In questi giorni un po’ così, tra l’inverno che non vuole finire e la primavera che non vuole arrivare, abbiamo rimesso in ordine foto e ricordi, ripensando alle nostre vacanze sulle isole toscane Giglio ed Elba. Così abbiamo deciso di raccontare il preludio del nostro giro, con la sosta sulla costa dell’Argentario, strategica per godersi una giornata di relax tra il viaggio dalla Puglia in Toscana e la partenza con il traghetto verso l’isola del Giglio da Porto Santo Stefano.
Fra terra, acqua e cielo
Abbiamo scelto di pernottare presso l’Hotel Fontermosa (Str. Vicinale dei Bagnacci 15, Fonteblanda – Grosseto – tel: +39 0564 885689 – info@fontermosa.it), a due passi dal mare di Orbetello, immerso in una pineta e con una bella piscina, un albergo comodo e moderno in cui consigliamo di fermarsi anche a cena, a base di pescato della costa dell’Argentario.
Per la nostra mezza giornata di relax, nonostante il cielo coperto, abbiamo scelto di dirigerci verso la spiaggia della Giannella, una lunghissima rena invasa da legni e rami levigati dalla forza del mare dopo le mareggiate notturne.
Il Tombolo della Giannella rappresenta il confine a nord della laguna di Orbetello.
A sud c’è invece il Tombolo della Feniglia, l’altra sottile striscia di sabbia che unisce il Monte Argentario alla terraferma. E in mezzo ci sono le acque ferme della laguna.
Si raggiunge dopo una breve passeggiata tra i pini, lasciando l’auto nei comodi parcheggi. Sulla riva lo sguardo spazia fino al promontorio che si sporge sul mare e sul quale sorge la cittadina di Porto Santo Stefano.
Ripresa l’auto abbiamo attraversato la laguna di Orbetello sulla striscia di terra artificiale costruita nel 1842 che la taglia in due e le conferisce un fascino inconfondibile.
Obbligatoria la sosta all’altezza del mulino a vento, che prima funzionava per la forza dell’acqua e che emerge dalle acque placide del bacino, il simbolo della laguna e l’unico rimasto dei nove mulini costruiti da Senesi nel Quattrocento e rimasti in piedi fino a qualche centinaio di anni fa.
Ci siamo poi diretti verso Porto Ercole: qui è sepolto il Caravaggio che pochi giorni dopo esservi giunto morì il 18 luglio 1610. Si racconta che approdò sulla spiaggia della Feniglia e qui si ammalò di malaria dato che all’epoca tutta la zona era paludosa e insalubre. In realtà, la causa della morte non è mai stata accertata, sono state fatte diverse ipotesi ma nessuna certezza sulla sua reale fine.
Dopo un breve giro sulla banchina del porto ci siamo diretti verso la Rocca Aldobrandesca detta anche Rocca Spagnola, una delle molte fortezze costruite dagli spagnoli come strutture di difesa e avvistamento. L’imponente costruzione, iniziata nel Medioevo e poi rafforzata dagli spagnoli, è visitabile gratuitamente, ma non fate il nostro errore dato che non ci siamo riusciti.
Prima di salire fin lassù è necessario recarsi all’ufficio turistico e farsi rilasciare un permesso con prenotazione per una visita all’interno della Fortezza.
In caso contrario il rigido custode vi impedirà l’accesso e anche le foto all’interno delle mura che comunque sono vietate in quanto gran parte della rocca è costituita da abitazioni private.
A Porto Ercole consigliamo di continuare sulla strada panoramica verso il Forte Stella, particolare struttura che prende il nome dalla sua forma (visitabile tutti i giorni solo nei mesi di luglio e agosto, mentre da marzo a giugno e nel mese di settembre solo il sabato e la domenica).
La Fortezza Spagnola caratterizza anche il centro di Porto Santo Stefano, luogo frequentato sin dall’epoca romana. Splendido il Lungomare dei Navigatori, disegnato da Giorgetto Giugiaro, con le panchine rivolte verso il mare, che consentono la vista sul golfo dell’Argentario che “guarda” verso Talamone. Da qui siamo partiti il mattino dopo con la Maregiglio alla volta dell’isola del Giglio, dopo aver gustato la ricchissima colazione dell’albergo: una delle più complete, tra dolce e salato, che abbiamo trovato finora.