Sextantio: la prima volta che ci siamo stati, tra Natale e Capodanno del 2011 in occasione del mio compleanno, tutto era candido e ovattato grazie a una spessa coltre di neve e l’intero borgo di Santo Stefano di Sessanio sembrava uscito da una fiaba dei fratelli Grimm. Il manto bianco riusciva persino a coprire i danni provocati dal terremoto del 2009 e anche macerie e ruderi assumevano un aspetto romantico.
Santo Stefano di Sessanio in Abruzzo
La torre diroccata rimaneva l’unica testimonianza della rovina provocata nella zona dal devastante sisma dell’aprile di due anni e mezzo prima.
Ci siamo sentiti catapultati in un altro mondo, un mondo antico fermo nel tempo, con poca gente in giro e le ferite post terremoto ancora aperte. Ricordiamo pace assoluta e tanto freddo riscaldato dai falò in strada e dal tepore all’interno degli ambienti e la gioia di Arturo che si divertì un mondo a giocare tra neve e ghiaccio.
Dopo 11 anni ci siamo tornati con Otto, sempre tra Natale e Capodanno per festeggiare il mio compleanno. Questa volta ci siamo imbattuti in tante persone e anche tanti cani sia per le stradine del borgo che negli ambienti comuni del Sextantio. E non abbiamo trovato neve ma belle giornate di caldo sole, insolito a fine dicembre, che ha reso il Sextantio la base perfetta per andare alla scoperta di uno dei territori incontaminati più belli d’Abruzzo.
Ciò che non è cambiato è l’effetto “c’era una volta”, lo stesso che ha conquistato Daniele Kihlgren quando a metà degli anni ’90 si imbattè in questo borgo durante un giro in moto rimanendo affascinato dalla romantica bellezza dei suoi muri in pietra. Proprio a Santo Stefano di Sessanio decise di dar vita al suo primo progetto di albergo diffuso creando, dopo un lungo restauro conservativo, Sextantio.
L’intero borgo in cui sono sparse le suites ha conservato il suo aspetto autentico e tutto l’albergo diffuso è basato su una filosofia totalmente sostenibile, dai materiali utilizzati sino al decor, frutto di una grande ricerca basata sul recupero e oggetti pre-loved del territorio.
Si è mantenuto il caratteristico stile architettonico che rimanda al tempo in cui la zona era sotto il dominio dei Medici, i muri in sassi, le vecchie travi, le scale a pioli e i caminetti, alcuni decorativi altri ancora funzionanti con un perfetto tiraggio.
E se nel 2011 la magia è stata ampliata dal fatto che il borgo era semideserto, a dicembre scorso è bastato attendere la sera, subito dopo cena quando gli ultimi ospiti di ristoranti e bar andavano via, per ritrovare quella atmosfera intima e speciale in cui a risuonare sulle pietre delle stradine del borgo erano soltanto i nostri passi durante la passeggiata di fine giornata con Otto.
Durante la nostra prima volta a Sextantio ci era stata assegnata La camera sul lago che dal secondo livello guarda in direzione del laghetto di Santo Stefano. Per questa vacanza abbiamo invece scelto La Cantina, una stanza ampia, anche per dare più spazio di movimento al nostro Otto, ricavata nella parte sottostante di uno dei palazzi più importanti del borgo, dove una volta veniva conservato il vino.
In entrambe siamo stati completamente rapiti dall’atmosfera che ogni profumo, ogni suono regala alle suites raccontando un pezzo della storia di questo magnifico territorio dando una seconda vita a oggetti dimenticati.
Impagabile l’esperienza della colazione, a base di torte, yogurt, dolci tipici come ferratelle e biscotti al vino, ciambelle, miele, deliziose marmellate fatte in casa e prodotti locali come formaggi, salumi e una squisita ricotta fresca, servita a buffet sul lungo tavolo di legno mentre ai tavoli più piccoli e appartati sotto gli archi della Locanda ci si accomoda per sorbire le bevande calde.
Prodotti della zona elaborati secondo le ricette di una volta sono protagonisti anche a cena. Due le scelte: la grande sala della Locanda sotto gli Archi e quella più raccolta della tisaneria Il Cantinone dominata dal grande camino a muro, in pietra, con la struttura a nicchie tipica della Baronia di Carapelle, in cui, oggi come allora, si tengono in caldo i pasti della giornata.
Sia nell’una che nell’altra mensole e pareti sono state arricchite da oggetti e attrezzi recuperati tra vecchi fienili e mercatini dell’antiquariato, mentre nella mise en place, che mette in evidenza i bei tavoli di legno, spiccano le tipiche brocche in ceramica realizzate a Castelli su modello di quelle trovate nelle vecchie case del borgo.
E se foto e racconto non vi avessero già convinto, un weekend al Sextantio alla scoperta di uno dei pochi territori davvero incontaminati della nostra Italia all’interno del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, è davvero un’esperienza indimenticabile.
Sextantio
Via Principe Umberto – Santo Stefano di Sessanio (L’Aquila)
Info: +39 0862 899112 – santostefano@sextantio.it
Mob./WhatsApp: +39 348 2402967