Caggiano si trova in Campania a pochi chilometri dalla Basilicata, in un’area chiamata Vallo di Diano dai confini tracciati dalla storia più che dalle carte geografiche. Può essere considerata una “terra di mezzo” che, se a livello amministrativo appartiene alla provincia di Salerno, per storia, cultura, usi e costumi è molto vicina alla Lucania.
Un percorso tra storia e natura

Ci troviamo all’interno del Parco del Cilento e Vallo di Diano, una zona d’Italia che amiamo molto e che abbiamo raccontato tanto perché qui non solo si respira aria buona tra i monti più alti degli Appennini, ma l’atmosfera tranquilla dei borghi come Caggiano, Teggiano, Pertosa, regala un benessere senza pari e li rende i luoghi ideali per una vacanza rilassante. Ma per chi preferisce l’azione non mancano certo le attività.

Caggiano ha un centro storico tutto da scoprire in cui hanno lasciato traccia del loro passaggio Lucani, Romani, Longobardi, Normanni, Angioini, monaci Bizantini e perfino Cavalieri Templari.

Entrando dalla porta principale sotto il castello l’asse viario principale conduce a
Marvicino. Intorno si dipana un dedalo di vicoletti e strette scalinate su cui si affacciano vecchie case spesso abbandonate su cui spiccano monumentali portali in pietra impreziositi da fregi e stemmi di antica nobiltà.
Raggiunto Marvicino su indicazione di gentili signore affacciate alle finestre ci siamo trovati al cospetto di un belvedere da cui si apre uno spettacolare e ampio panorama sui Monti Alburni, sui ruderi dell’antico oratorio di Santa Veneranda, sulle colline coltivate a uliveti tra Pertosa e Auletta e, sulla destra, sul Monte San Giacomo e sulla Valle del Melandro. Nelle giornate limpide ci hanno assicurato che è possibile scorgere in lontananza il Golfo di Salerno: da qui il nome Marvicino, dato che il mare ben al di là delle montagne, sembra a due passi.

Noi abbiamo voluto raggiungere Santa Veneranda con un breve percorso per ammirare il paesaggio e per l’immancabile foto di rito con il nostro Otto, che ha avuto meno difficoltà a tornare verso il paese grazie alle sue “quattro ruote motrici”.
Nel nostro giro del centro storico ci siamo imbattuti nella
Chiesa Madre del Santissimo Salvatore che custodisce dipinti del Pucciarelli e del Solimena. Ci è stato aperto apposta invece il
Castello, chiuso nei giorni feriali, dove ha sede una mostra intitolata
I Templari guardano Caggiano che documenta le tracce del loro passaggio nel borgo.

Durante le crociate, infatti, i Cavalieri Templari, che dal nord scendevano verso Brindisi per salpare verso la Terra Santa, venivano ospitati a Caggiano per trovare ristoro e riposo. Diversi i simboli esoterici attribuiti ai Cavalieri del Tempio: un cerchio pitagorico scomposto realizzato in pietra, croci dalla forma irregolare disseminate fuori e dentro il borgo e la leggendaria Pietra Santa, proveniente dal Tempio di Gerusalemme, posta all’esterno della
Chiesa di Santa Maria dei Greci, che gli abitanti del luogo erano soliti accarezzare per buon augurio.
Inoltre, poco distante dall’abitato, in contrada Sant’Agata, sono stati ritrovati i resti e l’armatura di un templare, sotto il rudere di una chiesa che forse era stata adibita a sacro tempio dei cavalieri.
Il castello, che originariamente consisteva in tre torri, due fortini, un torrione e un corpo centrale, serviva a difendersi dagli attacchi dei Saraceni e fu eretto tra il X e l’XI secolo da Guglielmo di Caggiano, esponente della famiglia del condottiero normanno Roberto il Guiscardo. Le prime fortificazioni furono realizzate ancor prima nei secoli VIII e IX dai Longobardi. Grazie al suo castello Caggiano riuscì a resistere perfino all’assedio dell’esercito di Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero.
Dall’alto delle sue torri si può ammirare tutto il territorio circostante nonché l’imponenza delle sue mura alla base delle quali sorge la cappella dedicata a San Luca, meglio conosciuta come Cappella della Guardia, dove erano appostati i soldati.

Ma la storia del paese è ancora più antica. Il suo territorio, fin dal periodo preistorico, fu considerato un luogo ideale per gli insediamenti umani. Quando ancora si chiamava Ursentum, fu incendiata da Annibale durante le guerre puniche. Tra il V e il VI sec d.C. fu saccheggiata da Vandali e Visigoti e successivamente divenne teatro di scontri tra Goti e Bizantini.

Per chi ama la natura sono tante le possibilità di passeggiate e trekking percorrendo gli itinerari del Monte San Giacomo, dove è possibile sostare nelle aree attrezzate con panche e tavoli, proprio come abbiamo fatto noi per gustare un piatto tipico caggianese, il pasticcio a base di carne e una gran varietà di formaggi: ogni famiglia detiene la sua ricetta e la conserva gelosamente.

Noi abbiamo provato quello preparato dall’Agriturismo I 2 Boschi (Località Bosco, 2 – tel. 0975 393711) tra una passeggiata e una raccolta di pigne di ogni forma e misura nelle pinete che punteggiano in cima i fianchi del monte.

La gastronomia, che si basa sugli squisiti prodotti tipici locali, tra cui
il carciofo bianco di Pertosa e i formaggi, è un’altra delle ragioni per cui Caggiano è famoso. Ci eravamo stati tempo fa per assaporare
la cucina stellata dello chef Vitantonio Lombardo alla Locanda Severino e ci siamo tornati per provare la cucina di chi ne ha raccolto l’eredità, dopo la parentesi sempre stellata dello
chef Giuseppe Misuriello e dei due anni di chiusura:
Giuseppe Brancato e Daniel Bianculli. Col nostro Otto siamo stati loro ospiti sia a tavola che per la notte e raccontiamo
qui l’esperienza.

Prima di rientrare abbiamo voluto portare con noi “un pezzo” di territorio attraverso
i profumi e i sapori di conserve e dei famosi carciofini bianchi sott’olio prodotti dall’
Azienda agricola il Confine e acquistati dalla
bottega della Locanda Severino e degli squisiti formaggi del
Caseificio Pucciarelli (Località Mattina, 18 – tel. 0975 371518), tutti lavorati a crudo, dai caciocavalli podolici ai formaggi di capra e di pecora. Il consiglio? Fermatevi a gustare le bianche bontà accomodandovi a uno dei tavoli di legno sul piazzale: non ve ne pentirete!
Prima però approfondite la conoscenza del territorio visitando le vicine
Grotte di Pertosa-Auletta, il bel borgo medievale di
Teggiano e la grandiosa
Certosa di Padula, il più vasto complesso monastico dell’Italia Meridionale.