Otranto da vivere

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Se il borgo antico di Otranto, cittadina che fu messapica, greca, romana, bizantina, gotica, normanna, sveva, angioina e aragonese, trasuda storia da ogni pietra, rientrando di diritto tra i Borghi più Belli d’Italia, anche i dintorni non sono da meno.

Otranto tra mare e terra

Otranto da vivere

Nella Valle delle Memorie, definita così perché vanta la presenza di numerosi siti storici, si trova uno dei luoghi più antichi della regione. Si tratta dell’ipogeo messapico formato da un corridoio di 33 metri dalla volta bassa e a botte e una camera a pianta a croce latina. Nell’area centrale, il soffitto si apre verso il cielo ed è sormontato da una torre di forma cilindrica dalle pareti ricoperte da nicchie scavate nella roccia che fanno pensare all’utilizzo come colombaia.

In tutta la valle si notano, lungo le pareti rocciose, non poche cellette. Ciò testimonia la presenza, nel passato, di genti che si rifugiavano in questa zona per sfuggire alle incursioni via mare dei predoni. E probabilmente la vallata fu abitata da una comunità rurale subordinata all’abbazia di San Nicola di Casole, l’antico cenobio basiliano fondato nel 1099 da Boemondo d’Altavilla e distrutto dai Turchi nel 1480. Oggi poco rimane di questo grandioso monumento che fu un importante centro di cultura i cui preziosi manoscritti furono salvati per tempo e sono oggi conservati nei più importanti musei del mondo.

A pochi passi Masseria dei Monaci (ne parliamo più dettagliatamente in #sognidoro), che fu la casa dei monaci dediti alla trascrizione e allo studio di testi antichi e che ha ospitato i nostri sonni otrantini. Di fronte il mare e a qualche chilometro Punta Palascia, il capo più ad oriente d’Italia.

Scendendo verso il mare una breve passeggiata conduce al laghetto di bauxite che spicca inatteso col suo brillante verde smeraldo tra giunchi e canne e il rosso acceso dei cumuli del minerale dal quale si ricava l’alluminio, estratto in questa zona fino al 1976.

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Passeggiare sulle dolci gobbe vermiglie riporta alla mente panorami di un “altro mondo” come quelli dei canyon del Colorado nel continente americano oppure di Ayers Rock nell’emisfero australe. All’orizzonte si scorge la torre del Serpe, sentinella sul mare costruita in epoca romana e restaurata nel 1230 da Federico II di Svevia. Fu utilizzata come faro e torre di avvistamento e una leggenda racconta che tutte le notti una serpe, da qui il nome, salisse lungo le pareti e introducendo la testa dalla finestra, sorbisse l’olio dalla lampada del faro.

Andando giù al mare si raggiunge Baia dell’Orte, difesa da un irto costone roccioso granitico e uno dei tratti più spettacolari e selvaggi del Salento insieme a Porto Badisco, la cui costa è costituita da un vero e proprio fiordo in miniatura, che nella sua parte più interna cela una piccola spiaggia.

Qui dopo il bagno, tranne dal 1 maggio a al 30 giugno periodo di fermo biologico, lo stop obbligato è da Carlo: non lasciatevi ingannare dall’insegna che lo definisce Bar Alimentari Tabacchi perché ai suoi tavoli si gustano in modo semplice e genuino le spinose prelibatezze del posto, i ricci di mare, che vengono aperti sotto gli occhi degli astanti.

Per chi preferisce i litorali sabbiosi, ideali le lunghissime spiagge dei Laghi Alimini, una zona umida d’importanza internazionale dove sostano numerose specie di uccelli migratori tra cui aironi e cicogne. La spiaggia è a tratti libera, a tratti attrezzata in corrispondenza dei diversi stabilimenti balneari. Protagonista il mare, limpido, pulito e dominato dalle splendide dune di sabbia e dalla natura selvaggia e intatta.

La stessa natura in cui è immerso il Residence Altair, all’interno dell’esclusivo Comprensorio Turistico di Serra degli Alimini che mette a disposizione dei suoi ospiti ville con giardino in formula residence ed eleganti camere in formula hotel con piscina e spiaggia privata attrezzata sulla splendida Baia di Alimini.

Tra gli Alimini e Otranto meritano una sosta la Baia del Mulino ad acqua, in cui una grotta dalla volta crollata offre variopinti giochi di luce e la Baia dei Turchi, con piccole cale sabbiose che servivano da approdo e da cui, secondo la tradizione, sbarcarono i guerrieri turchi nel corso dell’assedio alla città.

Il giro della cittadina può essere completato recandosi verso il faro di Punta Palascìa che se dal mare appare come un alto guardiano dalla candida livrea, dalla strada quasi non si vede.

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La Punta Palascìa, comunemente Capo d’Otranto, è il punto più orientale d’Italia e io, Michele e Otto l’abbiamo raggiunta a bordo del calessino di Luigi Nicolazzo (Otranto Touring Ape Calessino – Piazza De Donno – +39 327 4032100) godendo al contempo di una visione di Otranto da una prospettiva diversa percorrendo la strada parallela alla costa qui particolarmente frastagliata, quasi a difesa naturale del territorio.

Ora su quegli scogli sagomati dal vento e dalle onde del mare non stazionano più soldati per scrutare le vele nere saracene all’orizzonte bensì pescatori locali, per lo più arzilli nonnetti e simpatiche signore avanti con gli anni, che calano i loro ami nel mare blu intenso profondo più di dieci metri per catturare occhiate, scorfani e saraghi.

Il giro in Ape parte dal porto al cui ingresso si staglia la Kater I Rades, la motovedetta albanese, speronata e affondata dalla corvetta ‘Sibilla’ della Marina Militare, con 81 persone a bordo morte annegate al largo del canale di Otranto il 28 marzo del 1997. Trasformata dallo scultore greco Costas Varotsos in opera d’arte è oggi un omaggio ai vecchi e nuovi migranti.

Otranto da vivere

Otranto da vivereE termina davanti alla fortezza idruntina dove al Bar Castello, proprio di fronte al maniero, ci si può fermare per uno spuntino a base di frisa leccese oppure semplicemente per dissetarsi con un occhio di riguardo anche per gli amici a quattro zampe.

Per cena si torna nella Valle delle Memorie per gustare le deliziose portate del ristorante di Masseria Bandino (SP Otranto-Uggiano – tel. +39 0836 804647 – www.masseriabandino.it), un Country House Hotel a ridosso di una rigogliosa pineta.

Otranto da vivere

Otranto da vivere

Il menu a la carte è un vero e proprio percorso gastronomico con stuzzicanti e raffinate proposte che vanno dal polpo croccante su crema di topinambur, polvere di acciughe e olio al rosmarino al tonno rosso in carpione scottato, agrumi e menta su purea di fave e finocchietto selvatico tra gli antipasti e i tradizionali “minchiareddhi” cacio e pepe su pesto di bieta con soffritto dell’Adriatico, per un misto mare-terra, e uno squisito e inedito risotto mantecato alla burrata, con scampi e scorzetta di arancia come primi piatti.

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La grande soirée si è chiusa in dolcezza con un delizioso tris di dessert: morbido al cioccolato su terra nera con sorbetto di stagione, il tiramisù della casa e una mousse al torrone mandorlato dal cuore al mou con croccante di mandorle. Esperienza golosa da consigliare e da… rifare!

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Rosalia
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