A voler ripercorrere le correnti artistiche del secolo scorso si rischia di prendere un raffreddore! Battute a parte, è interessante approfondire le tappe fondamentali delle Avanguardie e dei movimenti che hanno rivoluzionato il panorama pittorico italiano del ‘900, partendo da quelle correnti che man mano sono state definite espressionismo, futurismo, cubismo, astrattismo, metafisica.
Il ‘900 in Italia in mostra a Otranto
Ghiotta occasione per tale approfondimento è l’esposizione in corso prorogata fino al prossimo 4 novembre nel Castello Aragonese di Otranto dal titolo ‘900 in Italia. Da de Chirico a Fontana. I curatori della mostra, Lorenzo Madaro e Luca Barsi accompagnano quasi per mano il visitatore in un ideale viaggio tra le suggestioni della pittura metafisica, del Neorealismo, tra la forza innovativa dello Spazialismo, dell’Informale e dell’Arte Povera e le sperimentazioni dell’Astrattismo, tra la rilettura della tradizione da parte della Transavanguardia e le innovazioni della Pop Art italiana.
Cinquanta le opere esposte nelle sale del Castello create da trentotto protagonisti della storia dell’arte italiana nel XX secolo.
E il valore aggiunto è che molti di questi capolavori sono inediti e tratti da collezioni private.
Mi sono aggirata tra gli spazi neutri e allo stesso tempo intensi e intrisi di storia del maniero idruntino e mi sono incantata al cospetto delle sculture e dei dipinti di Giorgio de Chirico.
Incisivi i disegni a carboncino di Carlo Dalmazio Carrà e Giorgio Morandi che emergono dal giallo tufo delle pareti, mentre cattura lo sguardo il magnetico ritratto di natura morta in olio su tela di Filippo de Pisis.
Nella seconda sala del castello protagonista è la pittura neorealista con le opere di Ennio Morlotti, Felice Casorati e Mario Tozzi, oltre ai tre grandi dipinti di Renato Guttuso: il celebre Tetti di Roma, il Nudo di donna e il bellissimo Natura morta con peperoni.
Dedicata al collettivo Forma 1, nato a Roma nel ’47 e formato da Achille Perilli, Carla Accardi, Piero Dorazio e Antonio Sanfilippo, la terza sala in cui c’è anche un collegamento al Futurismo con una grande opera di Giacomo Balla.
Immediatamente riconoscibili i tagli di Lucio Fontana che condividono lo spazio con opere di Enrico Castellani e Agostino Bonalumi e una scultura in ottone di Fausto Melotti. La quinta sala è dedicata, invece, alla poetica dell’Informale rappresentata da Emilio Scanavino ed Emilio Vedova.
La Pop Art italiana è presente con due lavori di Mimmo Rotella e le opere degli artisti appartenenti alla cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo: Mario Schifano, Giosetta Fioroni, Tano Festa e Franco Angeli.
Presente anche l’omaggio alla Transavanguardia con l’opera Sirena di Sandro Chia, l’Abisso di Enzo Cucchi e i Dipinti armati di Mimmo Paladino. Il viaggio termina con l’Arte Povera di Pino Pascali, Jannis Kounellis e Michelangelo Pistoletto.
E assorta nei miei pensieri rivivo il mio “periodo milanese” quando nella città meneghina frequentavo l’Università e abitavo in casa di mio zio, grande appassionato collezionista di arte contemporanea, che mi ha permesso di convivere quotidianamente con le opere di Emilio Vedova, Roberto Crippa, Renato Guttuso, Mario Schifano e persino un Depero.
Poi mi torna in mente che proprio in terra di Salento ho conosciuto invece personalmente due grandi maestri: Kounellis e Pistoletto. A Novoli il primo, che prestò la sua opera per la Fòcara, il più grande falò del Mediterraneo, con un’installazione site specific all’interno della pira, composta di pietre e ferro in perfetta simbiosi con i principi di rottura dell’arte povera. Pistoletto all’inaugurazione della mostra Capo d’Arte a Gagliano del Capo quando fu esposto al castello di Acaya il suo tavolo, Love difference, un’opera significativa e di grande attualità: a forma di Mediterraneo fatto di specchi, che simboleggia lo specchio delle differenze, con intorno sedie diverse provenienti da vari paesi dove tutti possono sedersi con lo scopo di condivisione.