Benvenuti in Grecìa! Non si tratta di un errore ortografico ma la i è accentata per indicare che da queste parti si pronuncia proprio così. Perché non stiamo parlando della nota Grecia, bensì di quell’area in Salento, a sud di Lecce, definita Grecìa Salentina, una terra ruvida ma accogliente, esotica ma vicina, un’isola dei contrasti, a cominciare dalla lingua parlata, il griko, un idioma di origine ellenica tramandato per secoli a livello orale.
Kalòs ìrtate stin Grecìa Salentina
Abbiamo diviso il percorso tra i piccoli borghi a metà, per cui in questo post vi racconteremo cinque dei nove paesi che rientrano in quest’area.
Il viaggio non può che cominciare da Calimera, che in greco significa buongiorno.
Questo piccolo centro si anima d’estate con la Festa dei Lampioni che annuncia la stagione più calda svolgendosi durante il solstizio. Quest’anno abbiamo partecipato anche noi a questo evento che anima i vicoli e le stradine del centro storico della cittadina con grandi “lanterne” dalle forme più varie: giraffe, grandi stelle, navi, campanili, orologi o addirittura pagliacci.
I Lampioni sono vere e proprie sculture luminose, create da artisti che lavorano con materiali poveri, secondo quanto detta la tradizione e vengono appesi per le strade del centro storico che acquista così un’aria da paese delle meraviglie.
Noi abbiamo approfittato non solo per visitare il borgo e partecipare all’allegra festa ma anche per curiosare tra gli articoli di artigianato locale e di abbigliamento, i bijoux, i saponi, gli accessori e tanto altro tutto rigorosamente handmade in Salento, in esposizione nello storico Palazzo Sabella Tommasi a cura dell’Accademia dei Volenterosi per la quarta edizione di “Creatività in mostra”, promossa dalla fondatrice e presidente Giusi Portaluri.
Un altro momento importante Calimera lo vive durante la Pasquetta tra olivi secolari e antichi boschi. Il lunedì dell’Angelo si compie infatti nella chiesetta in campagna dedicata a San Vito, un rito antico e singolare: il passaggio attraverso la pietra forata.
In questa chiesa, edificata nel 1648, si trova al centro dell’unica navata una grossa pietra arrotondata, alta circa un metro, con un foro di 27 cm di diametro posto a livello del pavimento. La tradizione vuole che attraverso il foro riescano a passare persone di ogni mole. Il rito consiste nel passare attraverso il foro di pietra e la magia si realizza nel momento del passaggio: si ritiene infatti, che la roccia trasferisca le sue qualità di resistenza e di potenza assicurando, quindi, buona salute a tutti, in particolare forza e virilità agli uomini e fertilità alle donne.
Ora ci aspetta Sternatia, il cuore della Grecìa, dove il griko è ancora parlato come dialetto fra la gente locale. E infatti sentendoli parlare non si capisce davvero nulla! Prima ancora di entrare nel paese, bisogna varcare Porta Filia, la porta dell’amicizia e della pace, passando attraverso il suo arco accanto al quale è ubicato il portone che conduce al frantoio ipogeo Granafei.
Scopriamo con stupore ed emozione che questo frantoio, uno dei più antichi della provincia, fu scavato nel XV secolo durante il feudo degli Acquaviva che oltre che Duchi di Nardò e Conti di Conversano, la nostra città, furono anche Baroni di Sternatia. E le emozioni non finiscono una volta entrati negli ambienti sotterranei del frantoio. Vi si immagina il sudore, la fatica di uomini e di animali, la vita vissuta qui sotto da intere famiglie: c’è perfino un vano destinato alla consumazione dei pasti con sedili e tavolo incisi nella pietra.
Prosegue la visita alla cittadina di Sternatia con la tappa nella piazza sulla quale incombe il Palazzo Granafei, imponente sia visto dall’esterno che guardato dal cortile interno.
Martano è il paese più grande e popolato della Grecìa, dove affacciati sulle linde vie lastricate sfilano come antiche nobildonne palazzi cinque-settecenteschi, piazze sulle quali si stagliano sculture moderne e geometriche, chiesette nascoste e preziose, un castello imponente con il particolare curioso di mura con finestre che si spalancano sul nulla.
Un paese da scoprire a piedi, possibilmente lentamente, tra scorci tra palazzi e palazzi, freschi e alberati cortili interni o raccolte case a corte candide e curate.
Ovunque logge decoratissime e mignani, sorta di balconi dai quali affacciarsi in strada senza poter essere visti, come quello ricamato nella pietra di Palazzo Andrichi Moschettini.
Appena fuori paese vale la passeggiata la Specchia dei Mori conosciuta in griko come Segla u demonìu, la Specchia del diavolo. Si tratta di una delle grandi specchie del Salento, un fenomeno tipico esclusivamente di quest’area, costituita da massi di differenti dimensioni, ammassati uno sull’altro, fino a formare un cumulo, una specchia appunto, utilizzata molto probabilmente come struttura di avvistamento.
Posizionata su di un’altura, dalla sommità della Specchia, alta sei metri, oggi dominata da un grande albero di fico, è possibile estendere lo sguardo parecchio lontano. Deve il suo nome a una leggenda che racconta che la specchia venne costruita da imponenti mori, i quali volevano raggiungere il cielo per poter “toccare” gli dei. Ma le divinità non videro di buon occhio questa impresa e come avvenne a Babele, distrussero questa rudimentale via di comunicazione tra il cielo e la terra seppellendovi sotto anche chi volle costruirla.
A Corigliano d’Otranto protagonista è il castello. Nonostante le trasformazioni subite nel tempo, è stato addirittura e fino a pochi decenni fa adibito a tabacchificio, si erge ancora imponente al centro del paese con le magnifiche torri circolari e il ricchissimo balcone che fa da supporto scenografico alle statue nelle tre nicchie rappresentanti, al centro il feudatario committente De Monti, e nelle laterali la Carità e la Giustizia.
Un’altra chicca è l’Arco Lucchetti, un portale datato 1497 che, nel suo ricchissimo ricamo intagliato nella pietra, racconta la storia dell’uomo e della donna chiamati a formare una famiglia e a reggerne il peso, ma sempre sotto l’auspicio di una buona stella.
Di incantesimo in incantesimo approdiamo a Castrignano dei Greci e al suo parco delle Pozzelle, dove ci viene raccontata la storia di un paese che ormai non c’è più e delle sue risorse idriche, preziose e antiche in un sitibondo Salento.
Morfeo chiama: buonanotte o, come si direbbe da queste parti, kalinifta!
Ma non ci credo, che meravigliosa scoperta! Sono queste le “chicche” conosciute a pochi che valgono la pena di essere raccontate! Grazie 🙂
Grazie a te Laura che ci leggi sempre con molto interesse e, speriamo, con altrettanto piacere!