Il nostro viaggio a Cuba

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Il nostro viaggio a Cuba ve lo abbiamo raccontato per flash tra ricordi, emozioni, sensazioni epidermiche, odori e sapori. In questo post vi proponiamo un itinerario per conoscere una parte di questa grande isola al centro dei Caraibi sulla base del nostro viaggio tra la capitale L’Avana, la coloniale e coloratissima Trinidad, le acque turchesi e la sabbia candida di Varadero, le vie del tabacco a Pinar del Río, i Mogotes a Viñales, l’elegante Cienfuegos e i luoghi legati alla memoria del comandante Che Guevara a Santa Clara.

Il nostro viaggio nell’Isla Grande

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Questo è uno degli itinerari possibili che privilegia la parte occidentale ma scegliere cosa approfondire prima di partire è d’obbligo in quanto Cuba è estesa e pensare di poter vedere tutto in due settimane è davvero impossibile.
Il nostro viaggio può rappresentare sicuramente un valido approccio per chi come noi non ci era mai stato considerando le tappe imprescindibili per cominciare a entrare in confidenza con l’isola.

Cuba

Siamo atterrati all’aeroporto José Martí in serata dopo aver volato da Milano a Madrid e da Madrid a L’Avana. Tenete conto che la differenza di fuso non la sentirete subito, ma durante la notte in quanto vi sveglierete all’orario abituale in cui vi alzate in Italia: per noi le 9 che a Cuba, dove bisogna mettere gli orologi sei ore indietro, sono le 3 nel cuore della notte! In ogni caso abbiamo avuto più difficoltà a smaltire il jet lag al rientro a casa, perché probabilmente legato a un acuto senso di nostalgia.

Di L’Avana vi abbiamo già raccontato. Il consiglio è quello di viverla di giorno, passeggiando per le strade del centro storico e dedicando un po’ di tempo alla visita dei musei, e di notte, facendovi coinvolgere dalla musica e dall’atmosfera rilassata seguendo i consigli che vi abbiamo dato qui.

L’Avana o La Habana è una città che non lascia indifferenti e vibra tra le corde del cuore. Il primo impatto può lasciare perplessi, ma basta calarsi nella mentalità cubana dal sorriso che conquista nonostante le (tante) difficoltà, che tutto passa in secondo piano e sarete pronti a godervi appieno la capitale dell’isola. A volte ci siamo sentiti “fuori tempo”, come sul set di un film ambientato negli anni ’50 e ’60, tra auto d’epoca dalla carrozzeria lucida ed edifici dalle tinte pastello, più decadenti e in rovina man mano che ci si allontana dal centro.

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Soggiornando all’Hotel Palacio Cueto nel cuore de La Habana Vieja, abbiamo potuto girare tranquillamente a piedi tra le quattro piazze principali del centro storico: Plaza Vieja, Plaza S. Francisco, Plaza de la Catedral e Plaza de Armas. Obbligatorie le soste alla Bodeguita del Medio, locale in cui Hemingway beveva il Mojito e a El Floridita dove si faceva preparare il suo Daiquiri doppio.

Riguardo i musei, i biglietti hanno un costo esiguo perché la cultura a Cuba deve essere alla portata di tutti: non dimenticate che l’analfabetismo sull’isola ha un tasso bassissimo.

Noi un po’ per mancanza di tempo, un po’ perché abbiamo voluto goderci la città da flâneurs passeggiando tra epoche, musica e colori, abbiamo visitato soltanto il piccolo ma interessante Museo del Automóvil e il Museo Ernest Hemingway ospitato nella sua villa Finca Vigía che guarda dall’alto L’Avana, mentre ci siamo fermati solo per una fotografia al volo all’esterno del Museo de la Revolución.

Caldo soffocante e distanze ci hanno provato per cui abbiamo visitato i quartieri più distanti come il Vedado a bordo della Chevrolet bianca e rosa di Julio, che ci ha condotti lungo il Paseo del Prado al Malecón fino alla Plaza de la Revolución in cui oltre al memoriale dedicato all’eroe cubano José Martì campeggiano le gigantografie dei volti degli eroi della rivoluzione cubana, Che Guevara e Camilo Cienfuegos.

Lo spettacolo del tramonto sul Malecón lo abbiamo goduto invece a bordo di una rumorosa e meno scintillante auto d’epoca in compagnia dei simpaticissimi José e moglie, coppia che ci ha scorrazzato per tutta la capitale durante gli ultimi due giorni a L’Avana, in cui abbiamo visitato la Finca Vigía e Cojímar, il borgo di pescatori dove Hemingway ambientò “Il vecchio e il mare” e abbiamo goduto della vista più bella sulla città dalle mura del Castillo del Morro, che spazia fino al moderno quartiere di Miramar con i suoi grattacieli che hanno molto di americano e poco di caraibico.

Da L’Avana ci siamo spostati in auto privata nella zona rurale della provincia di Pinar del Rio, un’area ricca di paradisi di natura incontaminata in cui si coltiva il miglior tabacco del mondo. Non si può venire fin qui e non concedersi il piacere di fumare un cubano! Prima, però, va osservato come viene fabbricato interamente a mano e senza additivi chimici dai maestri torcedores con le foglie selezionate, essiccate e arrotolate seguendo metodi antichi.

