L’Abruzzo? Una buona idea! Nessuno sa ancora quale sarà il nuovo modo di viaggiare. Noi però possiamo condividere con voi ciò che più spesso ci viene richiesto: itinerari che assecondino un turismo di prossimità per scoprire ciò che abbiamo a due passi da casa o per guardare con occhi diversi luoghi già noti.
In Abruzzo tra borghi e alte montagne
Allora abbiamo pensato di suggerire giri “green” in Abruzzo, seguendo una delle tendenze più attuali, quella dello slow tourism con un itinerario di viaggio più consapevole per un viaggiatore più attento e responsabile tra le bellezze dei Parchi Nazionali del Gran Sasso e della Majella.
Qui la montagna esprime tutto il suo fascino in tutte le stagioni: dall’escursionismo all’arrampicata, dalla discesa allo sci alpinismo, fino alla semplice passeggiata. Il patrimonio naturale è uno dei più estesi e ricchi di tutta la dorsale appenninica e vanta le cime più alte dell’Appennino.
Da dove cominciare questo tour in Abruzzo? Da un luogo da film come il castello di Rocca Calascio, che secondo il National Geographic è uno dei 15 castelli più belli del mondo. Situato a quota 1460 metri, nel Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, qui sono state girate le riprese di Ladyhawke e Il nome della rosa.
Ma sia il Gran Sasso che la Majella, con le loro bellezze imponenti e maestose, sono avvolti da una miriade di miti, leggende e misteri.
La “Maiella Madre”, la montagna materna degli abruzzesi, è stata culla di civiltà e culture antichissime, come quella popolare che la lega al culto della dea Maia venerata in molti e diversi mondi. Nelle leggende del popolo indiano la dea Maja simboleggiava il principio creatore e la virtù produttiva, mentre nella mitologia classica la gigantesca Maia dalle trecce bionde era la maggiore e la più bella delle sette Pleiadi, figlie di Atlante e di Pleione, che fu amata da Zeus e divenne madre di Ermete.
Fra le tante leggende che legano la Maiella al culto della dea Maia la più toccante è quella che racconta della sua fuga dalla Frigia, per portare in salvo il figlio ferito gravemente. A bordo di una zattera approdò nei pressi del porto dell’antica città di Ortona da dove continuò la sua fuga scalando il Gran Sasso e trovando rifugio in una caverna. Ma nonostante le cure della sua amorevole madre il figlio morì e venne seppellito su una vetta. E ancora oggi chi guarda la Vetta Orientale del Corno Grande scorge le sembianze di un gigantesco volto umano chiamato “Il gigante che dorme”. Ma guardandolo da un’altra prospettiva il gigante si trasforma in una prosperosa fanciulla supina dalle chiome fluenti, chiamata “la bella addormentata” o “ la bella dormiente”. Questa è la storia all’origine sia del nome della Maiella che del Monte Amaro, come fu chiamata la cima più alta in onore al dolore di Maia.
Questa montagna continua a incantare con i suoi paesaggi che cambiano di continuo consentendo in primavera di fare trekking fra le fioriture di più di 80 specie di orchidee spontanee, in autunno nell’oro e nel rosso cupo dei boschi di faggi, in estate tra l’azzurro del mare da una parte e le vette innevate dall’altra.
Ma quello sulla Majella è anche un cammino di pastori e di transumanza lungo i tratturi che conducono fino al Tavoliere delle Puglie.
Uno dei borghi più belli da visitare in zona è GUARDIAGRELE famoso per la lavorazione del ferro battuto, del rame sbalzato e dell’oro. Il paese è un piccolo gioiello d’arte con la chiesa di Santa Maria Maggiore e il suo campanile quadrangolare sotto cui si apre uno splendido portale del ‘400. Da non perdere un assaggio delle “sise delle monache” dette anche Tre Monti, costituite da due strati di soffice pan di Spagna farciti con crema pasticcera.
