Andar per lagune – 1

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Le lagune di Lesina e Varano sono tra i laghi più grandi d’Italia e non è cosa scontata se si parla di una regione come la Puglia poverissima di acque. Adagiata a ovest dell’omonimo lago, Lesina è il punto di partenza per una bella escursione su questo tratto di costa separato dal mare da un lungo cordone di dune sabbiose. E’ bello camminare lungo la riva del lago all’ora del tramonto, quando lo specchio d’acqua si accende di fulgidi colori.

Lagune di Puglia: scopriamole insieme

Consigliata anche una passeggiata verso i canali Acquarotta e Schiapparo, dove sembra di fare un salto nel tempo. Qui, infatti, in passato i pescatori rimanevano da ottobre a gennaio, mentre aspettavano che le trappole, o bertovelli, si riempissero di prede: anguille e capitoni di cui il lago una volta era ricco. Per non allontanarsi dalle loro paranze, gli uomini vivevano nei pagliai, o “pagiar”, costruiti sulle sponde, e si cibavano di anguille arrostite o in minestra, con cicoria e lattughe selvatiche. Alcuni di questi sono ancora visibili sulle sponde anche se la pesca non è più quella di una volta. Da non perdere il giro in laguna con le barche tradizionali, i cosiddetti “sandali”, che sfilando sulle acque in silenzio permettono di percepire ogni verso o battito d’ali delle numerose colonie di uccelli acquatici che popolano la zona.

Il tour delle lagune a questo punto può proseguire con una deviazione sul monte d’Elio, chiamato anche Devio, sul quale sorge la Chiesa di Santa Maria di Monte Devio, uno dei pochi esempi di romanico nel Gargano in cui si custodiscono cicli di affreschi dal gusto bizantineggiante, datati tra i secoli XII e XIV. La chiesa è a pianta basilicale, con tre navate absidate, ed era il punto focale della città di Devia, l’antico casale di origine slava situato tra i laghi costieri di Lesina e Varano. Fu poi abbandonato dai suoi abitanti verso la fine del XIV secolo, probabilmente a causa delle incursioni saracene.

Sempre in territorio di San Nicandro Garganico, verso il mare, si incontra l’antica torre di avvistamento di Mileto, dalla forma troncopiramidale e con cinque caditoie alla sommità della piazza d’armi. La torre sorge su una breve penisola, al largo della quale sul fondale si trova il relitto di una marsiliana, la Poma Santa Maria, affondata in circostanze misteriose nel 1607 e sospettata di trasportare un carico illecito di armi, tra cui alcuni cannoni: di essi tre sono stati recuperati nel 1975 dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia, in collaborazione con il Nucleo Sommozzatori dei Carabinieri di Taranto, e sono conservati all’interno della torre.

L’attuale struttura è databile con certezza alla metà del XVI secolo, quando un mandato del viceré spagnolo Don Pedro di Toledo impose l’incremento e il rafforzamento dei presidi costieri e l’adeguamento strutturale delle torri già esistenti. Originariamente si accedeva alla torre attraverso la porta situata al primo piano con una scalinata mobile in legno, sostituita da una scala in pietra costruita in seguito. Nell’Ottocento, infatti, quando la torre fu utilizzata come stazione meteorologica, base telegrafica per i contatti con le Tremiti, faro e sede della caserma della Guardia di Finanza, venne innalzata di due livelli.

(Andar per lagune – fine prima parte)

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