Si ammirano dall’isola della Giudecca i più bei tramonti sulla laguna – ci assicura Matteo Groppo a bordo del suo caicco che ci ospiterà per la notte nella nostra prima esperienza di boat and breakfast.

Giudecca, la Venezia nascosta

Gli crediamo sulla parola e glielo confermiamo poi godendoci dopo cena la splendida serata che Venezia ci regala, con tutta la magia di cui è capace e che grazie alla luna piena, arancione, esagerata, che si specchia sull’acqua immobile, la rende ancor di più una città da cartolina.

Giudecca

Abbiamo raggiunto l’isola nel primo pomeriggio godendoci il sole caldo e la leggera brezza sul vaporetto che, passando davanti all’isola di San Giorgio ci permette di ammirare la splendida omonima chiesa progettata dal Palladio che emerge candida e imponente sul canale.

Giudecca

Prima di giungere alla nostra fermata, quella del Redentore, altra meravigliosa chiesa palladiana, passiamo dinanzi alla Chiesa di Santa Maria della Presentazione, chiamata anche “Chiesa delle Zitelle”. Secondo fonti seicentesche, sempre Andrea Palladio sarebbe autore del progetto di questo complesso che incorpora, oltre alla chiesa, un antico convento e un istituto che ospitava giovani ragazze senza dote, cioè zitelle, e che dal XVIII secolo divenne famoso per la produzione di preziosi merletti.

Giudecca

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Una volta scesi nei pressi della piazza della Chiesa del Redentore, che fu costruita in segno di ringraziamento per la fine della peste del 1576 che causò la morte di un terzo della popolazione cittadina, un breve percorso ci divide dall’ingresso del Consorzio Cantieristica Minore Veneziana, in cui è in bella mostra una gondola antica con il felze, l’abitacolo che fino all’Ottocento garantiva la privacy dei nobili trasportati all’interno dal gondoliere de casada, in cui ha sede uno dei tre cantieri nautici al mondo a produrre le gondole, leggendari simboli di Venezia.

GiudeccaLa chiesa, fulcro della grande festa del Redentore, celebrata la terza domenica di luglio, al suo interno custodisce pregiate opere di Tintoretto, Paolo Veronese e Palma il Giovane.

In occasione dei festeggiamenti, tra i più sentiti dai veneziani, viene allestito un ponte composto da moduli galleggianti in legno e acciaio e da passerelle basculanti sistemati su 34 barche per permettere la processione dei fedeli da una sponda all’altra del canale della Giudecca. A seguire, nella notte del sabato, quel palcoscenico unico che è il Bacino di San Marco viene illuminato dai fuochi d’artificio.

Magari approfitteremo dell’invito di Matteo a tornare in occasione della festa per godere di questo straordinario spettacolo pirotecnico dal privilegiato palcoscenico offerto dalle imbarcazioni.

Giudecca

GiudeccaAncora pochi passi ci separano dal molo in cui sono ancorate: ci ritroviamo al cospetto dei caicchi Akos e Freedom con Matteo che da buon capitano fa gli onori di casa attendendoci sul ponte. Dopo le presentazioni ci siamo concessi, su suo consiglio e con un coupon di sconto per chi soggiorna nei suoi caicchi, un pranzetto un po’ fuori orario lungo il canale della Giudecca alla trattoria Ai Cacciatori (Giudecca, 320 – +39 041 5285849 – info@aicacciatori.it) con tavolo quasi sull’acqua e una vista impareggiabile di Venezia.

Giudecca

Ottime le sarde in saor e ben conditi e dalla perfetta cottura gli spaghettini alle vongole col valore aggiunto di essere serviti da personale gentile e professionale. Per digerire, una bella passeggiata sulla riva fino all’ex Molino Stucky, costruito nel 1895 per macinare la farina da un imprenditore svizzero poco amato tanto da venire assassinato da uno dei suoi operai nel 1910.

Giudecca

Smise di funzionare nel 1955 e dal 2007 è stato trasformato in un hotel a 5 stelle dopo un sapiente restauro di 13 edifici, testimonianze dell’architettura industriale più nota della città di Venezia.

Giudecca

Giudecca

Sul tragitto da segnalare Sant’Eufemia, antichissima chiesa di origine veneto bizantina, più volte rimaneggiata nei secoli. E la fabbrica di tessuti di Mariano Fortuny, artista spagnolo che si occupò di fotografia, pittura e scenografia, inventando una tecnica per rendere i suoi tessuti unici, quasi “scolpiti”.

Giudecca

Giudecca

Abbiamo continuato a esplorare questa Venezia fino a oggi per noi sconosciuta percorrendo i ponti che collegano l’insieme di otto isole collegate tra loro che forma quella che una volta veniva definita Spinalunga, forse per la sua forma a lisca di pesce, oggi una zona residenziale fatta di caseggiati colorati, panni stesi al sole e vicoli silenziosi. Alcuni fanno derivare il suo attuale nome all’antica presenza di una comunità ebraica. Secondo altri, invece, il nome deriverebbe dal termine ‘zudegà’, cioè giudicato, che rimanda a una sentenza emessa nel IX secolo con la quale furono concessi dei terreni ad alcune famiglie bandite da Venezia.

Giudecca

Ma alla Giudecca vissero anche famosi personaggi del calibro di Michelangelo e Vincenzo Balsamo, detto Cagliostro: certo lo spettacolo che godevano di Venezia con la basilica e il campanile di San Marco sullo sfondo non spariva d’un tratto occultato dalle enormi navi da crociera che solcano il canale entrando nella laguna attraverso la bocca di porto di San Nicolò, l’accesso più settentrionale alla laguna, per poi arrivare fino alla Marittima costeggiando i giardini della Biennale, piazza San Marco e il resto del centro storico della città.

Giudecca

Siamo tornati in tempo per gustare il fantastico tramonto di cui abbiamo parlato all’inizio del post, per poi continuare la nostra serata a cena sulla terrazza del ristorante Al da Crea (Giudecca, 212/C – +39 041 2960373 – ristorantedacrea@gmail.com), al primo piano di un vecchio magazzino ristrutturato dei cantieri navali, con la meravigliosa vista sulla laguna e le isole che sembrano enormi lucciole brillanti nel nero dell’acqua immota.

Giudecca

Anche questo consigliato da Matteo, il nostro capitano, che ci ha suggerito di ordinare l’antipasto misto di mare che in un solo piatto racchiude tutta l’essenza della laguna: la deliziosa spuma di baccalà mantecato, le sarde in saor e quelle impanate e fritte, le cozze piccanti al sugo, le alici marinate, l’insalata di mare, i gamberi fritti e l’immancabile polenta.

A seguire una frittura mista dell’Adriatico, con tanto di grossa e delicatissima sogliola, sfogio in dialetto veneto, e piccole e tenere seppie alla griglia.
La luna ci ha accompagnato fino al nostro rifugio per la notte, il caicco Freedom attraccato al molo proprio sotto il ristorante. Il resto ve lo raccontiamo poi…

2 COMMENTS

  1. Un quartiere di Venezia ancora autentico in cui non ci si sente turisti: per noi la prima volta, che merita un immediato ritorno! 🙂

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