Tra i piccoli centri più caratteristici vanno segnalati anche SULMONA, nota per la sua secolare tradizione di produzione di confetti, SCANNO, borgo medievale arroccato sullo sperone di roccia del monte Carapale e affacciato sull’omonimo lago nell’Alta Valle del Sagittario, e Lanciano, meta di pellegrinaggi per il suo miracolo eucaristico avvenuto nel VII secolo quando un monaco mentre celebrava messa fu assalito dal dubbio circa la presenza di Gesù nella Santa Eucaristia e all’improvviso vide il pane trasformarsi in Carne e il vino in Sangue.
Spostandosi verso il Gran Sasso tra i tanti borghi, incastonati nella natura integra e incontaminata, meritano una visita quelli dell’antica Baronia di Carapelle, prossima alla nobile città dell’Aquila. A cominciare dal mediceo SANTO STEFANO DI SESSANIO, gioiello architettonico d’epoca medievale, splendidamente conservato grazie all’opera di Daniele Kihlgren, imprenditore italo-svedese che ha acquistato numerose abitazioni disabitate e le ha ristrutturate, trasformandole nello splendido albergo diffuso Sextantio.
Da non trascurare CAPESTRANO, nel cui territorio fu rinvenuta la statua del guerriero omonimo, prima di raggiungere il capoluogo dell’Abruzzo, L’AQUILA, una città dalle mille sfaccettature, nata, secondo la leggenda, dall’unione di 99 castelli abruzzesi. Pesantemente colpita dal sisma del 6 aprile 2009, costato la vita a 309 persone, la città oggi sta ancora pagando le conseguenze della tragedia con il centro storico ancora in parte inagibile.
La visita può cominciare dal Forte Spagnolo per poi scendere verso la Basilica di Collemaggio e raggiungere la Fontana dalle 99 cannelle.
Per visitare la città ideale la posizione dell’Hotel Castello affacciato sulla piazza della Fontana Luminosa e di fronte al Forte Spagnolo, mentre per uno spuntino vi consigliamo la sosta da Arrosticini Vicini in pieno centro storico.
La cucina abruzzese non delude: a partire dai maccheroni alla chitarra, lunghe fettucce di pasta sfoglia a base di farina e uova fatta passate sulla chitarra, un telaio in faggio con due serie di fili di acciaio. Vengono generalmente serviti con il ragù di agnello e noi ne abbiamo assaggiati di squisiti presso uno dei migliori ristoranti d’Abruzzo in cui gustare le specialità della gastronomia regionale: Villa Maiella.
In zona uno dei posti più suggestivi dove soggiornare è il Castello di Semivicoli, un palazzo baronale che sovrasta il paese di San Martino sulla Marrucina, trasformato in splendido hotel da Marina Cvetic, moglie di Gianni Masciarelli, rimpianta figura simbolo del panorama enologico italiano e protagonista dell’affermazione della vitivinicultura abruzzese.
Per completare il tour gastronomico della regione, indispensabili le soste a Bussi, Popoli e Capestrano, dove le acque del Tirino sono il regno dei gamberi di fiume, da assaggiare allo storico ristorante Lombardi a Popoli.
Per acquistare un prezioso prodotto tipico come lo zafferano bisogna spostarsi verso l’altopiano di NAVELLI. Nei pressi si trova il complesso abbaziale di Bominaco, costituito dalle chiese di San Pellegrino e Santa Maria Assunta.
Il souvenir da comprare e portare a casa? La Presentosa, un ciondolo o una spilla a forma di stella con due cuori al centro, che veniva regalata alle ragazze come promessa d’amore e che i maestri orafi di Scanno producono ancora a mano.
Un vero capolavoro dell’arte orafa abruzzese, che rappresenta il gioiello tradizionale per eccellenza, reso famoso da Gabriele D’Annunzio che nel 1894 nel suo libro “Il trionfo della morte”, descrisse questo monile di squisita fattura facendolo conoscere anche fuori dai confini dell’Abruzzo.
DOVE DORMIRE
Hotel Castello – L’Aquila
Sextantio – Santo Stefano di Sessanio
Castello di Semivicoli– San Martino sulla Marrucina
DOVE MANGIARE
Arrosticini Vicini – L’Aquila
Villa Maiella – Guardiagrele
La Bettola di Geppetto – Santo Stefano di Sessanio
Ristorante Lombardi – Popoli