Antica la città di San Severo che sorge nel centro della Daunia. Nelle sue campagne intorno all’abitato sono state rinvenute tracce di vari insediamenti neolitici. Ma il suo primo nome, San Severino, è legato al santo apostolo del Norico, abate del V secolo, precursore di san Benedetto.
Sulla Via Sacra Langobardorum sorse una primitiva chiesetta dedicata al santo, presso cui si formò intorno al Mille, grazie al continuo afflusso di pellegrini diretti a Monte Sant’Angelo, l’odierna città, originariamente chiamata Castellum Sancti Severini.

Capitale del Barocco e città dei campanili

La cittadina, grazie alla posizione favorevole, assunse ben presto una notevole importanza e divenne sede di mercanti veneti, fiorentini, saraceni ed ebrei. Tutta la storia di San Severo ruota intorno a personaggi e a eventi molto interessanti: nel 1230 si ribellò all’imperatore Federico II che, dopo averla punita con l’abbattimento delle mura, la cedette ai Templari. Fu poi dichiarata città regia, e ospitò diversi monarchi, tra cui Giovanna I e Ferrante d’Aragona. Nel XVI secolo fu sede del Governatore della provincia di Capitanata e Molise, regione di cui era capoluogo, e del tribunale della Regia Udienza. Nel 1536 vi fece visita l’imperatore Carlo V, che in tale occasione istituì il Consiglio dei Quaranta, espressione delle potenti famiglie reggimentarie. In questo periodo la città batté moneta propria, il suo rarissimo tornese.

San Severo

Solo qualche anno prima, nel 1528, era avvenuto un grande prodigio: quando a sorpresa, nel cuore della notte, l’esercito spagnolo aveva dato l’assalto a San Severo, con l’intenzione di espugnarla e metterla a saccheggio, il glorioso santo patrono, l’abate Severino, apparve a cavallo sulle mura della città con una bandiera rossa nella mano sinistra e una spada nella destra, e, seguito da terribili schiere celesti, mise in fuga l’invasore, salvando la città.

Da allora fu proclamato solennemente Defensor Patriae e fu inserito nello stemma cittadino.

Ascoltiamo le avvincenti vicende relative alla cittadina, capitale del barocco e città dei campanili, da Giuseppe dell’Oglio (Guida Turistica San Severo – Corso Giustino Fortunato, 15 – 2° piano, Cell. +39 320 0372568 – guidaturisticasansevero@gmail.com), guida turistica con una passione sviscerata per la storia e una fenomenale memoria per fatti e date. Ci ha indirizzati da lui il presidente della Pro Loco di San Severo (via San Giuseppe, 29 – tel. +39 0882 604558 – proloco.sansevero@libero.it), il dottor Raffaele Florio, che si è poi messo a disposizione personalmente per procurarci un appuntamento per visitare una delle glorie, più recenti, della città: le Cantine D’Araprì, in cui si produce un ottimo vino spumante con metodo classico.

Mentre veniamo condotti tra strade e piazze dell’interessante centro storico, Giuseppe continua a narrarci della sua città, con competenza e trasporto. E ci parla dei rapporti tra il centro dauno e i duchi di Sangro, che ottennero il titolo di principi di Sansevero. E del catastrofico terremoto del 30 luglio del 1627 che rase al suolo chiese e palazzi. La ricostruzione fu lenta, ma nel Settecento, ritornata al centro di interessi commerciali e soprattutto agricoli, San Severo rifiorì in spirito barocco, più simile a quello lineare e composto napoletano e romano che a quello esuberante leccese.

San Severo
Interno della cattedrale di Santa Maria Assunta (Ph. Emanuele d’Angelo)

Testimonianza ancora oggi sono i numerosi palazzi nobiliari e borghesi, i monumentali monasteri dei celestini, dei francescani e delle benedettine, e diverse chiese. A cominciare dalla cattedrale di Santa Maria Assunta che conserva, accanto a poche vestigia medievali come il grande rosone e il ricco fonte battesimale, splendide tele settecentesche e marmi barocchi.

dsc_0557L’antica matrice di san Severino, dedicata al santo patrono, presenta invece esterni romanici in cui spicca la facciata con il bel rosone a sei raggi e uno slanciato campanile con guglia piramidale.

Scenografica anche la chiesa di San Nicola, dallo sfarzoso interno rococò, mentre la collegiata di San Giovanni Battista vanta numerosi dipinti di scuola napoletana.

Insieme all’antica matrice, altre due sono le chiese dichiarate monumento nazionale: San Lorenzo con la superba facciata rococò e l’elegante campanile, e la chiesa della Pietà, sede della confraternita dei Morti, dal fastoso interno, decorato con marmi policromi e dipinti barocchi, in cui troneggia la grande macchina d’altare di Michele Salemme.

San Severo

Vicina è la chiesa del Carmine, sormontata da elegante cupola maiolicata e con sobria facciata settecentesca, con le statue di San Michele e dell’Angelo Custode.

Tra le altre chiese, Giuseppe ci accompagna ad ammirare quella della Trinità dei Celestini, dalla solenne facciata prospettante sulla piazza maggiore della città e lo straordinario interno con tele di Girolamo Cenatempo e Giuseppe Castellano, statue di Giacomo Colombo e Gregorio Palmieri, il fastoso settecentesco organo a canne di Gennaro Bradetta, gli altari marmorei napoletani del Settecento e i preziosi stucchi barocchi.

San Severo
La statua della Madonna del Soccorso (Ph. Emanuele d’Angelo)

Infine, il santuario della Madonna del Soccorso, la Madonna nera che nel 1857 sarà eletta patrona egualmente principale della città e diocesi affiancando san Severino e san Severo. La chiesa vanta una bella facciata settecentesca e custodisce la statua della veneratissima patrona bruna, in onore della quale e dei santi protettori Severino e Severo, si svolge la terza domenica del mese di maggio una festa con una storica processione caratterizzata da numerose statue di santi e dal vero e proprio incendio provocato dalle rumorose “batterie” pirotecniche, chiamate anche fuochi.

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