Paestum, una passeggiata tra templi e sapori

Fuori confinePaestum, una passeggiata tra templi e sapori
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Paestum: dopo diversi anni ci siamo tornati. Le prime volte ci siamo stati con Arturo, quando per i nostri sonni sceglievamo la nobile quiete di Domus Laeta nell’incantato borgo di Giungano con una vista mozzafiato sulla Piana di Capaccio fino all’orizzonte blu del mare. Quest’anno ci siamo voluti tornare insieme al nostro Otto: e i magnifici templi non sono stati l’unico motivo per cui abbiamo voluto fare tappa qui nel nostro ultimo giro in Campania in ordine di tempo.

Archeologia e gusto nella Piana di Paestum

Paestum

L’Area archeologica rimane uno dei luoghi imperdibili garantendo a chi la visita un viaggio indietro nel tempo alla scoperta dei resti di imponenti templi costruiti tra il VI e il V secolo avanti Cristo e considerati, assieme a quelli di Atene ed Agrigento, tra i meglio conservati al mondo. Già nel 1700 divenne tappa obbligata del Grand Tour e tra i tanti visitatori ricordiamo Goethe e il Piranesi, che ritrasse le rovine in un superbo ciclo di tavole.

Ma a Paestum c’è anche un litorale che vanta spiagge da Bandiera Blu: una dozzina di chilometri di finissima sabbia dorata, movimentata da piccole dune all’ombra di una fitta pineta. Una bella passeggiata, con una vista spettacolare sul golfo di Salerno e sullo sfondo l’isola di Capri, che si è goduta anche Otto con il vento tra le orecchie.

E, non da ultimo, una cucina da urlo! Basata sulle materie prime eccellenti della zona che vengono esaltate nei piatti da chef che ne hanno fatto tesoro conquistando una pioggia di stelle Michelin. E uno dei principali motivi per cui ci siamo fermati a Paestum è stato quello di provarne qualcuno prenotando la nostra cena stellata presso Osteria Arbustico di Cristian Torsello per poi farci coccolare per un paio di giorni insieme al nostro Otto, che in camera ha trovato il suo ricco kit di benvenuto, dal team dell’Hotel Royal.

Paestum

Ma cominciamo dai templi: da quello di Hera, conosciuto come basilica, il più antico dei tre grandi edifici dell’area archeologica di Paestum, la cui costruzione si fa risalire attorno al 560 avanti Cristo ed è l’unico di questo periodo a essere giunto fino a noi in questo stato di conservazione. Il più grande e anche il meglio conservato, è invece il tempio di Nettuno, mentre quello che domina tutta l’area archeologica di Paestum è dedicato ad Atena.

Paestum

Vi sorgeva anche l’anfiteatro romano, uno dei più antichi al mondo, che però è stato tagliato di netto a metà dalla statale 18 che a fine XIX secolo fu disegnata in maniera tale da passare accanto alle rovine per offrire l’esperienza di vedere da vicino le rovine.
Ma la cosa più incredibile è che la città di Paestum si estende ben oltre il perimetro dell’attuale area archeologica: dunque è ancora tanto ciò che c’è da riportare alla luce.

Nel Museo Archeologico sono conservate le Metope, i pannelli figurativi ritrovati nel santuario di Hera alla foce del Sele e la famosissima Tomba del Tuffatore scoperta nel 1968 con l’immagine di un giovane quasi in volo nell’elegante tensione muscolare di un tuffo, metafora del transito dalla vita alla morte.

La nuova presenza è rappresentata dal Cavallo di sabbia di Mimmo Paladino, che spicca dal 2019 tra il tempio di Hera e quello di Nettuno. Si tratta di una scultura alta circa 4 metri realizzata con la sabbia che proviene dalle spiagge di Paestum e che raffigura Pegaso, il cavallo alato partorito da Medusa.

Suggeriamo anche una visita all’Area archeologica di Velia dove nacque la scuola di filosofia di Parmenide e Zenone.
Riportata alla luce poco più di 100 anni fa, l’antica città che si sviluppa su un poggio vista mare oggi nel comune di Ascea, è luogo affascinante: salendo sulla sua acropoli circondata da una grande cerchia di mura si passeggia tra gli antichi quartieri dove oggi spicca la magnifica Porta rossa, il più antico esempio di arco a tutto sesto in Italia.

La Piana di Paestum-Capaccio è anche il regno delle bufale, che qui pascolano placide e imponenti come parte integrante dello stesso paesaggio. Dal loro latte pregiato si producono squisite mozzarelle, ma anche ricotte, yogurt, budini e gelati.
Siamo tornati da Barlotti, tra le più antiche aziende casearie della zona dove le bufale ancora oggi sono nutrite solo con erba medica, paglia, fieno e mais. Irrinunciabile l’assaggio dei prodotti caseari ma anche di carne di bufalo e di strepitose verdure il cui gusto da queste parti ha una marcia in più. E per concludere in dolcezza le zeppoline farcite con crema al latte di bufala, sa va sans dire.
Il latte di bufala è anche alla base della linea di cosmesi Biancamore, nata da un’intuizione di Daniela Senatore, di cui abbiamo apprezzato le proposte nel kit di cortesia presso l’Hotel Royal.

Paestum

Ma le bufale sono pure le simpatiche protagoniste di una collezione di souvenir, progettati dal design Giulio Iacchetti che le ha rappresentate in ceramica come una sintesi tra la rotondità della mozzarella e le forme zoomorfe del bovino campano. Per noi un inaspettato e graditissimo regalo da parte del team dell’Hotel Royal che ora fa bella mostra di sé su un ripiano della libreria a ricordarci il bel soggiorno presso l’elegante e confortevole albergo.

Dove, come vi abbiamo anticipato, abbiamo cenato apprezzando la cucina dello chef Cristian Torsiello con piatti che valorizzano il territorio e le sue materie prime in un ambiente elegante e ricercato con tocchi di arte contemporanea: vi racconteremo l’esperienza in #Buongusto.

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Rosalia
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