Oggi vogliamo introdurre un nuovo hashtag e parlarvi di #quellavoltache: quella volta che avete rischiato di non partire, quella volta che dalla meta scelta vi aspettavate di più, quella volta che è successo qualcosa che per poco non vi rovinava tutta la vacanza…
#quellavoltache… per poco non saltava la vacanza
Ognuno di noi avrebbe parecchie storie del genere da #quellavoltache, ma poi si preferisce ricordare e scrivere solo ciò che di bello e positivo è accaduto.
Con questa iniziativa invece vogliamo parlare del “dietro le quinte” e anche delle cose andate storte che comunque fanno parte del viaggio e rimangono in memoria come brutte avventure ma a lieto fine, appunto #quellavoltache…
Cominciamo condividendo l’articolo che abbiamo scritto per il blog www.flavorsuitcase.com in cui abbiamo raccontato le nostre disavventure prima e dopo i Caraibi.
Per me il viaggio è sempre stato sinonimo di conoscenza: dei luoghi, delle persone, dei tesori ambientali e artistici da scoprire attraverso passeggiate nella natura o tra le sale dei musei. Mai avrei pensato di poter desiderare soltanto mare, sole, dolce far niente e relax!
Eppure è giunto un periodo della mia vita in cui ero parecchio stressata dal lavoro. In più si erano avvicendati due momenti importanti: i 10 anni di matrimonio e i miei primi 40 anni. E allora con Michele abbiamo pensato che fosse arrivato il tempo di concederci una vacanza diversa, al caldo e dall’altra parte del mondo, quando in Italia si gelava da freddo.
Inizialmente indecisi sulla meta, tra Zanzibar, Madagascar e Mauritius da una parte e Los Roques e isole caraibiche dall’altra, la nostra scelta è caduta su Saint Lucia per una serie di motivi di cui due abbastanza “forti”. Poco prima della nostra partenza si erano susseguiti due gravi episodi: inondazioni con morti e feriti in molte aree dell’Oceano Indiano e la caduta dell’aereo, mai più ritrovato, che da Caracas volava verso le isole di Los Roques.
Dunque, fatte le dovute esclusioni, abbiamo scelto l’isola di Saint Lucia anche perché da sempre i Caraibi rappresentano un luogo magico nel nostro immaginario e una meta molto vicina al sogno, con spiagge tra le più belle del mondo incorniciate dal verde delle palme e dal turchese del Mar delle Antille, quello dei pirati.
Poi ci abbiamo aggiunto anche il fatto che non ci sarebbe stato nessuno scalo: dopo il Bari-Milano avremmo attraversato l’Oceano Atlantico in una sola tratta fino all’aeroporto di questa ex colonia britannica nell’arcipelago delle Sopravento. Tra l’altro per noi amanti della natura, avventurarsi tra il verde della foresta pluviale, una scheggia di quella amazzonica, affiorante sui rilievi vulcanici dell’isola, era un richiamo davvero irresistibile!
Definito il tutto non ci restava che attendere il giorno della partenza. Ma due giorni prima ci avvisano che l’orario del volo charter per Saint Lucia era stato anticipato per cui abbiamo dovuto cambiare il nostro volo per Milano perdendo i biglietti già acquistati. Certo scocciante, ma ampiamente superato dalle invitanti immagini del depliant dell’isola che ci riempivano gli occhi e già ci facevano sognare…
Questo cambiamento ci ha fatto decidere di non prendere una stanza d’albergo che avremmo sfruttato pochissimo ma di rimanere a Malpensa. Seconda brutta sorpresa: a un certo punto chiude tutto e per fortuna c’era un ragazzo pugliese al bar che nonostante l’imminente chiusura, impietosito, mi ha preparato un cappuccino mentre gli altri facevano sgombrare i tavoli.
Ok eravamo rimasti all’asciutto ma almeno potevamo riposare un po’ prima della partenza: sì ma dove? Michele a questo punto si è avvicinato a una hostess che gentilmente ci ha indirizzati al piano superiore, quello degli uffici, che di lì a poco si sarebbe svuotato consentendoci di dormire un po’ senza essere disturbati dal via vai dei passeggeri. Abbiamo seguito il suo consiglio e poi ci siamo presentati puntuali all’imbarco. E qui è cominciato l’incubo da #quellavoltache!
