Gli usi, i costumi, i riti sono parte integrante di ogni matrimonio e in qualsiasi parte del mondo. Dunque, paese che vai, usanza che trovi.

Paese che vai, usanza che trovi

In Italia, per esempio, sarebbe impensabile vedere una sposa in tunica nera durante la celebrazione di un matrimonio in chiesa. E invece rappresentava il massimo dell’eleganza e dello stile per le spose longobarde, mentre le bizantine più ricche indossavano preziose vesti di seta rossa con ricami in oro e pietre dure. E se il rosso, durante Medioevo e Rinascimento era considerato propiziatorio per le nascite, è ancora oggi il colore delle spose indiane e anche di quelle cinesi. Per gli abitanti di quell’immenso paese che è la Cina, infatti, il bianco è la tinta usata per i funerali. In Giappone gli sposi cambiano abbigliamento per ben tre volte, secondo un complicatissimo rituale secondo il quale almeno uno degli abiti deve essere un kimono, raramente bianco, il più delle volte rosa intenso o giallo oro e rosso, spesso a sgargianti fantasie floreali, talvolta laminato.

Riguardo la cerimonia, quella secondo il rito ortodosso rasenta la rappresentazione teatrale. Ogni gesto viene ripetuto tre volte, quasi una danza che si dipana in due momenti fondamentali, il fidanzamento e l’incoronazione. Il fidanzamento vede i futuri sposi benedetti per tre volte dal sacerdote, all’ingresso della chiesa. Dopo aver consegnato a entrambi un cero acceso, il celebrante li accompagnerà all’altare porgendo loro i due anelli, d’oro per lui e d’argento per lei. Dopo aver disegnato tre croci sulla testa di ognuno dei futuri sposi, le fedi saranno scambiate per tre volte tra i due fidanzati. L’incoronazione, invece, si svolge accanto alla “tetrapodion”, una piccola credenza sulla quale poggiano una coppa di vino e due corone che saranno posate sul capo degli sposi dal sacerdote. Al termine di una danza rituale attorno alla credenza, che gli sposi ballano a mani incrociate e legate da un nastro che simboleggia la loro unione, il sacerdote toglie la corona prima allo sposo, poi alla sposa e li invita a baciarsi tra la festa dei presenti.

Il matrimonio musulmano, invece, raggiunge il culmine della suggestione la notte della festa nuziale. A casa dello sposo, alla sposa viene sollevato il velo che le copre il volto e le vengono offerti latte e datteri da consumare assieme. Alla base della cerimonia nella pratica buddista c’è un antico rito, quello di bere sakè da tre diverse tazze, tre sorsi ogni volta a significare le tre esistenze di passato, presente e futuro.

Spostando l’attenzione in Europa, in Lapponia e in Norvegia, il matrimonio si celebra con gli sposi che indossano gli abiti tradizionali. Anche in Perù si indossa l’abito locale, il poncho.
Gli indios peruviani partecipano alle spese dei festeggiamenti appuntando sugli abiti tradizionali degli sposi delle banconote. Ma gli indios uniscono alla fede cattolica il ricordo di antichissime usanze precolombiane secondo le quali il matrimonio avrà buona riuscita se verranno offerti agli spiriti delle foglie di coca, pianta considerata sacra.

Pensando ai fiori d’arancio anche le nostre tradizioni regionali possono essere d’aiuto. A Firenze grandi movimenti nella notte di San Giovanni, il 24 giugno. Le signore in odor di matrimonio debbono selezionare tre fave, rispettivamente una completamente sbucciata, una sbucciata a metà, l’altra con l’intera buccia. Dopo averle avvolte ciascuna in un fazzoletto, le devono porre sotto il cuscino. Il mattino dopo, al risveglio, prendono a caso un fazzoletto e scoprono quale fava è capitata: la quantità di buccia sarà direttamente proporzionale alla ricchezza del futuro sposo. Sempre con le fave si armeggia in Piemonte. Questa volta le fave sono due, di diverso colore e vengono messe nell’impasto di una focaccia, da consumare il giorno dell’Epifania. Le due fave simboleggiano il re e la regina e i commensali che le ritrovano durante il pranzo della Befana nel proprio trancio di focaccia si alzano in piedi e, baciandosi, si giurano amore e felicità eterna. In Carnia, in Friuli, durante il convivio avviene il “ratto” della sposa, che viene letteralmente rapita dai giovani invitati alla festa e nascosta in casa di amici o in un locale del paese. Il povero sposo, aiutato dai testimoni, comincia a vagare di bar in bar per ritrovare la sua bella ed è costretto a pagare da bere a tutti gli avventori presenti nei locali dove cerca la “nuvicce”, la sua futura sposa.

(Foto dal web)

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