Per la prima volta a Bari 30 delle 54 case spumantistiche dell’Istituto Trentodoc hanno rallegrato con le loro bollicine di montagna le giornate di domenica 6 e lunedì 7 ottobre nella sala circolare del “rinato” Teatro Margherita, un luogo che ben si è prestato a ospitare percorsi di approfondimento e degustazioni.

Trentodoc al Teatro Margherita di Bari

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L’evento, realizzato con il patrocinio della Città di Bari e con il supporto di AIS Bari, ha avuto lo scopo di far conoscere il metodo classico trentino, il primo in Italia e e uno fra i primi al mondo, ad aver ottenuto la Denominazione di Origine Controllata.

Oltre 100 le etichette in mescita tra cui difficilissima è stata la necessaria scelta. Nel nostro wine tasting ci siamo lasciati condurre dalla curiosità di assaggiare etichette meno note e anche dal naso, perché una delle caratteristiche peculiari di questo spumante è la varietà di profumi che viene conferita dalle particolari condizioni geoclimatiche e dalla escursione termica tipica dell’ambiente alpino.

Proveniente da vitigni coltivati a diverse altitudini e fino a 900 metri sul livello del mare, Trentodoc nasce in Trentino, e territorio e varietà del clima sono gli “ingredienti” base speciali di questo spumante pregiato. Poi c’è la mano dell’uomo con la rifermentazione in bottiglia e il contatto prolungato con i lieviti che caratterizzano la lavorazione delle case spumantistiche riunite nell’Istituto Trento Doc e che donano a queste bollicine di montagna eleganza, freschezza e un perlage unico.

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Secondo il disciplinare, Trentodoc può essere prodotto in “bianco” o “rosato” nelle versioni Brut con almeno 15 mesi di permanenza sui lieviti, Millesimato con almeno 24 mesi di permanenza sui lieviti e Riserva con almeno 36 mesi di permanenza sui lieviti. La parola almeno non è inserita a caso perché tutti gli associati mantengono i loro spumanti sui lieviti molto di più: una lunga attesa è sinonimo di qualità nel metodo classico.

Ma c’è ancora dell’altro – come ci spiega Carlo Moser, parlando dell’azienda agricola di famiglia che comprende gli storici vigneti in Val di Cembra, dove Diego e Francesco hanno cominciato a produrre vino nel 1979, e la nuova cantina costruita nel 1988 nella tenuta di Maso Worth, un antico podere vescovile sulle colline di Trento.

Elementi fondamentali per gli spumanti Trentodoc sono le condizioni di drenaggio e aerazione del suolo trentino, ricco di calcare e di un’elevata componente silicea, che in bottiglia si traducono in vere e proprie sfumature di gusto. Che apprezziamo subito degustando il Blanc de Blanc Moser Brut Nature Riserva prodotto da uve Chardonnay nelle due diverse aree vitate della proprietà: Maso Warth, un anfiteatro di vigne a 350 metri di altitudine che si affaccia sul comune di Trento e Valle di Cembra dove i vigneti si trovano tra i 500 ed i 650 metri s.l.m. Mentre il lungo affinamento sui lieviti arricchisce il piacevole profumo di frutti rossi del Rosé 100% Pinot Nero, fresco e al contempo molto elegante.

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Il viaggio fra le case spumantistiche del territorio trentino, temporaneamente trasferitosi sul lungomare di Bari, è continuato con l’assaggio delle due etichette Brut e Rosé della casa vinicola Corvée, un progetto nato da poco in cui dieci soci, perpetuando una lunga e proficua tradizione vitivinicola, coltivano uve Chardonnay e Pinot nero in Valle di Cembra. Il risultato sono questi eccellenti spumanti: il Brut dall’intenso profumo di mela cotogna e mandorla tostata e dalla notevole persistenza gustativa unita a una piacevole freschezza; il Rosé, dal colore rosa antico e un profumo delicato con fragranze che ricordano i prodotti tipici del sottobosco alpino, le fragoline di bosco, il ribes rosso e il lampone.

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Alle nuove produzioni abbiamo voluto affiancare le più tradizionali, quelle che vantano una storia lunga secoli come quella dei Conti Bossi Fedrigotti che vivono in Trentino da quasi 600 anni e da oltre 300 coltivano la vite. Oggi Isabella, Maria Josè e Gian Paolo Bossi Fedrigotti, continuano a produrre i vini nei 40 ettari di vigneti delle antiche tenute. Come il Conte Federico, un elegante Trentodoc dall’inconfondibile bouquet e dal fine perlage.

Altemasi, così come già dice il nome indica i “masi più alti” con uve coltivate fino a 800 metri sul livello del mare. Qui il consiglio è quello di provare una vera e propria verticale, a partire dal fruttato Rosé al fresco Millesimato, dall’elegante Pas Dosé alla pluripremiata Riserva Graal.

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Abbiamo poi voluto conoscere Roberta di Maso Martis, azienda agricola biologica nata nel 1990, che produce nei vigneti di proprietà a Martignano un Trentodoc che esprime in maniera decisa il terroir della zona grazie a un collaudato e prezioso lavoro di famiglia con Antonio che supervisiona i lavori in campagna e in cantina accompagnato dai fedeli amici a quattro zampe Benny e Tobia, Roberta che con il suo sorriso e la sua forza si occupa del commerciale e dell’amministrazione e le loro due figlie Alessandra e Maddalena. Come resistere all’invito di Roberta di passare a trovarli in cantina?
Nella loro casa situata nel cuore dei vigneti pare vivano i cani più fotografati del Trentino che bisogna far incontrare per forza con il cane più fotografato di Puglia, il nostro Otto!

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Abbiamo concluso il nostro tour tra le bollicine di montagna con Etyssa, che come ci racconta Malcom, è il frutto della dedizione di quattro amici appassionati di metodo classico nel perseguire il loro sogno. Cominciato per lui, Giovanni, Stefano e Federico dieci anni fa quasi per gioco per creare qualche bottiglia di Metodo Classico da offrire agli amici e ai parenti per i festeggiamenti della laurea. Poi seguito dall’impegno di produrre per ogni annata una cuvée millesimata: noi abbiamo degustato Etyssa Cuvée n°. 4. Cosa significa il nome? Etisa è il nome in tedesco antico dell’Adige, il fiume che caratterizza fortemente il territorio in cui questo spumante nasce.

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Avremmo voluto parlarvi di più etichette, degustandone ancora altre, ma abbiamo preferito fermarci e goderci la straniante atmosfera creata dal profumo del mare in armonico contrasto con gli aromi e il gusto di un calice di vino attraverso cui abbiamo bevuto un intero territorio distante più di mille chilometri.

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