Non immaginavamo che così tanta gente partisse per Saint Lucia… Infatti sul “nostro” aereo venivano imbarcati anche coloro che andavano a Santo Domingo in quanto il volo non era affatto diretto ma era previsto lo scalo nella Repubblica Dominicana. Sorpresa non troppo piacevole dato che avevamo scelto quell’isola anche e soprattutto per la possibilità del volo diretto!
E vabbé tutti in fila mezzo assonnati ma… veniamo dirottati, dopo il check-in, in una sala dell’aeroporto dove abbiamo visto sorgere il sole e passare le ore, ben 9, fino alle 13 quando finalmente ci siamo potuti imbarcare con malcelata preoccupazione. All’aereo avevano sostituito un pezzo e l’attesa era dovuta al fatto che non arrivava.
Una volta a bordo ci siamo rasserenati decisi a goderci la vacanza. E per scusarsi dell’inconveniente ci hanno rifocillati più di una volta. E noi abbiamo mangiato e bevuto inconsapevoli del fatto che l’avremmo pagata cara e con un gran mal di testa il giorno dopo perché il cibo abbondante aggrava i sintomi del jet lag. Così abbiamo pagato anche lo scotto della nostra ignoranza scusata solo dal fatto che era il nostro primo volo transoceanico.
Arrivati a La Romana l’aereo si è svuotato e hanno fatto scendere anche noi. Essì perché noi che avevamo voluto evitare i trabiccoli che conducono a Los Roques e la loro pericolosa attitudine a cascare nel bel mezzo di un volo ci siamo ritrovati a bordo di un bielica datato, rumorosissimo e traballante dopo aver atteso altre due ore in una saletta soffocante perché naturalmente il ritardo accumulato ci aveva fatto perdere tutte le prenotazioni e le coincidenze.
Siamo arrivati a Saint Lucia che era tutto buio e quindi ci siamo accorti della bellezza che ci circondava solo il mattino dopo nonostante il mal di testa, di cui ho già detto, e una fastidiosissima allergia provocata dal fatto di aver indossato per così tante ore un pantalone che a causa delle gambe gonfie per il caldo e la stanchezza aderiva troppo alla pelle. Ma, complici l’olio di tamanù, nostro fedele compagno di tutti i viaggi perché miracoloso, i bagni in mare e anche la felicità di aver avuto l’up-grade della camera con un cottage tutto per noi immerso nel verde rigoglioso della tenuta, mi sono ripresa presto: il manager della struttura non solo italiano, ma pugliese, leggendo la nostra provenienza aveva voluto farci un regalo per scusarsi dei disagi fino ad allora subiti.
Riguardo la nostra vacanza potete leggere il post: https://www.cittameridiane.it/saint-lucia-lisola-dei-pirati/
Mentre la nuvoletta di Fantozzi è tornata una volta rientrati in Italia con un’altra brutta avventura da #quellavoltache… fortunatamente a lieto fine. Atterrati a Milano all’alba dopo un volo un po’ turbolento, data la penuria di taxi a quell’ora, abbiamo accettato un passaggio in auto da un gentilissimo signore che ci ha lasciato alla stazione della metropolitana di Rho per poi poter proseguire alla volta della casa di mio fratello.
Ma vuoi per la stanchezza, vuoi per il jet lag (ancora lui) ho lasciato la borsa sulla panchina prima di prendere il treno. Me ne sono accorta che eravamo appena partiti e siamo subito scesi alla prima fermata, ma tornare indietro tra scale e bagagli non è stato facile e in più ero disperata: nella borsa c’era tutto, dai soldi ai documenti fino al cell e alla macchina fotografica con tutti i nostri ricordi!
Siamo arrivati trafelati e mentre raccontavamo l’accaduto l’impiegato sorrideva. Ciò, piuttosto che rassicurarmi, mi ha innervosito e stavo per scoppiare in un pianto dirotto quando da un armadietto ha tirato fuori la mia borsa con dentro tutto, fino all’ultimo centesimo: un angelo in divisa gliel’aveva consegnata non appena il treno era ripartito dalla stazione insolitamente deserta a quell’ora. Dando al nostro primo #quellavoltache… un sapore meno amaro!