L’India ha stregato persino viaggiatori smaliziati del calibro di Bruce Chatwin. Per me è sempre stata la meta del viaggio dei viaggi, quello che coinvolge i sensi ma anche l’anima. Ero ancora una studentessa universitaria quando sognavo di visitare questo Paese di stridenti contrasti, diviso tra povertà estrema ma dignitosa e sfrontata ricchezza, in bilico tra la memoria del tempo perduto e le grandi sfide del Terzo Millennio.
L’India continua ad affascinare
Nella mia fantasia mi vedevo nella mitica Bombay, oggi la caotica Mumbai “forse l’unica città al mondo in cui, quando il semaforo diventa rosso, compare la scritta relax” o catapultata tra fortezze, templi e regge della terra dei Maharaja, quella regione dell’India chiamata Rajasthan, ricca di dimore da mille e una notte.
Proprio l’India che ha alimentato per secoli l’immaginario degli occidentali che ha fornito la cornice ideale di film e romanzi, tra la rosa Jaipur, la blu Jodhpur e la dorata Jaisalmer: le antiche città che conservano un fascino senza tempo. E immaginavo di perdermi tra fruscii di seta, marmi e pietre preziose, ammirando estasiata i magnifici palazzi ma anche le donne bellissime in sari di stoffe pregiate e gioielli tintinnanti e gli uomini in turbante.
E poi di girare confusa tra carri carichi di ogni tipo di merce, risciò, biciclette e un disordinatissimo traffico di automobili che non smettono mai di far risuonare il loro clacson in un crogiuolo di odori, colori e suoni. Come a Delhi che “oltre a essere la capitale è anche indubbiamente il luogo che meglio rappresenta il caos sconcertante di un paese che fatica a venire a patti con il proprio passato e con il futuro, dove milioni di persone cercano di sopravvivere, di affermare la propria identità, e di trovare scorciatoie per la ricchezza e il benessere”.
Il risveglio è brusco perché il sogno si scontra con la realtà, quella raccontata nel volume The Passenger edito dalla casa editrice Iperborea dedicato all’India che squarcia il velo e apre il sipario sul subcontinente indiano di oggi in cui sono tuttora esistenti le caste, un sistema arcaico fortemente discriminatorio basato sulla discendenza. E dove le città sono assediate da autocarri, motocarrozzette, autobus e motorini che fanno lo slalom tra gruppi di vacche sacre, ciclisti, elefanti, cammelli, dromedari e carretti e hanno perso l’antico incanto che si ritrova solo nelle opere monumentali come il famoso Palazzo dei Venti, la gigantesca struttura di palchi dai quali le segregate signore della corte principesca potevano osservare, non viste, la strada.
L’argomento donne è ancora oggi molto “sensibile” in India: non solo devono lottare per dimostrare che sono in grado di svolgere le attività tradizionalmente riservate agli uomini, ma devono quotidianamente difendersi da una società ferocemente maschilista.
Nel 2018, secondo la Thomson Reuters foundation l’India era il posto più pericoloso al mondo per una donna vittima di violenze sessuali, tratta, aggressioni con l’acido, delitti d’onore, matrimoni forzati. Senza contare che in alcune aree molti feti di sesso femminile vengono abortiti e spesso le femmine vengono nutrite meno dei maschi. Nello stato dell’Haryana, che è particolarmente tradizionalista, si dice: “Se la bufala fa un bicchiere di latte tu dallo al maschio. La femmina berrà acqua”.
Ma come già sottolineato l’India è ricca di enormi contraddizioni. E nello stesso Paese in cui le donne, soprattutto se appartenenti alla casta dei Dalit o “intoccabili” sono il bersaglio di veri e propri orrori come ci svela la storia atroce di Surekha Bhotmange e i suoi figli raccontata dalla scrittrice Arundhati Roy, ce ne sono altre che raggiungono i vertici della piramide sociale. Combattendo come la lottatrice Vinesh Phogat, che ormai guadagna più della maggior parte dei suoi colleghi, e le scienziate dell’Isro, l’agenzia spaziale indiana che vanta il maggior equilibrio tra presenze maschili e femminili con un terzo delle posizioni dirigenziali in mano a donne.
Storie di successo che vengono proposte nel libro ma che convivono ogni giorno sul suolo indiano con i drammi di una larga fetta della popolazione senza accesso all’acqua potabile o senza un bagno in casa, di un’agricoltura che è ancora la principale fonte di sostentamento per la maggior parte del miliardo e trecento milioni di indiani, che dipende dal monsone, ed è minacciata dai cambiamenti climatici.
Questo e tanto altro si è cercato di restituire nelle pagine di questo libro che cerca di raccontare tutto il caos contraddittorio, terribile e gioioso, dalla resistenza del popolo kashmiro a quella degli atei – odiati da tutte le comunità religiose – dalle danze al cinema di Bollywood.
The Passenger India
Iperborea
€ 19,50
(Foto dal web)