Lagonegro, Basilicata verde smeraldo

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Lagonegro, uno degli angoli di Basilicata tutto da scoprire tra verdi distese di castagni e alte vette. Un piccolo centro della valle del Noce che sorge dove la Lucania incontra Campania e Calabria e dove una volta si snodava l’antica Via Popilia, strada di epoca romana che collegava Capua, l’odierna Santa Maria Capua Vetere, e Cosenza.

A Lagonegro per una pausa nel verde

Lagonegro

La storia di questo borgo, importante snodo sin dai tempi più remoti, ce l’ha narrata Giuseppe Forastiero accompagnandoci alla scoperta del suo centro storico caratterizzato da vicoli e scalinate, arroccato su uno sperone di roccia. Proprio sulla sommità c’era il possente castello, oggi ridotto a un rudere, simbolo del potere feudale da cui Lagonegro si riscattò nel 1552 come racconta nel suo libro “Il riscatto dal feudalesimo. L’evento storico più importante della città di Lagonegro”. E proprio quella data è incisa all’ingresso del borgo sulla Porta di Ferro, al di sopra della quale c’è lo stemma della città post-feudale con San Michele Arcangelo che uccide il drago.

Lagonegro

Attualmente sulla cima del paese spicca il campanile della Concattedrale di San Nicola di Bari, risalente al IX secolo, ma più volte ricostruita dopo i vari terremoti che hanno interessato quest’area.
Incastonata tra le case, vi si accede dopo essersi arrampicati tra strade in salita, le “carrare”, e scalette attraverso una gradinata realizzata dopo la distruzione del ponte levatoio che conduceva al castello, una delle strutture fortificate del gastaldato longobardo.

Inizialmente era molto più piccola ma dopo il riscatto feudale per opera di Paolo Marsicano, il cui sarcofago è conservato all’interno, fu allargata inglobando parte delle case del piccolo borgo sorto ai piedi del castello distrutto. Dal 1572 la chiesa, prima dedicata a San Cataldo, fu intitolata a San Nicola, uno dei santi più venerati dalla tradizione religiosa bizantina.

Lagonegro

Anche per questo sono molti i pugliesi che frequentano Lagonegro, di cui il santo barese è il patrono. Al di sotto dell’altare settecentesco in marmi policromi vi è una scala letteralmente tagliata a metà che con un ingegnoso meccanismo si apre permettendo l’accesso al sottostante nucleo più antico.

La leggenda tramanda che nel 1506 morì e fu sepolta all’interno della chiesa Lisa Gherardini, celebre per essere stata ritratta da Leonardo da Vinci come La gioconda conosciuta anche come Monna Lisa. Ma successivi studi sulle ossa ritrovate sia nei sotterranei che nel sottotetto della Concattedrale non hanno mai avvalorato questa tesi riportata nel romanzo “La resurrezione degli dei” dello scrittore russo Demetrio Merezkovskij che racconta di un viaggio verso la Calabria di Francesco Giocondo e sua moglie che, giunta all’altezza di Lagonegro, si ammalò gravemente a causa di una infezione alla gola che la portò alla morte.

Scendendo verso il secondo nucleo di Lagonegro sviluppatosi nel medioevo si raggiunge piazza Purgatorio e poi si incontra la Chiesa del Rosario sorta su un tempio dedicato a Giunone. Intitolata inizialmente a San Cataldo, all’epoca patrono della città,  fu consacrata alla Madonna del Rosario dopo la vittoria dei cristiani sull’impero ottomano riportata a Lepanto nel 1571. Sulla facciata fu affrescato da Antonio Cascini nel 1824 un Giudizio Universale, mentre l’interno non è visitabile in quanto la chiesa è stata dichiarata inagibile dopo il terremoto del 1980.

Una sorpresa si cela dietro alla semplice facciata della Cappella della Candelora dove un interessante ciclo di affreschi medievali con elementi bizantini è venuto recentemente alla luce.

Sono 33 le chiese di Lagonegro ma poche sono quelle aperte. Tra queste la Chiesa di Sant’Anna, fatta edificare da Monsignor Francesco Falabella nel 1665 e annoverata tra i monumenti nazionali del Regno d’Italia, e la Chiesa Madre della Santissima Trinità, che sorgono entrambe nella zona nuova del borgo sulla grande piazza intitolata al cantautore Pino Mango, nato a Lagonegro.

Lagonegro

All’interno della Chiesa Madre i due altari laterali del presbiterio ospitano le statue dei santi patroni della cittadina: il busto in argento di fattura napoletana che rappresenta San Nicola e la Madonna della Neve a cui è dedicato il Santuario sulla cima del Monte Sirino. Non ci è stato possibile raggiungerlo in questo tour ma ci ripromettiamo di tornare per visitare questo luogo molto caro ai lagonegresi che dedicano alla loro Madonna una festa molto sentita con la statua che viene portata a spalle sul Monte Sirino.

Torneremo anche per rivivere l’atmosfera di questo borgo autentico in cui l’accoglienza della gente è genuina così come la cucina basata su ricette che si tramandano di madre in figlia, caratterizzata da sapori semplici ma intensi tra cui i salumi di alta qualità, i formaggi di capra e di vacca podolica, le carni alla brace e le paste fatte in casa.

Lagonegro

Un luogo ideale per assaporare queste delizie è l’Agriturismo Valsirino, una piccola azienda a conduzione familiare, con 5 camere perfette per una vacanza a contatto con la natura insieme al proprio amico a 4 zampe, tra caprette e cavalli liberi di brucare intorno allo chalet.

Lagonegro

Per gli amanti dei trekking nel verde, consigliata la visita alla Riserva Naturale del Lago Laudemio, l’unico bacino di origine glaciale del Sud Italia situato a oltre 1500 metri di altitudine, circondato da una fitta faggeta e dalle vette dei monti circostanti.
Peccato che non sia più possibile raggiungere la vetta del Monte Sirino attraverso la seggiovia nei pressi del lago in quanto dal 2011 è ferma a causa del crollo di alcuni piloni mai risistemati.

Poco distante, nei pressi del piccolo borgo di Nemoli, il Lago Sirino, un verde specchio d’acqua circondato da faggete, conifere, castagni, pioppi e piante lacustri, ricco di trote, anguille e carpe. Il laghetto ricorda le atmosfere alpine, grazie alle sue acque trasparenti ma anche alle casette ai suoi bordi con i balconi fioriti e i giardini ben curati. Passeggiare o sedersi sulle panchine del lungo lago immerge nella calma del luogo e ne abbiamo approfittato concedendoci una breve pausa relax con il nostro Otto prima di rientrare a casa.

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