In Puglia con i folletti nei boschi da nord a sud

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La Puglia è la regione italiana con la minor superficie boschiva: ogni abitante ha a disposizione solo 365 metri quadrati di bosco, un’area che corrisponde a poco più di quella di un campo da tennis. Le buone notizie sono che negli ultimi anni la superficie forestale della Puglia è cresciuta e che il numero di specie arboree che si possono incontrare è molto elevato.

I boschi di Puglia

Le più diffuse sono le querce di cui ci sono ben 10 specie diverse, in pratica tutte quelle presenti nel territorio italiano: roverella, leccio, cerro, sughera, rovere, farnia, spinosa, farnetto, vallonea e fragno.

Ma se fosse un folletto ad accompagnarci alla scoperta dei sentieri nei boschi pugliesi? Molti non sanno che gnomi e folletti non sono una prerogativa delle favole del nord Europa, ma fanno anche parte della cultura della nostra terra. Chiamati lauri, scjakùddhi, carcalùri, monacizzi, uri, scazzamurièddhi, altro non sono se non il daimon degli antichi greci che durante la notte si sedeva premendo sullo sterno, impedendo la respirazione e provocando brutti sogni. Nell’immaginario popolare sono esseri bassi, più piccoli di un nano, con un cappello rosso a sonagli in testa, bizzarri e impertinenti.

Puglia

Protagonisti di molte favole che si raccontavano una volta, non abitavano solo nei boschi ma spesso frequentavano stalle e frantoi ipogei, a volte aiutando i contadini nei loro lavori, altre divertendosi a fare i più disparati dispetti. Invincibili di notte, i loro poteri si affievolivano con il sorgere del sole, momento ideale per privarli del loro cappellino rosso a sonagli, fonte dei loro poteri magici.

Puglia

Spesso, si credeva che fosse l’anima di un morto, che non aveva ricevuto i sacramenti. Ma la tradizione più diffusa li associa ad abitanti dei boschi e della macchia mediterranea, una sorta di anima delle piante e delle creature del bosco.

Dunque chi meglio di loro potrebbe far da guida in un ideale percorso dal nord al sud della nostra regione? Nella più estesa e imponente foresta della Puglia, la Foresta Umbra, a tenerci per mano sarebbe “u scazzamuridde”, al quale secondo la leggenda è attribuita la formazione di manifestazioni tipiche di questa area garganica come grotte, inghiottitoi e doline.

Questo folletto, in possesso di grandi tesori, di notte compare alla gente in sogno indicando i luoghi dei suoi nascondigli. Di buon mattino, al loro risveglio i fortunati cominciavano la cerca del tesoro scavando il terreno dando vita a grotte, gravine e doline. Oggi, invece, la fantasia è meglio utilizzarla per godere appieno di escursioni alla scoperta dello splendido ecosistema alla base della foresta tra vecchie mulattiere e carbonaie.

Passeggiando nei boschi avvertiamo che intorno a noi si muove una fitta rete di relazioni tra flora e fauna. Tra le radici di faggi, aceri opali e carpini bianchi, piccoli mammiferi scavano la propria tana, mentre gli uccelli costruiscono il nido al riparo della chioma di un grande albero e i picchi bucano i tronchi con i loro forti becchi a scalpello.

Piccoli e grandi animali, come formiche, scoiattoli e caprioli, si alimentano grazie alle foglie, alla corteccia, ai frutti e ai semi di molto alberi, mentre nel sottobosco crescono fiori, funghi e licheni.

Spostandoci verso il mare, nella macchia mediterranea, tra lecci, sughere, corbezzoli e ginepri coccoloni, dovremmo affidarci allo spiritello bizzarro, burlone e dispettoso del “monacidd”, se ci troviamo dalle parti di Bari. Se, invece, siamo nelle campagne intorno a Taranto, sarà facile imbattersi in una pittoresca tribù di folletti chiamati “lauri”, spiritelli alti fino a 30 centimetri che assomigliano a bimbi di due o tre anni, dagli occhi lucenti e neri, i capelli ricci e un sorriso malizioso.

La nostra passeggiata può poi condurci tra le querce vallonee che in Italia vivono solo nel territorio pugliese. Sulla strada che da Tricase conduce a Tricase Porto, in provincia di Lecce, si trova la grande quercia vallonea chiamata dei “Cento Cavalieri” per la sua bella chioma. Questo albero, che ha oltre 700 anni, è uno dei 77 Giganti di Puglia censiti dal Corpo Forestale dello Stato e fa un certo effetto trovarsi al suo cospetto.

Da queste parti potrebbe venirci incontro un vero e proprio esercito di creature misteriose: uri, carcaluri, mininceddhri, sciacuddhruzzi, scazzamurieddhi, rumpicuperchi, munaceddhi. Tutti accomunati dall’essere non più alti di 50 centimetri, bruttini, pelosi, con orecchie e cappelli a punta e con una grossa pancia che non ne limita la rapidità dei movimenti. Nonostante i diversi nomi, con tutti gli altri folletti hanno in comune che sono dotati di poteri magici, tali da renderli quasi invulnerabili almeno fino all’alba, poi si indeboliscono a tal punto che difficilmente è possibile avvistarli di giorno.

I folletti salentini sono grandi cacciatori di tesori o “acchiature”, termine che deriva da “cchiare” che significa trovare. In più, chi sopporta ben volentieri i suoi scherzi ne ha anche svariati servigi e può anche diventare ricco. Chi invece mal sopporta i suoi scherzi e cerca di scacciarli, può avere problemi seri, inducendolo ad atti maligni e perfino crudeli.

Allora, che comportamento adottare per far sì che ci accompagnino benevolmente alla scoperta dei nostri boschi e delle loro ricchezze? Non è difficile accontentare i folletti del bosco: basta regalare loro una bella tazza di latte con il miele e, magari, per ringraziarci ci indicheranno i luoghi dove scavare per scovare un tesoro di monete d’oro come loro regalo.
Sarà vero? Quando li incontrate fateci sapere!

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Rosalia
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