Pompei la città morta all’ombra del Vesuvio

Fuori confinePompei la città morta all’ombra del Vesuvio
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Pompei: tornarci ha sempre il suo fascino. Farlo dopo aver letto la descrizione che ne fa lo scrittore francese Théophile Gautier nei suoi racconti la fa apprezzare ancora di più!
Ma Pompei è anche tanto grande per cui per visitarla è opportuno fare una scelta: la nostra è stata quella di prenotare la visita al cantiere aperto dei nuovi scavi nell’insula 10 della Regio IX con uno degli archeologi che lavora sul sito e poi dedicarci ad ammirare il resto, con la decisione già presa di tornare presto per un giro completo alla Grande Pompei, circuito che comprende anche le aree archeologiche di Boscoreale, Oplontis e Stabia.

Un salto nella vita di un tempo

Pompei

Tornando a Gautier, camminando tra piazze e palazzi mi sono tornate in mente le pagine dedicate alla “città morta” che nelle sue storie magicamente rivive. Quale emozione aggirarsi nelle sue strade immaginandole brulicanti di vita. Appropriandomi di parte del suo testo, perché non saprei dirlo meglio, cito: “La vista di Pompei ha qualcosa di sorprendente; quel brusco salto indietro di secoli stupisce anche le nature meno sensibili: due passi trasportano il visitatore dalla vita antica a quella moderna…”.

E anche a me è successo di saltare sui massi che fungevano da strisce pedonali e “guardare con occhio attonito i solchi scavati dai carri nella pavimentazione delle strade, che sembravano risalire al giorno prima, tanto la traccia era fresca, le iscrizioni a lettere rosse…, quelle case dai tetti sfondati che lasciavano penetrare alla prima occhiata i loro misteri interni… i Fori sorpresi dalla catastrofe nel bel mezzo di una riparazione, con le colonne e gli architravi, intagliati e scolpiti, in attesa di essere ripristinati…, le botteghe in cui manca solo il venditore; le taverne in cui si vede ancora sul marmo la chiazza circolare lasciata dalla tazza degli avventori…!.

Perché Pompei è proprio cosi, una città morta che racconta la vita bruscamente interrotta in quell’ottobre del 79 d.C. dall’eruzione del Vesuvio che coinvolse anche Ercolano.
E ancora oggi si rimane incantati davanti alle figure che si stagliano sullo sfondo rosso pompeiano e ammaliati dai disegni ipnotici dei mosaici sui pavimenti dei caveadium attorniati dalle colonne di un portico o peristilium coperto con al centro una vasca di marmo.

Facendo eco alle parole di Gautier: “Fa uno strano effetto entrare così nella vita antica e calpestare i marmi consumati dai sandali dei contemporanei di Augusto e di Tiberio”. E sbirciare negli appartamenti riservati alle donne “le cui pareti conservano tracce di pitture come guance da cui si sia strofinato via malamente il belletto”.

Pompei

Sicuramente la meraviglia maggiore nel visitare Pompei è rappresentata dal fatto che la città non ha subito la dissoluzione lenta delle rovine come in altri siti archeologici, ma si è come fermata nel tempo consentendo di camminare per le sue strade “come in un sogno nel cuore del passato”.

Da dove è cominciato il nostro sogno nella città scoperta nel 1748, dieci anni dopo Ercolano?
Prima di raccontarvelo vogliamo darvi alcuni utili con sigli per la visita. Sono tre le entrate al sito di Pompei: Porta Marina, Piazza Anfiteatro, Piazza Esedra. Noi abbiamo scelto Piazza Anfiteatro perché nelle immediate vicinanze si può lasciare l’auto presso il parcheggio custodito del Santuario della Beata Vergine Maria del Santo Rosario all’esiguo costo di 2 euro per l’intera giornata. Tenuto conto che il costo medio degli altri parcheggi è di 15 euro al giorno è davvero un bel vantaggio!

Pompei

Come anticipato dal nome dell’ingresso ci siamo imbattuti, subito dopo la biglietteria, nel grande Anfiteatro che poteva contenere sino a 20.000 spettatori e dove i Pink Floyd girarono il documentario musicale Live at Pompeii, uscito nelle sale cinematografiche nel 1974.

