Garfagnana è il nome storicamente attribuito all’Alta Valle del Serchio, che dalla Piana di Lucca si snoda fino ai rilievi delle Alpi Apuane. Un’area definita anche l’isola verde della Toscana e che porta inscritti nel paesaggio i segni evidenti di una lotta secolare condotta dall’uomo per modellarne le aspre forme naturali. Tra i fitti boschi emergono tracce di rocche e fortezze a protezione di punti strategici, segni di una lotta militare sempre accesa per il controllo politico della regione.
Il fascino della Garfagnana
Simbolo di queste contese tra Firenze, Lucca e Pisa, è Barga, borgo arroccato al culmine di uno sperone che conserva intatto l’impianto medievale con stretti vicoli e ripide “carraie”, vere e proprie gradinate che si aprono su minute piazzette.
Proprio per la sua posizione strategica di passaggio obbligato dalla Pianura Padana alla Toscana, Barga fu sempre contesa e per salvarsi da guerre e invasioni, nel 1332 si assoggettò volontariamente al Comune di Firenze, città abbastanza potente da garantirne la protezione, sufficientemente lontana per preservarne l’indipendenza, e al contempo disponibile a concessioni in campo fiscale decisamente vantaggiose. Questo singolare legame con Firenze è ancora oggi presente nel patrimonio architettonico e artistico, ma anche nel dialetto e nella gastronomia.
Più recente quello con la Scozia che fa meritare a Barga il titolo di città più scozzese d’Italia. La Scozia fu infatti meta di un fenomeno migratorio piuttosto intenso verso la fine del 1800. Alcuni sono tornati in patria nel secondo dopoguerra, ma la maggior parte di scozzesi con radici toscane raggiunge il borgo in estate per visitare parenti e amici.
Il centro storico del borgo si visita con fatica arrampicandosi verso la sommità su cui si staglia il Duomo, in splendida posizione panoramica, dedicato a San Cristoforo. Ma poi lo sforzo viene ripagato dalla visita alla chiesa, gioiello romanico che all’esterno somiglia a una fortezza. L’interno ospita un mirabile pulpito di marmo, attribuito a Guido Bigarelli da Como dove sono scolpite scene della natività di Cristo. Il Duomo è menzionato anche in una poesia di Giovanni Pascoli che visse a lungo a Castelvecchio, piccolo borgo nei pressi.
Per arrivare a Barga, nel cuore della Garfagnana, siamo partiti da Borgo a Mozzano, il primo paese della Valle del Serchio, famoso per la presenza del Ponte della Maddalena, conosciuto come Ponte del Diavolo e simbolo di tutta la Lucchesia. Si dice sia stato fatto costruire da Matilde di Canossa, ma leggendaria è la sua origine che lo accomuna a tutti i ponti che i racconti popolari associano all’opera del demonio: l’imponente struttura fu edificata con l’aiuto del diavolo che avrebbe preteso in cambio l’anima di chi per primo l’avesse attraversato.
Per aggirare l’accordo la passerella inaugurale sul ponte fu fatta fare a una capra e il diavolo, per ripicca, avrebbe modificato l’ampiezza delle arcate che si presentano asimmetriche.
Al di là delle leggende quest’area è stata al centro di vicende storiche della II Guerra Mondiale, con scontri e rappresaglie in quanto vi passava la Linea Gotica, un sistema di fortificazioni tedesche che tagliava in due la penisola dalla costa tirrenica a quella adriatica. Inoltre, non lontano da qui si trova Sant’Anna di Stazzema, dove la mattina del 12 agosto 1944, si consumò uno dei più atroci crimini commessi dai nazi-fascisti ai danni delle popolazioni civili in cui furono uccise 560 persone, compresi donne, vecchi e bambini.
La stessa triste sorte fu risparmiata agli abitanti di Partigliano, comune in cui è compreso Borgo Giusto, albergo diffuso ricavato in un antico borgo del 1600, che ci ha ospitato per le nostre notti in Garfagnana. Anche qui, il 13 settembre 1944, gli abitanti del paese vennero rinchiusi in chiesa sotto minaccia di fucilazione ma furono liberati grazie all’intervento del professor Silvio Ferri, uomo coraggioso e di grande cultura, che con il suo intervento autorevole, aiutato dalla conoscenza della lingua tedesca, riuscì a convincere il comandante delle truppe naziste a non infierire sulla popolazione.
Altra atmosfera quella di Bagni di Lucca, famosa per le sue sorgenti solforose frequentate da re, imperatori e aristocratici che nel XIX secolo ne hanno fatto una delle stazioni termali più alla moda in tuto il continente europeo. Qui il Casinò costruito nel 1837 fu il primo in Europa a ottenere la licenza e a quest’epoca appartengono la Chiesa Inglese, l’elegante Palazzo del Circolo dei Forestieri e il grazioso il ponte sul fiume Lima.
Sullo stesso fiume ma a Fornoli, frazione di Bagni di Lucca, si trova il Ponte delle Catene, uno dei primi ponti sospesi costruiti in Italia e uno dei più antichi in ferro e legno ancora esistenti in Europa occidentale.
La sua costruzione risale alla metà del XIX secolo e fu commissionata da Carlo Ludovico di Borbone, duca di Lucca, all’architetto Lorenzo Nottolini. Nel nome e nella struttura ricorda il più imponente Ponte delle Catene che collega Buda a Pest in Ungheria, costruito nello stesso periodo.
Tra i borghi tanto il verde e le possibilità di passeggiare sotto le fitte chiome di secolari castagni. E a cena non c’è di meglio che gustare la gastronomia locale presso l’Antica Locanda di Sesto, ininterrottamente attiva fin dal lontano 1368. Rientra dunque a giusto titolo tra i Locali Storici d’Italia e i piatti proposti riprendono le tradizioni dei contadini toscani, a base di ingredienti che provengono dall’azienda agricola biologica di famiglia con produzione di vino, olio evo e aceto.
Noi abbiamo gustato il fritto misto alla toscana, una selezione di pecorini della Garfagnana con composte artigianali, tordelli lucchesi al sugo di carne e coniglio in umido accompagnato da polenta fritta, bevendoci su il vino prodotto dall’azienda Molina, un blend di Sangiovese e Cannaiolo Nero dal colore rosso rubino, proposto in fiasco.