Per contrastare lo spopolamento e invertire la rotta, un paesino in provincia di Trapani offre 5mila euro a fondo perduto a chi acquista casa nel borgo e vi trasferisce la propria residenza. Si tratta di Gibellina, località famosa per ospitare una maestosa opera di Burri che commemora il terremoto del Belice che abbiamo visitato in occasione del nostro tour in Sicilia nel novembre del 2019 che ci ha portato al sud est dell’isola, da Siracusa a Marzamemi, poi nel suo cuore a Piazza Armerina e al suo gioiello, la Villa Romana del Casale, e ancora verso la costa sud occidentale tra Agrigento e Marinella di Selinunte.
Contrastare lo spopolamento dei comuni
Scopriamo di più sull’iniziativa della giunta comunale. Grazie al fondo di sostegno per i Comuni marginali erogato dal Governo di 180 milioni di euro complessivi assegnati a 1.187 Comuni italiani di cui 1.101 al Sud, 52 nell’Italia Centrale e 34 al Nord, Gibellina incasserà 171.940,25 euro in 3 anni da erogare sotto forma di contributi.
Per questo l’amministrazione comunale ha così deciso di destinare le somme del governo per erogarle sotto forma di contributi a fondo perduto da 5mila euro a chi compra casa e diventa cittadino di Gibellina e sono già aperte le domande per inoltrare le manifestazioni di interesse da parte di chi vuole acquistare un immobile.
Inoltre, tramite gli stessi fondi, la giunta comunale vuole sostenere anche la nascita di nuove attività produttive nel settore dell’agricoltura, dell’artigianato e del commercio. Il contributo a fondo perduto da 5mila euro, infatti, viene riconosciuto anche a coloro che vogliano avviare attività commerciali o agricole che, però, devono rimanere aperte per almeno 5 anni.
Gibellina è uno dei comuni colpiti, nella notte fra il 14 e il 15 gennaio del 1968, dal violento terremoto che sconquassò tutta la Valle del Belice e che ridusse in macerie il paese in provincia di Trapani. Gibellina è oggi famosa per ospitare una delle più grandi opere di Land Art al mondo: il Grande Cretto di Alberto Burri.
L’opera d’arte prende il nome dalla parola cretto che è un sinonimo di crepa, fenditura nel muro, e rappresenta una tomba di cemento grande 8mila metri quadrati, realizzata in principalmente tra il 1984 e il 1989, ma completata solo nel 2015. Vista dall’alto, sembra un enorme foglio bianco con degli ampi solchi, che ricopre le macerie della vecchia città come una sorta di enorme sudario a perenne ricordo del triste avvenimento. Ogni fenditura è larga dai 2 ai 3 metri e divide la vasta distesa di cemento in blocchi, alti circa un metro e sessanta.
Aggirarsi per i vicoli bianchi di questo labirinto, gli stessi del centro storico del paese prima del sisma, provoca stordimento e fa riflettere sull’assenza di vita in un luogo che fino a 50 anni fa era abitato da circa 6.000 persone e di cui resta memoria attraverso quest’opera definita la colata di cemento più bella del mondo.
Il Cretto di Burri si può raggiungere tramite la Strada statale 119 di Gibellina nel tratto che interseca la Riserva naturale integrale Grotta di Santa Ninfa, tra l’omonima cittadina e il paese di Salaparuta. In alternativa, è possibile raggiungerlo percorrendo l’Autostrada A29 in direzione Mazara del Vallo.
Nei pressi c’è il Museo del Grande Cretto di Gibellina ospitato nella vecchia Chiesa di Santa Caterina, unico edificio superstite del terremoto. Al suo interno è stata ricostruita tutta la progettazione che ha portato alla realizzazione dell’opera di Burri, attraverso materiale fotografico, documentazioni storiche, plastici e proiezioni.
A pochi chilometri di distanza dall’opera d’arte di Alberto Burri ora sorge Gibellina Nuova, la nuova città che ha dato la possibilità agli sfollati di ricominciare a vivere dopo il violento terremoto che rase al suolo il borgo di montagna.