Dico la verità, tutta la verità. I riti della Settimana Santa non mi sono mai piaciuti. Da piccola ne avevo timore, anche se era una sorta di obbligo seguire la processione dei Sacri Misteri, con la partecipazione di tutte le quattro Confraternite di Conversano ognuna con la propria divisa, ai lati delle meravigliose statue raffiguranti la Via Crucis, che però allora mi facevano davvero impressione.

La Pasqua in Puglia: qui Castellaneta

Diventata più grande e seguace del detto “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”, quando ne ho avuto occasione ho preferito partire e trascorrere questa festa in montagna. Ma quest’anno complice la Cooperativa Serapia che per il pomeriggio del Venerdì Santo ha organizzato una passeggiata nel centro storico di Castellaneta tra riti della Settimana Santa e le quarantene, in collaborazione con la proloco Rodolfo Valentino e l’infopoint Castellaneta, ci siamo riavvicinati a queste tradizioni.

E ci è venuta voglia di raccontarle sul blog! Dunque abbiamo preso, come si dice i classici due piccioni con una fava: abbiamo visitato una cittadina pugliese in cui non eravamo mai stati prima e nell’occasione anche assistito a una delle processioni più suggestive e fortemente sentite di tutta la Puglia.

Prima di raccontarvi i riti della Settimana Santa castellanetana illustrati in modo preciso e puntuale da Rossella Tarquinio, guida dell’Infopoint Castellaneta, vogliamo parlarvi un po’ di questa cittadina nel cuore del Parco Regionale delle Gravine.

Proprio la Gravina Grande, una delle più spettacolari della Puglia, rappresenta la sua parte più incantevole e l’intero borgo sembra un balcone affacciato sull’orrido che al tramonto si tinge di rosa e di arancio.

Nel territorio sono presenti altri canyon: la Gravina del Porto, vicino alla quale si trovano dolmen e una masseria, la Gravina di Coriglione, vicino a cui si trova l’insediamento rupestre di Santa Maria di Costantinopoli, la Gravina di Santo Stefano e le Gravine di Montecamplo che sorgono vicino al colle omonimo e in cui si trova anche una Riserva Naturale di grande interesse archeologico e naturalistico.

Negli ultimi anni – ci ricorda Pietro Chiatante di Cooperativa Serapia che insieme a Rossella ci accompagna nella visita – nella gravina più antropizzata, quella a cui Castellaneta fa da corona, è tornata a nidificare la cicogna nera.
Ma è tra i tetti e i campanili della cittadina che notiamo un grande traffico di voli: si tratta, ci dice sempre Pietro, di rondoni e falchi grillai, i più piccoli tra i rapaci europei che ogni anno con l’arrivo della primavera migrano dai paesi del Nord Africa e dell’Arabia in Puglia e in Basilicata: Castellaneta è seconda solo a Matera per numero di presenze censite.

E a proposito d’Arabia come non ricordare che il protagonista di film celebri come “Lo sceicco” e “Il figlio dello sceicco” era proprio figlio di questa terra? Rodolfo Pietro Filiberto Raffaello Guglielmi, in arte Rodolfo Valentino, attore e personaggio conosciuto in tutto il mondo, nacque a Castellaneta il 6 maggio 1895 e oggi viene ricordato da un monumento in ceramica alla fine della Passeggiata a lui intitolata e da un Museo documentario presso l’ex-Convento di Santa Chiara, nel centro storico.

La storia di Castellaneta è raccontata proprio dal “paese vecchio”, che ancora presenta architetture medievali e i suoi caratteristici vicoli stretti, nonché edifici di pregio come la Cattedrale, ora dedicata all’Assunta e un tempo a San Nicola di Bari, famosa per la sua facciata barocca, per il soffitto di legno interamente intagliato e il campanile, uno dei pochi esempi di architettura gotico-angioina del territorio.

E ora veniamo al motivo per cui abbiamo raggiunto Castellaneta il venerdì prima di Pasqua. Qui i riti religiosi legati alla Settimana Santa sono molto sentiti: si inizia il Giovedì Santo con la visita ai sepolcri e si prosegue con la processione dei Misteri del Venerdì Santo e con quella del Cristo Morto il Sabato Santo.

