La Necropoli etrusca dei Monterozzi, il cui nome si riferisce ai tumuli delle sepolture principesche del VII-VI secolo a.C. purtroppo quasi completamente spianati da lavori agricoli in epoche successive, fu scoperta a partire dal 1400 ed esplorata sistematicamente nei secoli successivi. La vasta area a est della cittadina è una delle maggiori attrattive di Tarquinia e con i suoi 130 ettari il complesso più esteso che si conosca.
Nella città dei morti di Tarquinia
Nella zona sono state riportate alla luce circa 6000 tombe di epoca compresa tra il VI secolo a.C. e l’età ellenistica e circa 200 di queste conservano sulle pareti di tufo dipinti tombali di eccezionale valore.
Ciò che più affascina del popolo degli Etruschi è proprio il rapporto con l’oltretomba perché le loro “città dei morti” sono lo specchio delle città dei vivi. I colori forti e vivaci delle pitture di queste tombe, per la maggior parte camere scavate nella roccia e sormontate da tumuli, fanno rivivere i fasti di questo antichissimo popolo e della vita quotidiana fatta di banchetti, danzatori, musici, antichi giochi di società, ma anche di mostri, demoni e divinità infernali, animali esotici e scene erotiche.
Gli affreschi della Necropoli dei Monterozzi rappresentano il più ampio nucleo pittorico esistente d’arte etrusca e al tempo stesso il più importante documento di tutta la pittura antica prima dell’età imperiale romana costituendo di fatto “la prima pagina della grande pittura italiana” come li definì Massimo Pallottino, padre dell’etruscologia.
L’uso di decorare con pitture i sepolcri delle famiglie aristocratiche è documentato anche in altri centri dell’Etruria, ma solo a Tarquinia il fenomeno ha assunto dimensioni così ampie e notevoli. Le camere funerarie, modellate sugli interni delle abitazioni, presentano pareti decorate a fresco su un leggero strato di intonaco, con scene di carattere magico-religioso.
Attualmente si possono visitare una ventina di tombe calandosi in questa che può essere definita una vera e propria pinacoteca sotterranea. E anche se risulta un po’ faticoso scendere e salire gli alti gradini resi scivolosi dall’umidità del breve corridoio a scale (dromos) che conduce alle camere mortuarie, è ogni volta una sorpresa quando si accende la luce e dopo il buio percorso ci si trova al cospetto degli affreschi dai brillanti colori. Anche se in un primo momento siamo rimasti delusi dal fatto che nelle tombe non si può entrare ma si può solo sbirciare da dietro la porta vetrata antisfondamento che le protegge da umidità e vandalismi.
Nonostante questo schermo, il cui vetro è spesso appannato dalla condensa, sembra di assistere in prima fila a danze magiche tra pantere dipinte d’azzurro e leoni rosso fuoco protagonisti dei giochi funebri in onore del defunto che assiste silenzioso alla scena a cui spesso si aggiungono giovani acrobati, suonatori di doppio flauto e danzatrici.
Tra le più note la Tomba dei Tori, con l’agguato di Achille a Troilo, la Tomba degli Auguri che presenta sulla parete di fondo l’affresco con la porta degli inferi ai cui lati ci sono due personaggi in atto di rendere omaggio, la Tomba del Barone con scene rituali e la raffigurazione di un flautista e di alcuni cavalieri, la Tomba della Caccia e della Pesca che si divide in due ambienti e si distingue per il raffinato realismo della scena in cui protagonisti sono uccelli e pesci in un paesaggio ricco di colori. Sulla parete sinistra, la raffigurazione del giovinetto che salta dentro l’acqua, metafora del passaggio dalla vita alla morte, anticipa il motivo della tomba del tuffatore di Paestum più recente.
Altre pitture molto interessanti sono quelle delle Tombe del Cacciatore, delle Leonesse o delle Pantere, del Fior di Loto, dei Fiorellini e dei Leopardi. Quest’ultima è quella che ci è piaciuta di più: è una delle meglio conservate, in cui sotto il timpano con le due fiere che le danno il nome, si dispiega una scena di banchetto.
Questo enorme patrimonio non solo artistico ma anche storico rappresenta uno spaccato sulla vita quotidiana degli Etruschi ed è stato inserito sin dal 2004 dall’Unesco nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità, insieme alla Necropoli di Cerveteri.
Per avere un’idea completa di ciò che ci ha lasciato in eredità questa ricca e vivacissima civiltà suggeriamo di approfondire con la visita al Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia allestito nelle sale di Palazzo Vitelleschi in cui sono conservati i materiali provenienti dagli scavi della necropoli.
Necropoli di Monterozzi
Strada provinciale Monterozzi Marina
Tarquinia (VT)
Telefono: +39 0766 856308 – www.polomusealelazio.beniculturali.it
Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia
Piazza Cavour 1
Tarquinia (VT)
Telefono +39 0766 856036 – www.polomusealelazio.beniculturali.it
Biglietto Necropoli di Monterozzi
intero: 6,00 Euro
Cumulativo Museo e Necropoli Tarquinia con validità di due giorni
intero: 10,00 Euro