Spesso Treviso viene messa a confronto con Venezia. Ma, se pur entrambe città d’acqua, Treviso mantiene un carattere del tutto peculiare che noi abbiamo scoperto grazie alla guida di due amici pugliesi, Pasquale e Massimo, che da tempo vivono qui.
Tra i canali di Sile e Botteniga
La città si presenta ricca di affascinanti case con balconi che danno sui canali fiancheggiati dai salici.
A Treviso le acque di risorgiva, che alimentavano commerci e manifatture, danno vita a un quadro urbano pieno di fascino, specie lungo le mura cinquecentesche e in alcuni angoli del nucleo antico dove i canali si intersecano a strade e viuzze porticate.
E ancor oggi in molti punti del centro si può ammirare il maestoso vorticare delle pale dei mulini che porta indietro nel tempo quando l’arte molitoria lungo il Sile era fonte di approvvigionamento di farine per la Repubblica Serenissima di Venezia.
E chiudendo gli occhi si può immaginare lungo le rive la presenza rumorosa delle lavandaie che chine sulle acque limpide lavavano i panni tra spruzzi d’acqua e canti. Ma noi abbiamo voluto assaporare l’atmosfera di vivere appieno il mulino e ci abbiamo perfino dormito dentro in una struttura con tanto di pale ancora funzionanti appena fuori Treviso di cui vi parleremo a breve (in #sognidoro: https://www.cittameridiane.it/cera-una-volta-un-mulino/).
Il centro storico e monumentale è compreso nei quasi cinque chilometri di mura imponenti e discretamente conservate, dotate di tredici baluardi e aperte da tre porte. Tra le case porticate con le belle facciate affrescate che si affacciano sui canali scorrono due fiumi, Sile e Botteniga, che insinuandosi tra le vie donano alla città un aspetto fiabesco. Il secondo, si divide in cagnani, canali più piccoli che attraversano tutto il centro. Il maggiore è il Cagnan Grande, ci sono poi il Canale dei Buranelli e il Cagnan della Roggia, chiamato anche Siletto.
Passeggiando lungo il Sile si può anche vedere una delle prime aree abitate della città, quella che oggi è occupata dai Giardinetti di Sant’Andrea,uno dei punti più alti di Treviso insieme a Piazza dei Signori.
Via Buranelli è uno dei siti più fotografati della cittadina: si tratta di una lunga cortina porticata che immerge le fondamenta nelle acque del canale che scorrono tra gli archetti di alcune case-ponte.
Proseguendo si raggiunge la Pescheria, una piccola isola nel fiume Cagnan sin dal Medioevo deputata allo scambio, che nelle ore del mattino è affollata dalle bancarelle di frutta e verdura e dal mercato del pesce.
E se finora girando per la cittadina avrete avuto l’impressione di trovarvi a Venezia, arrivando alla Pescheria potreste pensare di essere arrivati a Copenaghen! Infatti anche Treviso ha la sua Sirenetta, dono dello scultore Luigi Simionato.
Il Duomo si presenta come una composita sovrapposizione di stili e fasi costruttive differenti. Fondato in forme romanico-padane su un tempio paleocristiano, fu ampliato tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500 da Pietro Lombardo.
Nel 1700 fu ricostruito a causa delle cattive condizioni statiche, mentre nell’800 fu aggiunto il grande pronao all’ingresso sormontato da timpano e preceduto da scalinata.
All’interno risalta la sua candida eleganza in cui spicca all’interno della Cappella Malchiostro la luminosa tavola dell’Annunciazione del Tiziano, quasi eclissata dagli impressionanti affreschi del suo grande rivale, il Pordenone. Sotto il presbiterio si trova la cripta sostenuta da dieci file di colonnine marmoree con capitelli di recupero: qui si respira una rarefatta atmosfera che rimanda al nucleo più antico dell’edificio.
A sinistra del Duomo c’è il Battistero e alle sue spalle la tozza mole del campanile, incompiuto nella parte superiore.
In Piazza dei Signori, salotto dei trevigiani, lo spazio è circoscritto da scenografici palazzi: l’antico Palazzo Pretorio e il neoromanico Palazzo del Podestà, ora della Prefettura, ricostruito a fine ‘800 riprendendo alcuni motivi architettonici del vicino Palazzo dei Trecento.
Questo è sovrastato dalla Torre Civica detta “il Campanòn”, anch’essa rifatta nell’800, mentre sul fianco verso piazza Indipendenza si innalza lo scalone completato da una balaustra in pietra bianca e al di sotto si estende l’elegante Loggia Dei Cavalieri.
Passeggiando tra i tavolini dei bar ospitati sotto gli archi sbirciate tra le colonne: qui si trova la fontana delle tette fatta realizzare nel 1559 da Alvise Da Ponte, podestà della repubblica di Venezia, dopo una siccità che colpì Treviso e la campagna circostante. E da quel momento fino al 1797, anno della caduta della Serenissima, da questa fontana ha sgorgato vino rosso e bianco in onore di ogni nuovo podestà.
L’intero palazzo fu quasi totalmente ricostruito tra il 1946 e il 1952 dopo le devastazioni belliche.
Durante il secondo conflitto mondiale infatti Treviso venne pesantemente bombardata per un errore nell’identificazione del vero bersaglio che era Tarvisio.
Prima di lasciare la città, se siete amanti delle mostre d’arte affacciatevi a Ca’ dei Carraresi, in passato ostello per viaggiatori, oggi sede di prestigiose mostre internazionali.
E poi passeggiate sul Ponte dell’Università, in legno d’acero, uno dei più recenti di Treviso, progettato dall’architetto Paolo Portoghesi nel 2006 a immagine e somiglianza dell’antico Ponte di Santa Margherita, oggi in pietra e con una struttura diversa da quella originale.
E non andate via senza assaporare le prelibatezze della terra trevigiana, tra cui i rinomati asparagi di Badoere e gli asparagi bianchi di Cimadolmo di cui abbiamo fatto incetta per gustare ancora per un po’ i sapori veneti anche a casa.
Dulcis in fundo? Una bella porzione di tiramisù, dolce che ormai rappresenta un classico tra i dessert italiani ma che si vuole essere nato proprio qui alla fine degli anni ’60 nel ristorante Alle Beccherie di Treviso.
[…] Leggi l’articolo completo di Città Meridiane […]