che insieme a Mario si occupa della produzione vinicola.
Nella sala dalla mise en place essenziale ma elegante abbiamo assaggiato anche Viento ‘e Terra, un vino rosato rifermentato ottenuto da Aglianico, che viene anch’esso affinato sui lieviti per 9 mesi con successivo passaggio in anfore di terracotta. Proprio quelle anfore che riempiono ordinatamente il piano interrato della cantina e in cui i vini mantengono tutti gli aromi conservandoli immutati – come ci ha assicurato Antonio durante la nostra visita. Dopo questo vino fresco e allo stesso tempo pieno e avvolgente ci è stato proposto lo Zagreo, un Fiano in purezza, vinificato e affinato in anfora con lunghe macerazioni, che ha conseguito i Tre Bicchieri 2025 del Gambero Rosso.
Perfetto servito con i grissini dello chef, il prelibato prosciutto crudo Pelatello di Teano, buono da svenire, il tris dedicato al “Cece di Teano” Presidio Slow Food composto da hummus, panella e falafel, e pane e olio EVO I Cacciagalli, un blend di varietà autoctone locali, come Sessana e Tenacella, e altre cultivar quali Itrana, Frantoio e Leccino, coltivate seguendo i principi dell’agricoltura biologica e biodinamica.
Personale attento e premuroso e coccole gastronomiche hanno caratterizzato la cena che dopo l’aperitivo ha fatto spazio in tavola al benvenuto dello chef: una delicata e al tempo stesso succulenta lingua di vitello con salsa verde e gel di limone.
A seguire abbiamo scelto i cappellacci ripieni di maiale, aglio nero e friarielli abbinati a Lucno, ottenuto da uve Piedirosso 100%, vinificato e affinato in anfora. Tra i secondi il cintale, un ibrido tra cinghiale e maiale di razza Cinta senese, in lenta cottura con radicchio tardivo in agrodolce: un piatto intenso ma ben bilanciato dalle note amarognole dell’ortaggio mitigate dalla salsa morbida. Il vino? Lo Sphaeranera, Pallagrello Nero in purezza, affinato in anfora con lunghe macerazioni, e ottenuto dal vitigno una volta molto diffuso in zona e recuperato da Diana Iannaccone nelle terre di famiglia.
In chiusura un semifreddo con arachidi e cioccolato e con protagonista un’altra eccellenza del territorio dell’Alto Casertano, la Melannurca campana IGP.
Il dopo cena è stato allietato dal gracidare delle rane che hanno fatto del biolago la loro casa. Il biolago balneabile è un must de I Cacciagalli e in stagione ci si può immergere per un piacevole bagno grazie al sistema di fitodepurazione che consente di evitare l’uso di prodotti chimici per mantenere l’acqua fresca e pulita.
Il design pulito e armonioso, i materiali antichi, il comfort del moderno, rappresentano i punti di partenza perfetti per godere delle camere de I Cacciagalli Wine Resort e godersi una vacanza nella natura lontano dal caos della città. La nostra camera? La Pellerosa, ampia e piacevolmente dotata di bottigliette d’acqua in alluminio e succhi di frutta in vetro messi a disposizione di chi vi soggiorna. Come tutte le altre prende il nome da uno dei vini della tenuta, un affascinante rosato di Aglianico vinificato ed affinato in anfora, che abbiamo degustato la sera successiva abbinandolo al bignè con trota salmonata, albicocca “Pellecchiella del Vesuvio” Presidio Slow Food e stracciata di bufala, servito come benvenuto dello chef, all’irrinunciabile prosciutto Pelatello di Teano e al baccalà in tempura con albicocche e salsa marinara.
Il tempo poco clemente non ci ha fatto godere del percorso poetico sensoriale per esplorare l’intera tenuta, dai sentieri al limite delle colture ai boschi e le aree spontanee non coltivate, fondamentali nell’equilibrio e nell’armonia uomo–ambiente.
Cosa abbiamo portato con noi come squisito souvenir? Dalla boutique della reception abbiamo scelto i ceci di Teano, tipica varietà locale inserita nei Presidi Slow Food, venduti in barattoli di vetro come le nocciole. Il nocciolo rappresenta, insieme alla vigna, la principale produzione de I Cacciagalli dove vengono coltivate solo varietà tipiche campane, come Tonda di Teano, Mortarella e Camponica, disponibili sgusciate e tostate: una vera bontà salutare! Nel paniere abbiamo inserito anche un barattolo di peschiole, i lupini, il miele e due bottiglie di vino che non è stato facile scegliere. Alla fine la nostra preferenza è andata allo Zagreo, un orange davvero notevole, e al Pallagrello Sphaeranera, i due vini che abbiamo ritenuto più rappresentativi della produzione de I Cacciagalli.
Adesso non ci resta che programmare un ritorno per farci coccolare nuovamente dal team cordiale e professionale guidato dal direttore Diodato e per testare i nuovi servizi che presto saranno a disposizione degli ospiti.
I Cacciagalli Wine Resort
SP91, Teano (CE)
Info: +39 0823 875216 – + 39 375 6020075
www.icacciagalli.it – reservation@icacciagalli.it