
Viviamo in un periodo definito da alcuni accademici come “Lo scontro della civiltà”. L’Occidente contro l’Islam, Noi contro Loro, ma non credo che questo sia il caso.
Non c’è scontro di civiltà. C’è solo uno scontro di estremismi, ideologie estremiste e organizzazioni estremiste piegate alla violenza, e queste esistono ovunque e non credono in nulla se non nella loro crudeltà.
Non c’è scontro di civiltà se si condividono i valori
L’accademico francese Olivier Roy dice che stiamo vivendo quella che egli definisce “l’islamizzazione della radicalizzazione”. Aggiunge: “Si potrebbe arrivare a credere che i musulmani nel mondo si stiano trasformando in terroristi, ma se osserviamo i recenti attacchi avvenuti nelle capitali e nelle città occidentali, vediamo che sono stati condotti da persone in difficoltà, che cercano di esprimere la loro frustrazione e la loro rabbia alla ricerca di un’ideologia per giustificare i loro atti orribili”.
C’è solo un modo per contrastare il terrorismo, e intendo l’ideologia, è il momento di condividere, di conoscersi, di colmare le lacune tra di noi, di abbracciare i valori universali che risiedono in ogni essere umano, a prescindere dalla nazionalità, dal colore, dalla fede.
Come attratto da una grande calamita, avido di sapere qualcosa di più sull’Islam e sulla Grande Moschea di Kuwait City, insieme ad altri due amici ho deciso di visitare questa magnificenza.
Inaugurata nel 1986, la Grande Moschea del Kuwait non è soltanto una moschea, ma un centro di aggregazione sociale per il Kuwait, ed è luogo di una gran varietà di attività durante tutto l’anno. La più importante e la più nota è la preghiera notturna nelle ultime 10 notti del Ramadan.
La Sala della preghiera principale, di 72 metri quadrati, accoglie 10000 persone. È retta solo da 4 colonne portanti e ha 21 porte in legno di teak. Utilizzando tutti i cortili e le altre strutture presenti, si può dare sistemazione a un totale di 50000 persone.
La cupola è alta 43 metri e ha un diametro di 26 metri ed è decorata con i 99 attributi di DIO (Allah) su ceramiche Isfahan.
La Grande Moschea contiene anche altri spazi, tra cui una grande biblioteca contenente libri di riferimento islamici, arti islamiche, donne e la percezione occidentale dell’Islam.
All’ingresso ci aspetta una guida, per spiegarci tutti i dettagli della Moschea e parlarci dell’Islam. Appena arrivati ci si sente benvenuti, si sente un senso di pace e serenità nella grande sala della preghiera, camminare e parlare così in silenzio per rispettare il silenzio che ti circonda.
Quando ho visto una copia del sacro Corano originale, ho iniziato a discutere con la nostra guida diverse questioni:
– il ruolo delle donne nell’Islam: nonostante alcune divergenze, era d’accordo con me sul fatto che, non la religione, ma antiche tradizioni e costumi hanno rovinato il ruolo delle donne nella società musulmana. Infatti nel versetto 3: 196, Allah accenna al fatto che l’uomo e la donna si completano a vicenda, sono un’anima sola, e sostiene l’uguaglianza dello status delle anime dell’uomo e della donna;
– la Jihad come una lotta interna tra il male e il bene, che risiedono in ognuno di noi:
la parola “jihad” è spesso tradotta come “guerra santa”, ma in senso puramente linguistico; la parola “jihad” significa lottare, battersi. In senso religioso, come descritto dal Corano e dagli insegnamenti del profeta Maometto, “jihad” ha molti significati. Può riferirsi agli sforzi interiori ed esteriori per essere un buon musulmano o credente, oltre che a essere un mezzo per informare le persone sulla fede dell’Islam;
– la centralità della Regola d’oro nelle tre principali religioni monoteiste: il Sacro Corano, come la Bibbia cristiana e la Bibbia ebraica parla di un valore universale, parla di Compassione ed Empatia al centro dell’Universo.
Alla fine del tour abbiamo sorseggiato un tè delizioso e scattato delle foto tutti insieme. Non c’è guerra, non c’è Jihad se non nella tua anima, non c’è scontro di civiltà, né ci sarà.
Cosi senti che, malgrado alcune nette differenze, buone persone appartenenti a gruppi diversi, tendono ad avere profondi valori in comune. Questo è l’unico modo di vivere insieme in armonia.
Pasquale Florio