L’isola del Giglio è stata definita come una cartolina che “timbra il ricordo e lo fa diventare da collezione” da Oreste Del Buono, giornalista e scrittore toscano, precisamente originario dell’isola d’Elba che del Giglio è la sorella maggiore, appartenendo ambedue all’Arcipelago Toscano.

Il Giglio emerge dal profondo blu del Tirreno

La prima cosa che sorprende dell’isola, avvicinandosi al colorato mosaico di case e barche di Giglio Porto sono i massi lisci e rosati di granito che ci hanno riportato con la memoria alla Gallura in Sardegna.

Il Giglio, infatti, è un cono irregolare di roccia dai colori che virano dal grigio al rosa che emerge dal profondo blu del mare che lo separa dall’Argentario. Nei 25 chilometri di costa si incontrano splendide insenature, grotte, scogliere e lingue di sabbia molto suggestive.

Questa la nostra lista delle cinque esperienze da non perdere sull’isola.

1. Bagno nelle calette dell’Arenella e delle Cannelle

La caletta dell’Arenella si trova sulla costa orientale dell’isola, la stessa sulla quale si affaccia Giglio Porto, lo scalo principale dove attraccano i traghetti in arrivo da Porto Santo Stefano.

La baia è caratterizzata da macchia mediterranea, scogli, sabbia bianca e un mare trasparente che abbiamo scelto per il nostro primo bagno nelle acque fresche e invitanti di metà settembre.

Sulla cala si affacciano l’albergo Arenella e un chiosco in cui gustare uno stuzzicante spuntino a base di schiacciata o un piatto cucinato al momento di saporiti spaghetti al dente con alici, capperi e pomodorino.

Un altro bagno imperdibile è quello nelle acque limpide e dalle meravigliose tonalità turchesi della spiaggia delle Cannelle, considerata a ragione la più bella dell’isola e caratterizzata da un mare di rara trasparenza.

2. Visita a Giglio Castello

La seconda delle esperienze da non perdere sull’isola è la visita a Giglio Castello, tra le sue stradine strette e tortuose, ombreggiate dalla fitta trama di casette in pietra accoccolate sotto la trecentesca rocca pisana ristrutturata nel 1600 dall’architetto Alessandro Pieroni su commissione del granduca Ferdinando I de’ Medici.

Da visitare anche la chiesa romanica, rimaneggiata in senso barocco nel XVIII secolo, dedicata ai Santi Apostoli Pietro e Paolo. Al suo interno è custodito il Braccio Reliquario con l’ulna di San Mamiliano, patrono dell’isola.

E noi abbiamo avuto la fortuna di capitare al Giglio proprio il 15 settembre, giorno in cui si festeggia il Santo con una solenne processione e il Palio Rionale degli Asini in cui i 4 rioni del borgo si sfidano sulla piazza Gloriosa a dorso di somaro e chi compie per primo i tre giri completi vince.

Quest’anno la singolare gara è stata vinta dal Rione Casamatta che, nonostante l’asino non fosse molto convinto di essere condotto sul circuito, ha tagliato per primo il traguardo battendo gli altri tre che si sono persi un po’ per strada.

Dopo aver assistito alla inedita gara ci si può recare a cena: sono tanti i locali nella cittadella fortificata in cui si gustano le specialità locali a metà tra la terra della Maremma e il mare dell’isola.

Abbiamo scelto Il Grembo (Via Verdi 7, Giglio Castello – Tel. +39 370 1231640), intimo e raccolto ospitato tra le spesse mura a vista di una vecchia cantina, e abbiamo gustato gli squisiti pici al granchio porro, per noi un’assoluta novità. Un piatto che fa da primo e secondo in quanto nel robusto carapace del grosso crostaceo si cela una deliziosa carne morbida e succulenta.