Prima di assistervi ce ne parla Rossella, mostrandoci la tocca tocca, una tavoletta su cui vengono montate delle manigliette che con un movimento del polso emettono un suono acuto. Ce ne sono di ogni dimensione, come dopo la processione avremo modo di constatare nella bottega di Pasquale, un artigiano-rigattiere che le produce in quanto ancora oggi ogni famiglia del paese le acquista per grandi e bambini nei colori tipici delle Confraternite alle quali sono legate.

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La processione, curata dalla Parrocchia Cattedrale con la collaborazione delle Confraternite di S. Francesco di Paola e di Maria SS. Addolorata, è infatti annunciata dal fragore provocato da bambini e troccolanti che ricorda i rintocchi prima della morte di Cristo in croce.

Poi cominciano a sfilare i protagonisti dei riti, le statue raffiguranti i Misteri Dolorosi realizzate tutte a metà ‘800 in cartapesta da un artista leccese, tranne quella dell’Addolorata, una delle più antiche risalente alla fine del ‘700 in legno rivestita con abiti dell’epoca, probabilmente di scuola veneziana.

Le statue che sfilano in processione sono in ordine: Cristo nell’orto degli ulivi, Cristo alla colonna (la flagellazione), Cristo alla canna (l’incoronazione), Cristo con la croce (la via Crucis), il Calvario (la crocifissione), la Pietà (la deposizione), Cristo morto (Cristo nel sepolcro) e l’Addolorata.

Il sabato mattina, invece, a chiusura dei Riti, sfila per le vie cittadine la processione di Gesù morto che, curata dalla Confraternita del SS. Sacramento, ci assicura la nostra guida, mantiene intatta l’espressione di pietà popolare tipica di queste manifestazioni. E la ascoltiamo rapiti quando ci descrive i simboli: il legno, la pesante croce portata a spalla da un “fratello” che inoltre si trascina dietro una lunga corda prima immersa nell’acqua e poi legata al collo per un peso totale che va dai 20 ai 22 chili, e le discipline, i flagelli di ferro con i quali alcuni Confratelli si battevano le spalle ora proibiti dalla Chiesa.

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Quando la processione esce dalla chiesa per snodarsi nelle ore successive per le vie cittadine a un ritmo lento e cadenzato, noi proseguiamo la visita al centro antico fino al ciglio della maestosa gravina, il secondo canyon più grande dopo quello di Laterza nel Parco Regionale Terra delle Gravine.

Nel giro la nostra attenzione è stata catturata da una bambola di pezza appesa in prossimità della piazza principale del borgo. La Sant è l’ultima delle sette bambole della tradizione delle quarantene, pupe di pezza realizzate dall’associazione “Tradizioni castellanetane” che rimangono appese per tutto il periodo di Quaresima a monito del non mangiar carne, uova, salumi e formaggi e di non cedere alle tentazioni del pettegolezzo.

Arriva il momento dei saluti e degli auguri e siamo contenti e soddisfatti di aver partecipato a questa passeggiata organizzata nell’ambito del progetto APPIA, IL CAMMINO DEI SENSI vincitore dell’Avviso pubblico per la promozione della Murgia barese e tarantina in vista di Matera 2019 del Dipartimento Turismo, economia della cultura e valorizzazione del territorio, Sezione Economia della Cultura della Regione Puglia, che ci ha fatto conoscere realtà finora a noi non note e allertare il senso dell’udito, con i rumori delle troccole e delle litanie che accompagnano la processione.

E rientriamo a casa pensando che torneremo presto a Castellaneta per visitare il quartiere della Marina ma anche la sua cattedrale che abbiamo visto occultata dalla velatio, la velatura delle croci e delle immagini della chiesa esposte alla venerazione dei fedeli che sottolinea anche fisicamente la privazione di Cristo, il “venir meno dello sposo” per poi incontrarlo con gioia nella sera del Sabato Santo con la Sua Resurrezione.

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