Pompei: una continua scoperta!

Fuori confinePompei: una continua scoperta!
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Pompei riserva continue sorprese! Tante quelle degli ultimi mesi a cavallo tra il 2024 e il 2025 in quelli che sono stati definiti i nuovi scavi nell’insula 10 della Regio IX, uno dei nove quartieri in cui è suddiviso il sito. E allora come lasciarsi sfuggire l’opportunità di visitarli su prenotazione insieme a uno degli archeologi che si stanno occupando dei lavori? Prenotata la visita abbiamo potuto ammirare insieme a un gruppo di 15 persone tutto ciò che è emerso dal cantiere di scavo che ha riportato alla luce uno dei più grandi complessi termali privati annesso a una sala da banchetto pitturata di nero.

Cantiere aperto con visita su prenotazione

Le indagini – ci ha spiegato l’archeologo Gennaro Iuvino – sono partite a febbraio 2023, in un’area estesa per circa 3.200 mq, quasi un intero isolato della città. Pompei, Patrimonio UNESCO, si estende per 66 ettari di cui solo 55 scavati, dove sono stati rinvenuti edifici civili e privati, mosaici e sculture dell’antica città romana sepolta a causa dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Diciassette anni prima, nel 62 a.C. Pompei fu distrutta da un forte terremoto e tracce di ricostruzioni e ristrutturazioni si trovano nei palazzi poi sepolti da strati di cenere e lapilli.

Pompei

La visita comincia da un edificio diviso in più parti, un’ala residenziale decorata da mirabili affreschi, una fullonica, cioè una lavanderia con banconi da lavoro e vasche da lavaggio, e un panificio adiacente a una stalla con mangiatoia, per produrre il pane da distribuire in città. Nell’atrio sono presenti accumuli di materiali edilizi, pronti per essere impiegati nelle ristrutturazioni e rimasti lì inutilizzati.

Su una parete l’ormai famoso affresco di una natura morta che ricorda una pizza ma che è in realtà una focaccia condita con spezie e arricchita da frutta. Nell’ambiente dove si panificava sono affiorati i resti ossei di tre vittime dell’eruzione che si erano rifugiati in cerca della salvezza e che hanno invece trovato la morte sotto i crolli dei solai.

Pompei

Il secondo sito è quello più sensazionale composto da un ampio salone per banchetti dalle pareti dipinte di nero lungo circa 15 metri e largo 6 metri collegato da una lunga scala al primo piano di un cortile a cielo aperto. Gli affreschi rappresentano scene tratte dall’Iliade e immortalano episodi rilevanti della guerra di Troia. Sulla parete si apre un piccolo vano dipinto in azzurro, probabilmente un sacrarium, ovvero uno spazio dedicato ad attività rituali e alla conservazione di oggetti sacri, mostrato in anteprima nello Speciale Meraviglie della RAI del 27 maggio dello scorso anno, curato e condotto da Alberto Angela.

Pompei

Anche in questo caso sono presenti materiali edilizi e anfore accumulate mentre sulla soglia d’ingresso è stato rinvenuto un mucchio di gusci di ostriche che, probabilmente, una volta tritati venivano aggiunti agli impasti per rendere più brillanti intonaci e malte.

Pompei

Dal salone si accede al grande complesso termale privato che poteva accogliere fino a trenta persone. Si gira intorno al grande peristilio, una corte porticata di 10 x 10 metri, nella sala fredda al cui centro si trova una grande vasca. Un po’ più in alto, passando su una passerella, si accede a un grande ambiente probabilmente aperto verso un’area verde circondato da almeno 12 colonne su tre lati, con sulle pareti un fregio con composizioni di nature morte che rappresentano cacciagione e prodotti della pesca offerti al godimento degli ospiti durante i banchetti.

Pompei

Da questi particolari si deduce che il proprietario della domus era sicuramente un cittadino importante di Pompei che invitava i suoi ospiti a un banchetto prima del quale potevano godere di un bagno e del relax nelle terme. E poi anche di spettacoli che avevano luogo nel grande salone dipinto e ricco di iscrizioni graffite, vere e proprie tracce di vita vissuta.

Che abbiamo ritrovato anche in una piccola stanza, l’ultima tappa della visita, che racconta la storia di una giovane donna che dopo aver aperto il suo forziere si apprestava alla fuga con i suoi averi: monete d’oro, d’argento e bronzo e alcuni monili come orecchini in oro e perle.

A Pompei infatti la cenere non ha preservato corpi ed elementi come è successo a Ercolano dove tutto fu carbonizzato e sepolto da oltre 20 metri di fango trasformato in dura roccia: legno, corpi umani e animali si sono decomposti nel tempo, lasciando la propria forma impressa. Questo processo – ci ha spiegato Iuvino – ha reso possibile trarre calchi di tutto ciò che si è decomposto e ha lasciato l’impronta.
Proprio com’è successo nel piccolo vano utilizzato dalla giovane donna e un’altra persona come rifugio, in attesa della fine della pioggia di lapilli che, da ore, stava invadendo gli spazi aperti nel resto della casa. Ma le due vittime non poterono poi riaprire la porta e scappare e raggiunti dalla nube tossica si accasciarono lì tra il letto, una cassa, un candelabro in bronzo e un tavolo con piano in marmo, con la suppellettile in bronzo, vetro e ceramica ancora al suo posto.

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Pensare a questa ragazza che cercava di ripararsi dalla pioggia lavica e di fuggire mettendosi in salvo dopo aver recuperato i suoi tesori e invece morta per asfissia e rimasta sotto la cenere in un eterno sonno durato più di duemila anni, ci ha fatto riflettere e anche commuovere su ciò che è successo a Pompei, la città sotto il vulcano pietrificata per sempre dalla terribile eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.

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Rosalia
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