Satolli siamo tornati nel nostro piccolo maniero che ha accolto al Giglio i nostri Sognidoro, l’Hotel Castello Monticello (Via Provinciale, loc.Monticello, Isola del Giglio – Tel. +39 0564 809252 – info@hotelcastellomonticello.com), dove siamo stati ospiti del cordiale e simpatico Tommaso Rum: ve ne parliamo più diffusamente nel post dedicato.

3. Giro a Giglio Campese

Quella di Campese è la spiaggia più grande dell’isola che prende il nome dalla torre attorno alla quale nel 1799 i gigliesi organizzarono la loro vittoriosa resistenza all’assalto dei pirati tunisini. L’insenatura a forma di mezzaluna con la spiaggia di sabbia bianca è chiusa da un alto faraglione che al tramonto si tinge di rosso.

4. Trekking a Capel Rosso

Dall’ocra all’arancio fino a un acceso vermiglio virano i colori della scoscesa scogliera della punta di Capel Rosso, la più meridionale dell’isola. Scendere verso il mare e soprattutto risalire il ripido sentiero è parecchio faticoso ma ne vale la pena perché il panorama che si para davanti agli occhi con Giannutri e l’Argentario sullo sfondo è davvero meraviglioso!

Si viene rapiti dalle forme delle rocce che emergono dalla fitta vegetazione tra cui spiccano piccoli vigneti sparsi sui versanti terrazzati da cui si ricava il famoso vino dell’Isola del Giglio, l’Ansonaco, coltivato nei minuscoli appezzamenti a picco sul mare fin dai tempi più antichi.

Si notano anche delle piccole costruzioni in pietra che a prima vista sembrano casette per lillipuziani e che sono invece palmenti costruiti tra il 1500 e il 1700 per la pigiatura dell’uva. Al loro interno si trovano una o più vasche spesso scolpite direttamente nei banchi di granito.

La passeggiata dura circa una quarantina di minuti e a metà del percorso già si scorge il faro che è stato set cinematografico del film “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino.

5. Passeggiata a Giglio Porto

Appena sbarcati o prima di riprendere il traghetto è d’obbligo una passeggiata sulla banchina di Giglio Porto tra casette colorate e piccole botteghe. Sul lato destro verso gli scogli chiamati Le Scole c’è una piattaforma sormontata da una grande gru che accoglie i traghetti che arrivano da Porto Santo Stefano ricordando a tutti la tragedia della nave di Costa Crociere. Si tratta della chiatta galleggiante che sta rimuovendo tutti i detriti dell’area dove è stata appoggiata prima del recupero la nave Concordia che qui affondò il 13 gennaio 2012 quando una roccia aprì una falla di 70 metri sul fianco sinistro facendola colare a picco.

E’ bello curiosare tra i negozietti che si affacciano sul porto alternandosi ai ristoranti che propongono il pescato locale. Come ricordo dell’isola abbiamo portato via una ceramica a forma di pesce che fa bella mostra di sé sulla mia scrivania riportando i miei pensieri a questa bellissima vacanza anche nelle giornate più uggiose, e il panficato, dolce tradizionale che ricorda il panforte senese, nato nel 1544 quando il pirata Cair Heddin detto il Barbarossa saccheggiò e deportò 700 abitanti del Giglio che i Medici ripopolarono con i senesi.

Per cena ci siamo fermati alla Vecchia Pergola (Via Thaon de Revel, 30 – +39 0564 809080) un piccolo ristorante a gestione familiare con vista sul porto, dove abbiamo gustato pregiato e squisito pesce locale. Per il dopocena vi suggeriamo un giro tra le strette strade che conducono a una piccola baia raccolta tra le case costruite sulle rocce alle spalle della Torre del Saraceno.

Lasciatevi guidare dal rumore delle onde che si infrangono sugli scogli e vi troverete immersi in un luogo senza tempo con le lucine che si specchiano nell’acqua e con improvvisi affacci sul mare che fanno capolino tra le case in pietra addossate le une alle altre e costruite sui resti delle antiche peschiere romane ancora visibili a pelo d’acqua.

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