Incontri a _pianodue: Andrea De Simeis

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Andrea De Simeis è stato uno dei protagonisti degli incontri di _pianodue durante la seconda edizione della rassegna “Letture al Calice. Brindisi d’Arte” in cui ha incantato gli ospiti con i suoi racconti sulla Via della Carta.

Andrea e Onelia a _pianodue

Andrea De Simeis

Ma la nostra conoscenza è di più lunga data e risale al 2013 quando lo intervistammo per la prima volta nel suo laboratorio di Galatina. Andrea De Simeis oggi ha spostato la sede di Cubiarte, di cui è titolare insieme alla moglie Onelia Greco, a Caprarica di Lecce, dopo un breve passaggio anche a Sogliano Cavour, sempre in provincia di Lecce. Del resto, prima ancora che incisore e cartaio, si definisce viaggiatore e narratore.

Quando siamo stati nel suo atelier ci è sembrato di fare un salto indietro nel tempo tra il torchio a stella, pile di carta e barattoli di vetro con polveri colorate. Con questi pigmenti Andrea colora la carta che produce. E crea gli uni e l’altra con ingredienti tutti naturali ma, soprattutto, locali. Infatti dopo diverse prove ha scelto il Ficus Carica, specie molto diffusa in Salento e conosciuta come fico comune, con caratteristiche simili al gelso coreano, pianta utilizzata per la realizzazione della Washi, la carta fatta a mano giapponese.

Per conferire colore e profumi alla carta utilizza le polveri ricavate da piante autoctone che raccoglie durante le sue passeggiate nella campagna salentina. Come l’indaco che si ricava dalle foglie di una pianta molto comune, l’Indigofera tinctoria che a contatto con l’acqua assume una tonalità blu intenso.

Fogli di carta, fibre vegetali di fico essiccate e barattoli con i pigmenti colorati sono stati messi in mostra anche durante l’incontro a _pianodue e fatti passare di mano in mano tra i presenti che hanno ascoltato con grande attenzione i racconti di Andrea, incisore e cartaio che riproduce le sue incisioni su carte che verga a mano con tecniche del VII secolo. Ha imparato queste tecniche, dalle famose carte di Fabriano e di Amalfi alla carta giapponese Washi, viaggiando e assorbendo come una spugna. In Giappone ha appreso la tecnica da uno dei Maestri chiamati “Tesori Viventi” ed è diventata talmente perfetta da essere stato insignito del premio per la migliore carta prodotta fuori dal paese nipponico.

Prima di svelare come produce artigianalmente la sua carta dalle fibre vegetali, ha coinvolto tutti mostrando la corteccia di fico, facendo toccare la bambagia prodotta dal cotone e invitando ad ascoltare il suono della carta facendo oscillare energicamente un foglio in aria, tenendolo per un’estremità. Ha spiegato che il suono, chiamato “scarto”, varia a seconda della dimensione e della grammatura.

Andrea De Simeis

A questo punto ha narrato l’intero processo che comincia con la raccolta dei polloni che si sviluppano alla base degli alberi di fico che poi vengono scorticati a mano. La corteccia è messa a sobbollire in acqua e la fibra ottenuta trasferita in un grande paiolo contenente cenere e timo, affinché assorba i sali alcalini e il fenolo utili alla sua disinfezione. La cellulosa è poi battuta con un maglio, perché conservi tutta la sua lunghezza e conferisca solidità alla carta. La polpa ricavata viene poi dispersa in acqua all’interno di una tina in cui vengono aggiunte le polveri coloranti naturali. Dopo questo passaggio, viene pescata la fibra attraverso il cascio e dopo aver posizionato diversi fogli su una pila Andrea li schiaccia con la pressa a colpo per eliminare l’acqua, prima di stenderli ad asciugare.

Nella tradizionale orientale, – ha spiegato alla platea sempre più conquistata dalla narrazione del suo lavoro – tutto il processo produttivo deve avvenire senza che si inneschino processi di macerazione della carta, quindi si lavora solo con determinate temperature e tempistiche. Questa è la ragione principale per cui raccoglie solo ciò che è in grado di lavorare.

Andrea De Simeis

Il lavoro di Andrea De Simeis è lento e paziente: in una stagione, corrispondente a circa quattro mesi invernali, riesce a produrre un centinaio di fogli.
Su questi fogli incide le sue opere come facevano secoli fa orafi e armaioli: anticamente infatti, armi e gioielli venivano incisi con l’aqua fortis, un acido che corroborava il metallo fino a tradursi in decorazioni di vario genere. Fu Maso Finiguerra, incisore e orefice italiano del Quattrocento, a inchiostrare questo metallo per la prima volta e a trasferirlo su carta a mezzo della pressione di un torchio. Così è nata la riproduzione seriale delle immagini. Andrea si ritiene un erede di questa antica tradizione che utilizza il torchio a stella per le sue incisioni.

Andrea De Simeis

Vende la meravigliosa carta che produce? La risposta negativa lascia spiazzata e un po’ delusa la platea. I suoi clienti sono produttori di vino, birra, gioielli di carta, aziende di packaging e case editrici, interessate anche ai suoi libri commestibili. Un libro di cellulosa, ben condito, può essere pure mangiato!
Noi non ci abbiamo provato, ma abbiamo avuto il grande piacere di ricevere in dono da Andrea e Onelia una preziosa pubblicazione d’artista, edizione limitata di soli cento esemplari numerati e firmati, dal titolo La piaga del ballo. Nella cartellina, realizzata grazie alla collaborazione con Daniela Fumarola giovane tirocinante di “Una Scuola, un Lavoro. Percorsi di Eccellenza”, il racconto donato a Cubiarte da Nicola Lucchi, scrittore e sceneggiatore candidato al Premio Strega 2024 nella sezione Ragazze e Ragazzi.

Una vera e propria chicca su carta a mano di fico comune e cotone stampata al torchio da matrice in tiglio e caratteri mobili a ricordo di un incontro bellissimo nel salotto di _pianodue dell’ultima domenica del mese di gennaio del 2025. Adesso non ci resta che accogliere quanto prima l’invito di Andrea e Onelia di andarli a trovare, insieme al nostro Otto, nel loro atelier a Caprarica di Lecce.

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