La Valle de Viñales vanta un paesaggio unico a Cuba, caratterizzato dai Mogotes, enormi formazioni carsiche ricoperte da una fitta vegetazione. Percorrere a cavallo i sentieri tra i ripidi rilievi dalle cime arrotondate che celano grotte e gallerie sotterranee è una delle esperienze più emozionanti che abbiamo vissuto durante il nostro viaggio a Cuba.

Deludente, invece, l’escursione alla Cueva del Indio che prevede un breve percorso a piedi e il proseguimento in barca risalendo l’acqua melmosa del fiume sotterraneo San Vincente. Un’altra passeggiata conduce ai murales sull’evoluzione dell’uomo dipinti negli anni ’60 da Leovigildo Gonzales sulle pareti del Mogote dos Hermanas: a noi francamente è sembrato uno scempio del meraviglioso contesto naturale.

La sosta nel villaggio coloniale di Viñales, fondato nel 1607, è stata quella più “selvaggia” di tutto il nostro viaggio. Abbiamo pernottato a Casa El Porry, casa particular affacciata sulle rocce arrotondate ricoperte di vegetazione dei Mogotes con il gallo che ci svegliava al mattino e strani occhietti che ci guardavano dal pavimento sulla terrazza che a ben vedere appartenevano a piccole rane, mentre lucertole dalla livrea blu percorrevano la balaustra al tramonto.

Dopo il verde di Viñales siamo passati all’azzurro del mare di Cienfuegos e all’atmosfera fuori dal tempo di Trinidad. Da non perdere il tour alla scoperta della città che deve la sua ricchezza alla canna da zucchero e al commercio di schiavi: affacciatevi nei patii dei palazzi e tra le stanze dagli alti soffitti che ospitano mobili coloniali e ricche collezioni d’arte di origine europea.

E curiosate all’interno della Casa Templo de Santería, un piccolo museo in cui c’è un altare dedicato a Yemayá l’orisha dell’oceano e patrona dei marinai, alla base del quale ci sono numerose offerte costituite da frutta, acqua e pietre. La Santería a Cuba è una cosa seria: è una forma di religione che si fonda sulla ricerca della felicità e in cui si mescolano preghiere e gesti tipici delle messe cattoliche e riti della tradizione Yoruba come l’offerta di tabacco, alcol e anche sacrifici animali come abbiamo visto sulle rive del fiume Almendares tra gli alberi del Bosque de La Habana.

Tappa irrinunciabile in un primo viaggio a Cuba è la cittadina di Santa Clara dove nei giorni dal 28 al 31 dicembre 1958 i reparti comandati da Che Guevara fecero deragliare un treno blindato inviato a Santiago carico d’armi, di munizioni e di 408 soldati. A memoria di ciò il treno, chiamato Monumento a la accion contra el Tren Blindado, è ancora lì mentre il Che viene ricordato nel Museo e nel Memoriale dedicato in Plaza de la Revolución, che accoglie dal 1997 i suoi resti mortali.

Sia all’interno del Museo che nel Memoriale è proibito fotografare per cui ci è possibile mostrarvi solo l’esterno del complesso progettato dall’architetto Jorge Cao Campos che domina la grande piazza.

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Lasciati i luoghi della revolución siamo arrivati a Varadero dove ci hanno accolti Anabel e Guille nella loro casa particular a due passi dal mare e dal centro. Consigliamo questa soluzione per vivere la rinomata località di mare in modo meno turistico, lontano dai grandi alberghi che, se concedono più comodità, rendono però la vacanza meno suggestiva in quanto queste catene alberghiere sono simili in tutto il mondo e non “raccontano” il territorio.

Cosa ricorderemo per sempre? I sorrisi e le coccole di Anabel e Guille, i bagni nelle acque turchesi e tra le onde dell’Oceano Atlantico e le passeggiate lungo la spiaggia deserta dalla sabbia candida orlata di palme.

La sera è piacevole passeggiare nel centro della cittadina tra locali e spettacoli di musica dal vivo, mentre al rientro dal mare suggeriamo una sosta ai mercatini per acquistare gli ultimi souvenir (che qui però sono un po’ più cari che all’Avana) e per un drink dissetante tra il verde di Parque Josone, che si sviluppa intorno a una dimora di stile neoclassico costruita nel 1942 da José e Onelia Iturrioz.

Abbiamo lasciato a malincuore Varadero per tornare a L’Avana dove abbiamo dedicato gli ultimi giorni ad approfondire la visita al quartiere Vedado in cui abbiamo alloggiato presso La Casita de Raulito.

Il Vedado è il quartiere residenziale costruito negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso in cui ha sede la maggior parte delle Ambasciate tra cui quella italiana, mentre il suo polmone verde è il Parco Jaguey con le omonime piante secolari chiamate alberi che camminano perché le loro radici scendono dai rami nel terreno creando intrecci scenografici.

Il centro è La Rampa, il tratto della Calle 23 che dal malecon sale fino all’incrocio con Calle L su cui si affacciano quattro simboli della città: l’Hotel Havana Libre, il cinema Yara, la libreria L y 23 e la gelateria Coppelia. Qui sorgono i palazzi più alti de La Habana costruiti prima della rivoluzione ed è piacevole passeggiare lungo le larghe strade alberate del quartiere, che però rimane distante dal centro storico costringendo a dipendere dai mezzi.

Chiudiamo il nostro viaggio a Cuba con una curiosità. Sapete perché El Vedado si chiama così? Perché nel XVII secolo era un’altura ricoperta da boschi ed era vietato costruire in quanto punto strategico per la difesa della città e per poter controllare gli sbarchi dei pirati.

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Rosalia
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