Come si può parlare di Putignano senza raccontare del suo Carnevale che tiene impegnata gran parte della cittadinanza per quasi otto mesi l’anno? Per i putignanesi il Carnevale è una cosa seria.
I riti, i carri, la farinella
La costruzione dei carri allegorici in cartapesta che sfilano per le strade del paese nelle tre domeniche del Carnevale e nella serata del Martedì Grasso, richiede parecchio lavoro e il periodo in cui i maestri cartapestai e le loro botteghe possono impegnarsi nella realizzazione di questi “giganti”, viene stabilito dalla Fondazione del Carnevale.
“Viene presentato il bozzetto del carro che ogni anno deve rispettare il tema scelto” – ci ha spiegato nel suo capannone durate la preparazione del suo carro uno dei veterani del mestiere, il maestro cartapestaio Domenico Impedovo.
Quest’anno per il tema “Satira e libertà” i carristi si sono davvero sbizzarriti e hanno dato sfogo a tutta la loro fantasia. Ma prima di raccontarvi la nostra partecipazione con tanto di pass stampa alla sfilata vissuta tra i mastodontici carri di cartapesta, le maschere di carattere e i gruppi mascherati, vogliamo dirvi di più sul Carnevale di Putignano, che rappresenta una delle tradizioni più colorate e affascinanti del Sud Italia.
Si tratta del Carnevale più lungo del mondo in quanto comincia il 26 dicembre con il rito delle “Propaggini”, e del più longevo d’Europa perché la tradizione ha avuto origine nel 1394, quando le reliquie di Santo Stefano furono traslate da Monopoli nella chiesa di Santa Maria la Greca. La leggenda narra che durante la traslazione alcuni contadini si unirono al corteo sacro con balli, canti e versi che vengono riproposti ancora oggi non più per propiziare un buon raccolto come una volta, ma come satira e critica mordace nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni.
Nella stessa giornata si svolge lo “Scambio del cero” che durante la solenne processione viene offerto a memoria dell’antico gesto di devozione ma anche di sottomissione per ingraziarsi il clero e farsi perdonare i peccati commessi durante il periodo carnascialesco. Tra le Propaggini e il primo Corso Mascherato, il Carnevale si snoda attraverso i festeggiamenti dei Giovedì. Il loro numero varia secondo la data in cui cade la Pasqua ma non sono mai più di sette. I Giovedì coinvolgono grandi e piccoli con spettacoli itineranti, musica e manifestazioni varie. Hanno inizio il 17 gennaio con la festa di Sant’Antonio Abate e sono dedicati ognuno a una diversa categoria di persone: monsignori, preti, monache, vedove e vedovi, pazzi come sono chiamati i giovani non ancora sposati e cornuti, cioè gli uomini sposati.
Ma i festeggiamenti, che raggiungono il loro culmine nelle sfilate dei sette carri allegorici durante i Corsi Mascherati, non si esauriscono certo con queste. Il programma degli eventi comincia il 2 febbraio, giorno della Candelora, con il tradizionale appuntamento con la Festa dell’Orso, legata al mondo rurale e che secondo alcune credenze si collega all’uscita dell’orso dalla tana per la fine dell’inverno.
Sempre il Martedì, dopo la sfilata dei carri, si celebra il Funerale del Carnevale che si snoda per il paese con al seguito la moglie del “morto” che ricevute le condoglianze dà fuoco al fantoccio del marito. Si chiude con la Campana dei Maccheroni: un’ora prima della mezzanotte, il campanone della Chiesa Madre comincia a scandire lentamente 365 rintocchi, uno per ogni giorno dell’anno, per ricordare che il tempo delle feste è finito e comincia quello della penitenza. Quindi si mangiano i maccheroni al sugo di pomodoro con la salsiccia e si balla fino a quando due burloni officianti cospargono di cenere il capo dei presenti. Così si dà il via alla Quaresima, periodo di penitenza che precede la Pasqua.
Facendo un passo indietro, torniamo alle sfilate. Ad aprirle il passaggio di Farinella, la maschera simbolo del Carnevale di Putignano. Ideata negli anni Cinquanta dal grafico Domenico Castellano, prende il nome da un antichissimo cibo povero del mondo contadino, uno sfarinato di orzo e ceci abbrustoliti pestati in un mortaio di pietra, chiamato in dialetto “a povl” (la polvere), che veniva consumato insieme ai fichi secchi dai contadini. Ancora oggi è consuetudine consumarla in vari modi e si può acquistare a Putignano nell’omonima bottega dove Paolo Campanella la prepara ancora come una volta.
Dietro Farinella sfilano i gruppi mascherati e le maschere di carattere, le piccole opere in cartapesta che sfidano i “giganti”, “disturbati” durante il corteo dai Fratelli Lo Tumulo con il loro “humor nero”. E quest’anno, lungo il percorso mascherato, spazio anche agli amici animali, con Dog Village, per tanti consigli utili per l’educazione del cane, e “4zampe in passerella” una sfilata particolare, a cura dell’associazione SOS Adozioni4zampe onlus.
Vincitori di questa edizione, al primo posto la fedelissima riproduzione del famoso quadro “Il Bacio” di Klimt, di Deni Bianco, autore del carro “Chi è senza peccato scagli la prima mela” dove a scambiarselo sono due uomini, per ribadire la libertà di esprimere l’amore in tutte le sue forme, come ci aveva spiegato lo stesso maestro mostrandoci la miniatura nel capannone.
Al secondo posto “Verso la libertà” di Carta e Colore dei maestri Vito e Paolo Mastrangelo e al terzo “La gabbia dei matti” di Chiaro e Tondo di Domenico Galluzzi, new entry di quest’anno tra i maestri cartapestai.

Ma anche tra i tentacoli dell’enigmatica protagonista del carro “Libertà in burrasca” di Carta in festa di Lello Nardelli e ai piedi del muro di The Wall- Incubi dal passato, che si ispira alla celebre canzone dei Pink Floyd, de La maschera di Domenico Impedovo.
L’arte della cartapesta putignanese è stato anche il soggetto della mostra “Lo spettacolo della cartapesta – mostra di bozzetti e manufatti del Carnevale di Putignano”, presso il Museo Civico Principe Guglielmo Romanazzi Carducci di Santo Mauro, un’occasione per scoprire un’antica arte ricca di tradizioni, creatività e passioni.
Bello e emozionante come sempre anche questo viaggio nella cultura e nelle tradizioni. Curiosissima di sapere come viene preparata la Farinella e di scoprirne il sapore. Meritato il primo premio per il Bacio di Klimt!
Grazie Benedetta! Ma sulla farinella non ti anticipiamo nulla: ti aspettiamo dalle nostre parti per gustarla insieme sia nelle versioni salate che in quella dolce con l’aggiunta del cotto di fichi.