Siamo stati quattro giorni a València accolti dalla squisita Leticia Colomer, responsabile della promozione della città per l’Ente del Turismo VisitValència di cui siamo stati ospiti, e vi promettiamo di raccontarveli tutti, post dopo post, per condividere non solo le bellezze storico-artistiche della città, ma anche e soprattutto la sua atmosfera e la calda accoglienza della sua gente.

Con Leticia Colomer alla Barraca de Toni Montoliu

Usi e costumi spagnoli

Ma prima vogliamo condurvi per mano in España svelando, a chi non c’è mai stato ma anche a chi ha visitato questa terra non prestando molta attenzione ai suoi usi e costumi, i tanti modi di porgere i saluti nella penisola iberica.

Con Toni presso la sua Barraca nella Huerta di València (Ph. Leticia Colomer)

València è una città facile, in cui ci si sente subito “a casa”. Eppure ci sono un paio di cosette non semplici da comprendere per noi italiani. Ma sarebbe la stessa cosa in tutta la España. Tra queste ci sono i saluti. La nostra bravissima guida Marcos Buigues, che ci ha accompagnato nel giro del centro storico di València, ci ha anche pazientemente spiegato che non solo si modificano seguendo gli orari della giornata, come i nostri buongiorno e buonasera, ma anche a seconda che si arrivi o si vada via.

España
Con Marcos Buigues al Mercado Central

Insomma non c’è una parola simile al nostro ciao che utilizziamo per salutare un amico, ma anche per augurare buongiorno o come saluto prima di congedarci. Dunque per integrarsi perfettamente e mostrarsi educati bisogna imparare a dire hola che corrisponde più o meno al nostro salve quando si entra in un posto e poi magari augurare buenos días cioè buona giornata. Questo fino a mezzogiorno. Poi da mezzogiorno fino al tramonto accanto al sempre valido hola bisogna inserire buenas tardes che corrisponde al nostro buon pomeriggio!

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Plaza de la Virgen nel centro storico di València

Quando si va via ma si conta di rivedere presto la persona si dice hasta luego mentre adios per salutare in modo generico.
Buenas noches si usa dopo il tramonto, quando è già buio e per tutta la notte ed equivale a buona sera, ma è usato anche per salutare prima di andare a letto o comunque in tarda serata, per cui va bene anche per dire buona notte.

Un’altra cosa importante per evitare “scontri” a livello di naso: in Spagna è usuale salutarsi con abbracci e baci esattamente come in Italia ma attenti a non sbagliare il verso! Se da noi si comincia dalla guancia destra per poi passare a quella sinistra, in España è esattamente al contrario.

Tapas a El Colmado de la lola (Ph. Leticia Colomer)

Altra usanza italiana che in Spagna non c’è è l’aperitivo, per lo meno come lo intendiamo noi. Infatti le tapas sono considerate un pranzo o una cena e le varie portate sostituiscono egregiamente i pasti principali.

Mentre un calice di vino o un boccale di birra con olive e le squisite arachidi che si coltivano nella huerta di València e che prendono il loro nome di cacaus del collaret, dalla forma piccola che rimanda alle perle che formano una collana, si beve a qualsiasi ora del giorno non necessariamente prima di pranzo o di cena come da noi.

Le arachidi valenciane chiamate cacaus del collaret a la Barraca de Toni Montoliou

Ma cosa si intende per tapas? Tapas è il nome con cui vengono definiti i piccoli spuntini serviti nei bar spagnoli, una sorta di antipasti che accompagnano il drink. Il termine nasce in Andalusia nell’Ottocento e si riferisce all’usanza di coprire, che in spagnolo si dice tapar, il bicchiere di vino o di sherry nelle locande con un pezzo di pane o di prosciutto per evitare che vi entrassero insetti o sporcizia.

Oggi sono dei mini concentrati di cucina mediterranea con prosciutto, formaggio e olive ma anche polpo e calamari fritti, o ancora tortilla de patatas o patatas bravas come le preparano a València. Si tratta di patate fritte e servite calde con una salsa piccante a base maionese e aglio.

Espana

Nei menu vi capiterà di trovare anche montaditos e bocadillos. Il montadito, nato come semplice tartina, del cibo “montato” cioè adagiato su una fetta di pane, si è poi trasformato in un bocconcino farcito con hamburger, prosciutto, frittate, funghi, formaggi, salsine varie. Se è più grande si trasforma in un bocadillo, un panino imbottito con vari ingredienti.

Se poi vi viene voglia di prepararvi al momento una tartina con pane, burro e alici, mi raccomando a come farne richiesta! In spagnolo burro significa asino e dirlo a qualcuno può risultare offensivo, esattamente come in Italia. La parola giusta è mantequilla.

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Ma di cibo spagnolo, in particolare valenciano, vi parleremo ancora nella nostra rubrica #buongusto tutta dedicata alla gastronomìa de España.

In collaborazione con VisitValència

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