Se la Cattedrale rappresenta il cuore di València, la sua anima sono i mercati, soprattutto il Mercado Central. Sul percorso la nostra guida Marcos ci conduce nella caratteristica Plaza Redonda, che come dice il nome ha una forma rotonda. Fin dalla sua costruzione nel 1839, è stata utilizzata per il commercio e ancora oggi qui è possibile trovare un’ampia gamma di prodotti, tra cui non mancano i classici souvenir.
Tra i mercati e la Cappella Sistina Valenciana
Quindi ci troviamo al cospetto del Mercado Central, una struttura d’acciaio, con le vetrate colorate e le ceramiche dipinte a mano sulla facciata e sulla quale spicca una banderuola: è quella della Cotorra, il nome spagnolo del pappagallo, che sta a simboleggiare il fitto chiacchiericcio di acquirenti e venditori.
Le origini dell’attuale mercato centrale di València risalgono al 1914, ma nella zona già sorgeva un mercato musulmano all’aperto. Questo splendido edificio in stile modernista, aperto tutti i giorni tranne la domenica dalle 7 alle 15, si estende su una superficie di oltre 8.000 metri quadrati, sotto tetti inclinati e la grande e scenografica cupola centrale, ospitando più di 300 banchi tra i quali girovagare facendosi rapire da colori, profumi e sapori, dalla frutta al pesce fino a quello che a Roma viene definito il quinto quarto, cioè le frattaglie.
Impossibile non scatenarsi tra assaggi e foto di crostacei, pesci di ogni genere, degli enormi pomodori valenciani, delle fragole rosse e giganti, dei ricci, delle ostriche, dei polpi “appesi” o venduti già bolliti, dei prosciutti, delle carni e dei formaggi, delle spezie e anche di frutta mai vista prima.
Di fronte c’è il monumentale complesso della Lonja de la Seda chiamata anche Borsa dei Mercanti, un tempo luogo di scambio per la compravendita della seta tessuto prezioso strettamente legato alla storia di València, dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1996.
Progettata dall’architetto Pere Compte nel XV secolo è un monumento emblematico del Siglo de Oro valenciano composto da diverse strutture che si affacciano su un giardino di agrumi di impronta araba chiamato Patio de los Naranjos.
Cominciando la visita dal Salón de la Contratación, uno spazio imponente con 24 colonne tortili che si innalzano al soffitto, si ha l’impressione di entrare in una grande cattedrale pavimentata in marmo bianco, nero e rosato. Tutt’intorno lungo le pareti c’è un’iscrizione con caratteri dorati su uno sfondo scuro che rammenta ai commercianti di agire sempre con onestà. Altro elemento da notare è la scala a chiocciola in pietra senza asse centrale e con i gradini incassati nella parete cilindrica: un esempio della capacità tecnica raggiunta dagli artigiani valenciani.
Nel Pabellón del Consulado o Consulado del Mar, il primo tribunale mercantile spagnolo, si possono visitare il salone del Tribunale del Commercio, a piano terra, e il Salone Principale o Camera del Consolato al piano superiore con un interessante soffitto a cassettoni in stile rinascimentale proveniente dall’ex municipio e al quale si accede attraverso una monumentale scalinata in pietra, dal Patio de los Naranjos.
Salendo Marcos ci fa notare i mascheroni raffiguranti scene allegoriche ma anche erotiche che ornano la torre, che ospitava la cappella al piano terra e la prigione dei mercanti al piano superiore.
Attraversando il quartiere del Barrio del Carmen siamo arrivati alla Chiesa di San Nicola, chiamata per la straordinarietà dei suoi affreschi, la Cappella Sistina Valenciana. Prima di descrivere la meraviglia che abbiamo provato ammirando i più di 2.000 metri quadrati di dipinti recentemente restaurati, vogliamo spendere due parole sul quartiere in cui sulla strada principale, Calle de Caballeros, si trova l’entrata non molto visibile di questa chiesa, mentre la porta neogotica che si affaccia sulla Plaza de San Nicolás è un’aggiunta del XIX secolo.
