Il Molise non solo esiste ma è la meta ideale per fare vacanze ad andamento slow, mangiando bene, in mete non convenzionali a spiccata valenza culturale e ad alto tasso di autenticità. Così ci siamo tornati per la terza volta con Otto, scegliendo Agnone come nostra destinazione.
Nell’Altissimo Molise con Otto

Durante la visita alla Fonderia e al Museo storico della Campana intitolato a “Giovanni Paolo II”, che va prenotata 24 ore prima, sono state tante le curiosità che ci sono state raccontate su come le campane vengono ancora oggi realizzate attraverso un complesso processo. Si parte dalla creazione di un’anima interna con mattoni che si ricopre d’argilla per definire la “falsa campana” e si applicano i dettagli in cera. Nello spazio vuoto tra anima e falsa campana viene versato il bronzo fuso. Quando il bronzo si è completamente raffreddato viene rimosso lo stampo in argilla per ottenere la campana finita.



Noi abbiamo scelto i dintorni del paese come meta del nostro soggiorno tra il silenzio della campagna e le golosità preparate dalla chef Stefania di Pasquo nella sua Locanda Mammì. Da qui siamo partiti alla scoperta di Pietrabbondante, piccolo borgo addossato alle Morge, tre punte di roccia nuda che emergono dal verde dei boschi, per visitare il suo gioiello sulla sommità del Monte Caraceno: il santuario italico costituito dal complesso monumentale del teatro e dal grande tempio a tre celle su alto podio.
Sole e tanto verde sono stati i migliori compagni di viaggio fino ai 1421 metri sul livello del mare di Capracotta, tra i borghi più alti del Molise. Il centro storico è una bomboniera, tra strade ornate di fiori e la pavimentazione a scacchiera che conduce al suo punto più alto dove si ergono la Chiesa Santa Maria Assunta e il maestoso campanile.

Il declino cominciò con un forte terremoto nell’848 seguito dal saccheggio seguito da dall’incendio e dagli eccidi operati dai saraceni nell’881. I monaci sopravvissuti si trasferirono a Capua e solo successivamente la zona venne ripopolata con la costruzione di villaggi fortificati sulle cime delle colline mentre l’abbazia venne ricostruita sul lato sinistro del fiume Volturno. Quella che oggi appare spesso ed erroneamente come immagine iconica dietro gli archi dell’acquedotto augusteo risale al XII secolo ed è stata ricostruita negli anni Sessanta del ‘900. Ma il più vasto e meglio conservato sito monastico altomedievale d’Europa è collocato sulla riva destra a cui si accede dal ponte della Zingara.
Ma è tra le chiese di San Vincenzo Minore e di San Vincenzo Maggiore che c’è la vera gemma di tutto il sito che appartiene ancora oggi al Monastero di Montecassino ed è visitabile esclusivamente con prenotazione da effettuare un giorno prima: la cripta di Epifanio. Al suo interno, a forma di croce, c’è un ciclo di affreschi tra i più importanti esempi della pittura altomedievale europea, con una delle prime rappresentazioni dell’Assunzione della Vergine e una tecnica di pittura che si colloca a metà tra Bisanzio e le influenze franco-longobarde.


Singolari le rappresentazioni della Mano dell’Eterno in corrispondenza della finestra esterna e quelle dei papaveri rossi che riconducono a un altro capolavoro, quello della Cripta del Peccato Originale a Matera. Nella cripta si accede in piccoli gruppi ma l’attesa è assolutamente ricompensata dalla meraviglia che si prova al cospetto di tali splendori non solo del Molise ma dell’Italia intera.


Il nostro tour si è concluso circumnavigando lo specchio turchese del lago artificiale di Castel San Vincenzo al Volturno in cui si specchiano le imponenti vette delle Mainarde: con queste splendide immagini negli occhi abbiamo intrapreso il viaggio di ritorno verso casa.































