Roberto Guarducci e l’Alta Moda made in Puglia

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Roberto Guarducci, livornese di nascita e barese di adozione, lo conoscevamo già di fama come stilista di sofisticati abiti di Alta Moda e come ideatore e direttore artistico de “La Magia delle Muse”, un evento che si svolge ogni anno a Bari, nella magnifica sala del Circolo Unione del Teatro Petruzzelli da cui prende il nome e a cui partecipano stilisti di livello alto conosciuti sia a livello regionale che nazionale.

Roberto Guarducci

Ma la storia di Roberto Guarducci parte da più lontano. La sua carriera è iniziata nel 1978 disegnando pellicce per un famoso negozio di Bari. Poi è entrato nella Maison Basile a Milano, dove ha imparato il mestiere da uno stilista del calibro di Luciano Soprani.
Subito dopo, nel 1982, l’incontro con le sorelle Fendi, nel cui atelier collabora con Karl Lagerfeld e con il costumista Piero Tosi, collaboratore importantissimo di molti registi tra i quali Luchino Visconti, rimanendovi fino al 2003.

Roberto Guarducci

Non abbiamo voluto perdere l’occasione di conoscerlo meglio, anche se a distanza come impone questo periodo particolare che stiamo vivendo e che farà slittare la settima edizione de “La Magia delle Muse” al prossimo autunno, quando si spera non saranno più così drastiche le restrizioni per i distanziamenti.

Livornese di nascita ma vissuto per lavoro tra Bari, Milano e Roma. Quale fra queste città la rappresenta e dove si sente più a casa?
In tutte e nessuna in particolar modo. Ognuna di queste città mi ha trasmesso qualcosa di diverso e importante. A Milano, ho avuto modo di sperimentare quello che immaginavo potesse essere il lavoro nella moda. Roma è stata una delle città che ho amato particolarmente per la sua bellezza sfolgorante, per i colori che la avvolgono e per le sue forme d’arte uniche al mondo. Ho inoltre sperimentato cosa potesse essere la vera Alta Moda in una delle Maison più importanti del lusso per oltre vent’anni. Bari è una città che ha stimolato la mia fantasia da un punto di vista creativo perché è particolarmente raffinata e molto attenta al gusto della moda.

Qual è il suo primo ricordo relativo al mondo della moda?
Uno dei miei primi ricordi è legato alla visione di alcune sfilate di importanti Maison, durante la settimana delle presentazioni delle collezioni di pret-a-porter a “Milano Vende Moda” nel 1981 che mi permettevano di vedere l’immagine del sogno della moda che diventava realtà.

Ci racconti i suoi incontri con Luciano Soprani e le sorelle Fendi, grandi protagonisti del fashion.
Ebbi modo di conoscere lo stilista Luciano Soprani nella Maison Basile a Milano, dove lui era il direttore artistico nei primi anni ’80 e dove firmava le collezioni Basile e Soprani. In quel periodo svolgevo uno stage che durò circa un anno e mezzo, durante il quale collaboravo alla realizzazione delle collezioni di abiti, alla progettazione per poi arrivare alle presentazioni in defilè. Di lui ricordo che era una persona molto schiva e riservata, molto attenta professionalmente ed esperto del mercato commerciale al quale erano indirizzate le vendite.
Quando incontravo le signore Fendi avevo modo di comprendere che cosa fosse la grande determinazione e la professionalità nel lavoro. Fui assunto come fashion designer e avevo modo di confrontarmi con loro sulla pianificazione e sulle creazioni degli abiti e degli accessori che poi sarebbero stati prodotti. Ognuna delle sorelle Fendi aveva una propria personalità molto forte e ognuna di loro si occupava di un settore specifico di cui avevano la responsabiltà all’interno dell’azienda.

Una delle sue esperienze più emozionanti è stata quella di lavorare per il famoso costumista Piero Tosi ricreando gli abiti che indossava l’attrice Silvana Mangano nel film “Gruppo di famiglia in un interno” del regista Visconti. Ha conosciuto di persona Piero Tosi?
Ovviamente sì. Piero Tosi era una persona estremamente colta per quanto riguardava l’abbigliamento d’epoca e la storia del costume. La cosa che mi colpì particolarmente fu il contrasto tra il suo essere estremamente semplice e l’immensa cultura che aveva da un punto di vista professionale. Era una persona molto attenta alla cura dei dettagli, che giustamente riteneva fondamentali all’esatta costruzione storica in un personaggio.

Lei ha incontrato alcune delle donne più belle ed eleganti del mondo, da Naomi Campbell a Linda Evangelista, da Christy Turlington a Clarissa Burt, da Ines de la Fressange a Imam. Ci racconta qualche aneddoto su queste icone dello stile?
Più che un aneddoto vi posso dire che ciò che colpiva di loro era la grande personalità e il saper interpretare gli abiti che indossavano durante le sfilate, con carattere e gran classe dando ad ogni abito il giusto valore. In passerella sapevano esprimersi con sensualità e femminilità che solo le grandi top model sanno trasmettere.

A quale tipo di donna si ispira per i suoi abiti di Alta Moda?
Il tipo di donna alla quale mi ispiro per le mie creazioni sartoriali è quella consapevole della propria personalità, delle proprie caratteristiche fisiche ed estetiche e che vuole valorizzare al massimo la propria femminilità con raffinata eleganza.

Ci riassuma l’identità del brand Roberto Guarducci in tre parole.
Il mio brand racchiude tutte le qualità di stile, eleganza, femminilità, raffinatezza e classe che esaltano l’immagine di nuova donna romantica.

Dalla sua storia personale emergono umiltà e coraggio: si riconosce nel fatto che senza queste qualità non si arriva così in alto?
Io mi riconoscono in queste qualità ma certamente il destino e le giuste opportunità, oltre la determinazione e il talento che sono la base fondamentale di ogni progresso professionale, sono quelle che decretano il successo lavorativo di ogni persona.

Oltre a essere l’anima del marchio Roberto Guarducci, è direttore artistico di eventi fashion e glamour e docente di Fashion Design presso l’Accademia delle Belle Arti: come riesce a conciliare queste attività?
La passione e la determinazione per il proprio lavoro sono la formula vincente per riuscire a conciliare i vari impegni professionali.

Credits:

Ufficio Stampa Salvatore Leone
Fotografia Art Photography, Luigi D’Arcangelo e Francesco Ottomaniello.

 

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Comments

  1. Ieri sera guardavo Ingrid Bergman, stamattina la foto del blu elettrico sul muro nero con pennellata di verde in basso è già sfondo sul mio desktop! La donna a cui si ispira lui è quella a cui vorrei arrivare io. Che charme!!

  2. Uno dei miei sogni è quello di poter indossare un giorno un abito di Alta Moda, naturalmente in una occasione adatta. Non so se si avvererà mai. Intanto mi accontento di fare la “modella” con abiti più idonei al quotidiano 😉

  3. Gli abiti dello stilista Roberto Guarducci sono dei veri capolavori d’arte. Sono capaci di far sognare qualsiasi donna. Guarducci crea magia e incanto. Lo stilista dell’alta moda del made in Italy

  4. Tutte, anche chi come me sta sempre in jeans e sneakers, sogna abiti così.
    Sogna l’alta moda, tessuti impalpabili, la grazia di una scollatura, serate da favola che si spera tornino presto…

  5. Sarebbe bellissimo indossare un abito così ma mi acconteterei anche solo di vederli sfilare in una bella serata in quello scrigno di bellezza che è la Sala delle Muse del Circolo Unione del Teatro Petruzzelli.
    Incrociamo le dita e speriamo di poterlo fare in autunno!

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