Il Barrio del Carmen è il vecchio centro medievale ora diventato il quartiere bohémienne di València che di sera è meta della marcia, come viene definita quella che in Italia chiamiamo movida con un termine di origine spagnola ma improprio, tra bar, tapas, ristoranti e locali vari. Non sempre è stato così: Marcos ci dice che nel corso dei secoli è stato abitato dalla nobiltà cristiana, poi divenne quartiere operaio nel 1900 fino alla decadenza come luogo di prostituzione e alla più recente trasformazione in luogo del divertimento della città.
La chiesa è dedicata sia a San Nicola di Bari che a San Pietro Martire ed esattamente a metà è diviso il soffitto con a destra la vita del primo e a sinistra quella del frate domenicano, con gli episodi più importanti della vita dei santi suddivisi in 12 lunetos.
Costruita intorno al 1242, fu ristrutturata per iniziativa della famiglia Borgia, che volle darle uno stile gotico, mentre fra il 1690 e il 1693 fu decorata con affreschi disegnati da Antonio Palomino e dipinti da Dionís Vidal ed entrambi appaiono insieme in un ritratto sul lato sinistro del rosone.
Durante la guerra civile, la Chiesa venne saccheggiata e successivamente fu usata come magazzino, ma fortunatamente gli affreschi si sono salvati e riportati al loro antico splendore dal 2016 incantano chi decide di visitarla: una tappa imperdibile nel tour di València. Le visite sono interdette solo il lunedì quando la Chiesa di San Nicola di Bari è aperta soltanto a coloro che fanno la “Camminata di San Nicola” o la Devozione di San Giuda Taddeo, patrono delle cause perse.
Così è finita la nostra visita guidata da Marcos. Sul Miguelete, il Campanile della Cattedrale, ci siamo saliti da soli affrontando con un po’ di fatica i 207 scalini della scala a chiocciola per godere della vista spettacolare sulla città, costellata da cupole blu, fino al mare.
In serata abbiamo fatto un salto al Mercado de Colon (Calle Jorge Juan, 19) che si trova nel cuore di una delle zone più frequentate di València. Già all’esterno colpisce per la sua architettura del 1916, mentre all’interno sembra di entrare nel paese dei balocchi… golosi!
Progettato da Francisco Mora Berenguer è uno dei principali simboli dell’architettura modernista valenciana che si distingue per la combinazione tra un’imponente struttura metallica sostenuta da pilastri di ghisa, l’assenza di muri laterali e due immense facciate in pietra ricoperte di mosaici di ceramica che si possono apprezzare anche all’interno.
L’antico mercato è stato riconvertito in uno spazio gastronomico in cui fare colazione, pranzare, cenare o rilassarsi sorseggiando una birra, un caffè e anche la deliziosa horchata, la bevanda valenciana per eccellenza. Ma ci sono ancora negozi veri e propri come il fioraio, la macelleria, la salumeria, la pescheria e il negozio della frutta, gestito da una famiglia che lavora nell’edificio da ben quattro generazioni.
Noi ci siamo fermati al Micub per sorseggiare una birra Turia su un’insalata di saporiti pomodori valenciani con tonno, croquetas de rabo de toro (polpette a base di coda di toro stufata) e crostoni con acciughe, tutto preparato con i prodotti freschi del mercato.
In collaborazione con VisitValència
Non sapevo del termine “marcia” e pensavo che “movida” fosse corretto. Buono a sapersi!
È stato buffo citare un termine spagnolo e sentirsi dire che lo usiamo solo in Italia! Per loro ”movida” indica un movimento che ha caratterizzato gli anni Ottanta mentre la nightlife e il passeggio si indicano con la parola “marcia“. Viaggiando s’impara… 😉