Lasciata sulla sinistra la Palestra Grande, abbiamo raggiunto Via dell’Abbondanza, una delle principali strade dell’antica città, che collegava il Foro con l’Anfiteatro. Da qui abbiamo deviato per raggiungere il punto di incontro della visita al Cantiere Aperto del Regio IX, facendo tappa nell’attesa in due tra le più belle dimore private del Regio V: la Casa di Marco Lucrezio Frontone e la Casa delle Nozze d’Argento.

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Terminata la visita con l’archeologo ai nuovi scavi, ci siamo avviati verso il Regio IV in cui sono concentrati molti tesori della città. A cominciare dalla celebre Casa del Fauno di circa 3000 metri quadrati con i suoi capolavori come il bronzetto del Fauno danzante e il mosaico pavimentale della battaglia di Alessandro, i cui originali sono esposti al Museo Archeologico di Napoli.

Pompei

Altra tappa imperdibile la Casa dei Vettii, una delle più belle di Pompei per decorazioni e struttura. All’ingresso ci ha accolto un Priapo affrescato, nell’atto di pesare il suo enorme fallo su una bilancia, utilizzato contro il malocchio o per auspicare fertilità, benessere, buon commercio e ricchezza.

Nell’atrio ci sono decorazioni di Amorini che giocano, ma è la parte residenziale della casa che lascia a bocca aperta con il giardino arricchito di vasche e sculture in marmo e bronzo, il peristilio con gli ambienti di rappresentanza affrescati intorno, e la cucina con le pentole di bronzo rimaste al loro posto.

Abbiamo poi raggiunto il punto in cui Via Mercurio incontra Via della Fortuna dove uno di fronte all’altro ci sono l’arco onorario e il Tempio della Fortuna Augusta. Quasi di corsa abbiamo percorso l’area in cui sorgono la Basilica, dove si amministrava la giustizia, il Tempio di Apollo, di epoca sannitica, e il Foro, il nucleo religioso, politico ed economico della città. Perché così di fretta? Il motivo è semplice: i cani di grossa taglia non sono ammessi all’interno del sito archeologico e approfittando della giornata nuvolosa e non calda abbiamo lasciato il nostro Otto in auto. Naturalmente per lo stesso motivo abbiamo dovuto compiere una scelta netta di ciò che potevamo visitare ripromettendoci di tornare a completare il tour di Pompei quanto prima inserendo la famosa Villa dei Misteri e l’Orto dei fuggiaschi, dove si possono vedere i calchi dei corpi di coloro che tentarono di scappare durante l’eruzione.

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Il nostro percorso ci ha portato poi al cospetto dei teatri. Siamo entrati nel Foro triangolare e, scendendo una scala, siamo arrivati al Teatro Grande di impianto greco che poteva contenere fino a 5000 spettatori. Sullo sfondo la Caserma dei Gladiatori con un ampio quadriportico. Piccolo e raccolto l’Odeion, adibito a palcoscenico per scene mimiche e rappresentazioni musicali.

Sulla via del ritorno abbiamo fatto tappa alla Casa del Menandro, chiamata così per il ritratto di questo poeta rinvenuto infondo al peristilio. Qui nei sotterranei al disotto del settore termale fu rinvenuta una cassa con un tesoro di 118 pezzi d’argenteria ora custoditi a Napoli e nella stalla fu trovato lo scheletro del cane da guardia. Noi vi abbiamo incontrato un bel gattone nero vivo e vegeto, ma a proposito di cane: ci siamo diretti senza più fermate verso il Santuario per riabbracciare il nostro Otto!

Percorrendo Via Roma verso il Santuario siamo stati indotti in tentazione dalle vetrine della Pasticceria De Vivo, storica realtà di Pompei e punto di riferimento della tradizione dolciaria napoletana, ma anche questo appuntamento goloso lo abbiamo rimandato alla prossima volta.

Tutte info per organizzare la visita agli Scavi di Pompei sul sito: www.pompeiisites.org 

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Rosalia
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