Sin da quando abbiamo cominciato a raccontare i nostri viaggi nel blog Città Meridiane, quasi cinque anni fa, abbiamo sempre dato molta importanza alle storie, sussurrate dalle basole di piazze e vie o dai muri delle case nei piccoli come nei grandi centri.

Racconti e storie di antichi palazzi

Ma quelli che ci sono sempre piaciuti e che più ci hanno attirato sono i racconti racchiusi tra le pareti di antichi palazzi, velati dagli spessi tendaggi e attutiti tra tappeti e preziosi mobili d’epoca.

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Ci lasciamo sedurre dalla narrazione delle vite che qui sono passate, lasciando ognuna traccia del suo passaggio, attraverso i racconti di chi, pur aprendole all’ospitalità, in quelle dimore dal fascino antico continua a viverci. Perché, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, i proprietari aprono non solo la porta della loro casa, ma anche una finestra sulla vita privata e le storie di famiglie al centro di tante vicende nel corso dei secoli.

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Così ci accade spesso di ascoltare rapiti quelle storie che affondano le loro radici e la loro origine in quelle di interi territori, incidendo sulla storia degli stessi. Questo è il caso della famiglia Trigona: raccontarne le vicende è come narrare quelle dell’intera Sicilia. Le origini di questa stirpe, tra le più influenti dell’isola, si perdono nel tempo. Pare sia giunta qui al seguito di Federico II e tempo dopo si sia imparentata con i d’Aragona portando l’aquila nera della casa reale nello stemma di famiglia.

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E Villa Trigona, l’antica dimora signorile di cui siamo stati ospiti, appartiene a un ramo di questa illustre famiglia, la cui storia si intreccia con quella della Sicilia in generale e di Piazza Armerina in particolare. Infatti nella cittadina si trovano importanti testimonianze del ruolo che i Trigona hanno avuto qui, dalla monumentale Cattedrale fatta erigere dal barone Marco Trigona a Palazzo Trigona, costruito su un lato della stessa piazza alla sommità del paese, sino ai circa sedici palazzi con lo stemma di famiglia – come Emanuel Maltese Trigona ci ha raccontato facendo colazione con noi. Insomma siamo stati in un luogo in cui il fiato della storia è ancora molto intenso.

Villa Gallici Deciani

Ma non è stato l’unico posto in cui questo alito è giunto fino a noi. Stesse emozioni le abbiamo provate dall’altra parte dell’Italia, in Friuli Venezia Giulia ospiti di Luigi Deciani presso Villa Gallici Deciani a Montegnacco di Cassacco, antico insediamento di origine celta sulla principale via romana di collegamento con i valichi del nord. Fu per due secoli la dimora di campagna dei Gallici, ricco casato di origine bergamasca trasferitosi in Friuli nella seconda metà del Seicento.

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Nel 1881 la dimora passò alla famiglia Deciani, quella dell’attuale proprietario. Ed è proprio lui a raccontarci la storia della magnifica villa immersa nel verde che rappresenta oggi una proposta di soggiorno esclusiva e unica, che accetta la sfida di un’accoglienza raffinata, fatta di suite e accoglienti appartamenti dove si respira il senso di un grande passato amorevolmente salvaguardato.

Villa Gallici Deciani

Un passato che torna non solo nelle parole del conte ma che è ancora ben visibile nelle tracce dei vari passaggi che nel tempo la villa ha subito: dalla requisizione da parte della Wehrmacht durante la Seconda Guerra Mondiale all’utilizzo come base da parte della 88ma Divisione di Fanteria americana alla fine della guerra con i segni delle baionette sulle porte. Sembra quasi di sentirli ancora i passi pesanti degli stivali sui preziosi pavimenti in “terrazzo veneziano”.

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Non molto distante, a Polcenigo uno dei Borghi più belli d’Italia, un altro palazzo di cui questa volta è Anna Salice, un tempo campionessa sui campi da sci e oggi istruttrice SINW – Scuola Italiana Nordic Walking, a raccontarci le vicende.

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Anche qui a Palazzo Scolari Salice la storia non è stata avara: la dimora gentilizia risale al XVII secolo ed è stata dichiarata dallo Stato Italiano bene di interesse storico e culturale. Ma nonostante l’altisonante passato, l’atmosfera intima e raccolta con i pavimenti di caldo parquet, i divani, le poltrone, il pianoforte e i libri, suggerisce un calore familiare.

Palazzo Scolari Salice

Grande e spettacolare il giardino a terrazze che circonda il palazzo che, sebbene l’edificio sia al centro del paese, dà l’impressione di trovarsi nel cuore della campagna.
Ma ciò che si apprezza particolarmente di questa casa è il modo in cui Anna accoglie gli ospiti rendendoli parte della propria dimora ma anche delle proprie esperienze quotidiane condididendole con chi viene a trovarla. Una vocazione all’espansività che emoziona profondamente e di cui ha beneficiato anche il nostro Otto.

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Scendendo a sud, merita di essere raccontata la storia della marchesa Dorothy Volpe che già nel 1999 ha aperto all’ospitalità la sua Dimora del Prete di Belmonte nel cuore della cittadina di Venafro in Molise.

Dimora del Prete

Vivere tra gli arredi d’epoca e le architetture preziose di questo palazzo di ben 50 stanze e farlo in tre, a quattro gambe e a quattro zampe, in occasione del nostro primo viaggio con Otto, è stato ancora più emozionante. E Otto è stato all’altezza della situazione, del luogo e delle sue storie, facendosi coccolare da tutti, marchesa compresa.

Dimora del Prete

Dopo aver passeggiato tra sale affrescate e saloni, illuminati da grandi finestre e rivestiti di preziose sete prodotte nella Real Fabbrica di San Leucio, porterete con voi il ricordo di qualcosa di molto speciale. E al mattino la colazione è servita nella sala di gusto pompeiano, in cui fanno bella mostra un antico pianoforte e un tavolo del 1600 ricavato da parte di un torchio per la spremitura dell’uva.

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