Tarquinia si trova a metà di due mondi: quello etrusco della Tuscia e quello dei Butteri della Maremma Laziale, che a cavallo con destrezza conducono le mandrie di vacche maremmane che pascolano allo stato brado nei territori incolti delle grandi estensioni di bonifica, coltivate a creali e punteggiate dalle case coloniche.
Tarquinia tra Butteri ed Etruschi
Proprio in un piccolo villaggio, una volta abitato da coloni e ora adibito ad agriturismo di charme con il nome di Piani della Marina, siamo stati ospitati tra Tarquinia e Montalto di Castro, a due passi dal mare in un ambiente caratterizzato fino a metà dello scorso secolo da vaste paludi costiere.
L’attuale Tarquinia nacque nel VII secolo con il nome di Corneto poco lontano dall’odierno Pian di Civita, dove era sorto il grande insediamento di “Tarxuna”. L’antica città etrusca, di cui s’intuisce lo splendore attraverso le scene raffigurate nelle tombe della necropoli, venne ben presto abbandonata a favore del nuovo centro abitato e cadde completamente nell’oblio. Solo in seguito, con le prime campagne di scavo, Corneto cominciò a riscoprire le proprie origini, al punto da voler sostituire al suo nome quello dell’etrusca Tarquinia.
Una visita alla città, quindi, non può prescindere da quella al ricchissimo Museo Archeologico Nazionale.
Partendo dalla Barriera di San Giusto, antico accesso alla città, si sbocca in Piazza Cavour al cospetto del quattrocentesco Palazzo Vitelleschi, sede del Museo Archeologico Nazionale, uno dei più importanti al mondo interamente dedicato al mondo etrusco.
Vasi, monete, gioielli in oro e pietre preziose, specchi, balsamari, strumenti di uso domestico, suppellettili, ex voto e sarcofagi. Notevoli tra questi ultimi, quello del Magnate risalente al IV secolo a.C. e quello dell’Obeso del III secolo a.C., mentre il simbolo del museo, nonché il pezzo più prezioso, è sicuramente rappresentato dai Cavalli Alati, una splendida coppia di cavalli al timone di una biga proveniente dal frontone dell’Ara della Regina, il tempio dell’acropoli di Tarquinia, costruito nella prima metà del IV secolo a.C.
La nostra passeggiata è proseguita verso Piazza Matteotti al cui centro emerge la monumentale fontana settecentesca e su cui si affacciano la chiesa del Suffragio dalla curvilinea facciata barocca, la chiesa di San Leonardo e l’imponente Palazzo Comunale, di impianto romanico ma con ampi rifacimenti barocchi.
Da qui ci siamo immersi nella Tarquinia medievale tra le alte torri, le antiche chiese, le viuzze strette dall’imponente mole dei palazzi nobiliari e gli affacci sul mare e la campagna circostante, per una piacevole passeggiata che ci portato indietro nel tempo in una magica atmosfera.
Abbiamo proseguito su Via delle Torri lungo la quale, come dice il nome, si susseguono le principali torri che svettano sulla città disegnandone lo skyline, alternate a bellissimi edifici storici come il Palazzo dei Priori e Torre Barucci dove si trova l’antico lavatoio.
Si raggiunge così una delle strade più panoramiche di Tarquinia, Via della Ripa, che scende verso Via di Porta Castello. Prima di attraversare l’antica porta e avvicinarci alla splendida Chiesa romanica di Santa Maria in Castello, siamo saliti sui bastioni che conducono alla sommità della Torre Matilde di Canossa.
Il panorama che si apre alla vista è meraviglioso e spazia dalla campagna all’area in cui sorge la chiesa situata nella zona più antica di Tarquinia, nel luogo in cui era ubicato il Castrum Cargnetum, originario nucleo dell’antica Corneto.
Di ritorno siamo passati da Piazza del Duomo dove abbiamo ammirato la grande chiesa dedicata ai Santi Margherita e Martino con il suo maestoso campanile.
Costruito intorno al 1260 fu ampliato nel XV secolo per volere del Vescovo Bartolomeo Vitelleschi ma andò poi sfortunatamente distrutto nel 1643 da un terribile incendio.
Ricostruito in breve tempo, il Duomo fu nuovamente restaurato nel XIX secolo in uno stile neoclassico secondo il progetto di Francesco Dasti. Esternamente, la facciata è preceduta da una scalinata e affiancata sulla sinistra dal campanile a torre. Nella parte inferiore si aprono tre portali, mentre in quella superiore, terminante con un timpano a forma triangolare, si trova una bifora affiancata dalle statue dei due santi.
Se passeggiare vi ha messo appetito vi suggeriamo di raggiungere il litorale tra Tarquinia e Montalto di Castro per cenare a Le Murelle quasi pieds dans l’eau e con il piacevole suono delle onde in sottofondo. Noi lo abbiamo fatto al tramonto per goderci gli ultimi raggi del sole sulla spiaggia davanti all’antico porto di Regisvilla prima di gustare le specialità della cucina a base di pesce insieme a un’ottima pizza cotta nel forno a legna.