Leggere il libro “Lucania fuori strada” scritto da Vittorio Stagnani e Corrado Palumbo ed edito da Progedit, fa comprendere come il più delle volte non sia necessario allontanarsi molto da casa per vivere vere e avvincenti avventure.
La coppia di autori racconta con dovizia di particolari i percorsi trekking affrontati tra i monti duri e dominanti e fiumi freddi e impetuosi della Lucania, regione che deve il suo nome ai fitti boschi, lucus in latino, che la rivestono per gran parte.
Ma invogliano anche a cimentarsi in più dolci e liete passeggiate tra le macchie di alberi fitti e accoglienti, tra cui sembra quasi di poter essere accompagnati da gentili folletti e di poter incontrare a ogni angolo, nascosti tra tronchi e fronde, streghe e briganti.
E così, pagina dopo pagina, si va alla scoperta dei sentieri tra gli alberi immaginando che a un certo punto sbuchi d’improvviso un “animale strano”, una sorta di anima delle piante e delle creature del bosco. E chi meglio dei “monacicchi” dai berretti rosso porpora, come vengono chiamati nelle terre lucane i folletti un po’ birichini dei boschi, potrebbe fare da guida all’escursionista?
Ma, bando a ogni fantasia, è meglio guardarsi intorno per godere appieno dello splendido ecosistema di questa porzione d’Italia. Alla descrizione degli abitanti vegetali e animali di questi boschi verdi e ombrosi provvedono, oltre al materiale fotografico, interessanti schede. Così il libro prende sempre più vita tra le mani di chi lo legge che può, pagina dopo pagina, scoprire come il pino loricato resiste da secoli alle rigide temperature delle alte quote del Pollino e per questo è diventato il simbolo per eccellenza dei Lucani orgogliosi e tenaci. Molte anche le schede sulla gastronomia ruspante e verace della regione, sulle tradizioni tramandate da secoli, sui piccoli frequentatori pelosi dei rami degli alberi come i simpatici scoiattoli.
E a proposito di tradizioni gli autori ricordano quelle “esotiche” degli arbëreshë, ossia gli albanesi d’Italia, la minoranza etnica e linguistica che popola alcune zone lucane sin dal 1300. Un’altra tradizione tipica di molti paesi della regione è quella di festeggiare il Carnevale: non vi aspettate maschere sontuose e parate di carri. In Lucania ci si diverte come si può, ma soprattutto in semplicità con veglioncini e “frassi”, cioè gruppi mascherati alla bell’e meglio, carri allegorici fatti alla buona e spettacoli in vernacolo, proprio come lo descrive Carlo Levi in “Cristo si è fermato a Eboli”. Almeno una volta bisogna partecipare al Maggio di Accettura, quella sì una festa grande, sentita e molto interessante. Gli autori la definiscono: “la festa di Pentecoste più pagana e più religiosa. Un unicum in Europa per magia e sensazioni forti. Gli scenari, i boschi, i protagonisti, donne e uomini presi dalla foga di essere nella natura, di temerla e di possederla. Un rituale con canti, balli, buoi, fuochi d’artificio, pane, vino. E ancora soppressate, arrosti di carne, pasta al ragù, frittelle. Un’incredibile macchina di pali, di corde, di tiranti, di boscaioli acrobati”. Tutto in onore di san Giuliano e per le foreste e lo sposalizio degli alberi nel Bosco di Gallipoli nel territorio di Accettura.
Il lettore è così accompagnato su sentieri “fuori strada”, lontani dai circuiti più frequentati spesso utilizzando il mezzo di trasporto più antico ed ecologico: i piedi.
Nelle pagine si racconta di escursioni effettuate nel corso degli anni di cui possono far tesoro sia i più esperti che coloro che non hanno voglia di calzare scarponi e indossare uno zaino, ma solo dar libero sfogo alla loro voglia di avventura dal divano di casa.
Vittorio Stagnani, Corrado Palumbo
Lucania fuori strada
Collana: Lunari
Progedit
20 €