Durante il nostro soggiorno València ci ha regalato 4 giornate di sole con la temperatura ideale per poterla girare in lungo e in largo. E ne abbiamo approfittato per farci condurre alla scoperta della città.

Prima parte del tour nella Ciutat Vella

València

Prima abbiamo fatto rifornimento di energia fermandoci alla storica e bellissima Horchateria Santa Catalina per gustare una merenda che è possibile trovare solo qui a València: l’horchata de chufas con i fartons, una sorta di lunghi e soffici panini ricoperti di glassa o zucchero a velo.

Si mangiano imbevendoli nella fresca bevanda preparata con la chufa, il tubero della pianta dello zigolo dolce, introdotta in Spagna dagli Arabi e che si coltiva solo in questa zona.

Carichi e “addolciti” da questa sosta golosa, in compagnia di Marcos Buigues di Liber Tours, preparatissimo e tanto appassionato del suo lavoro, abbiamo cominciato un tour ricco di nozioni ed emozioni, partendo da Palazzo Borgia.

Attualmente sede delle Cortes Valencianas, fu fatto edificare dai Borgia nel XV secolo in stile gotico-rinascimentale. E così apprendiamo che la nobile famiglia dei Borja, italianizzata in Borgia, quella dei papi Alfonso, divenuto Callisto III e Rodrigo, poi Alessandro VI, era originaria di un borgo chiamato Borja, da cui prese il nome la casata.

Di fronte all’austero palazzo c’è la chiesa a cui i valenciani sono più affezionati, quella della Virgen de los Desamparados (la Vergine degli Abbandonati) o come affettuosamente viene chiamata La Geperudeta, la gobba, per la posizione della testa, che guarda verso il basso. L’interno della chiesa dalla cupola di forma ovale, con i meravigliosi affreschi di Antonio Palomino, si presenta ricco e prezioso ma lo sguardo è completamente catturato dalla veneratissima statua.

Abbiamo ascoltato rapiti Marcos che ci ha raccontato il motivo per cui la venerata Patrona della città di València ha questa inclinazione del capo che la fa sembrare gobba. Pare che la statua fosse prima collocata sdraiata ma si decise di posizionarla in piedi per farla ammirare meglio. Questa la spiegazione “tecnica” ma sono diverse le leggende popolari tra cui la più suffragata è quella secondo cui il volto inclinato verso il basso sia un gesto di materno ascolto e di accoglienza.

La seconda “scoperta” riguarda il “Tribunal de las Aguas”, il Tribunale delle Acque, il più antico d’Europa tra quelli tutt’ora investiti di azione giurisdizionale, per questo dichiarato patrimonio culturale dell’umanità dall’Unesco.

Il compito della struttura è quello di difendere i diritti dei contadini e i suoi otto giudici, rappresentanti degli 8 canali che portano l’acqua nel territorio di València, sono molto conosciuti per la velocità con cui risolvono i problemi: seduti in circolo su poltrone di legno e cuoio risalenti al XVII secolo, si riuniscono nella Porta degli Apostoli della Cattedrale tutti i giovedì alle 12 in punto, il rito si svolge in valenciano e le sentenze relative alla distribuzione dell’acqua del Turia sono inappellabili.

L’importanza del fiume e dei canali è ulteriormente evidenziata dal fatto che la fontana al centro della piazza, la Fuente del Turia, riproduce proprio il Turia e gli otto canali di irrigazione.
Purtroppo anche se è giovedì non possiamo assistere alla riunione del Tribunal de la Aguas perché dobbiamo completare la visita della Ciutat Vella, la città vecchia.

València

La porta in stile gotico, su cui risaltano gli Apostoli e le figure della Vergine e del Bambino, è una delle tre vie d’accesso alla Cattedrale la cui visita comincia dall’esterno ammirandone portali e cupole, ricoperte di maioliche blu tipiche di València, città famosa per la sua produzione ceramica sin dal XV secolo con diversi oggetti decorativi e le piastrelle che ricordano moltissimo le azulejos portoghesi. Che in formato mignon ci siamo portati a casa come souvenir sotto forma di calamita da applicare sul frigo.

Tornando alla Cattedrale, il Portale più antico è quello dell’Almoina, affacciato sul Palazzo Arcivescovile. Di stile romanico è sormontato dai volti di quattordici persone: sono gli sposi delle più nobili casate della città che si unirono in matrimonio per ripopolare la città dopo la cacciata dei Mori seguita alla Reconquista cristiana da parte di Giacomo I.

Nella chiesa si entra dal Portale detto “de los Hierros” (dei “Ferri” della cancellata) che spicca sulla grandiosa facciata concava in stile barocco.

 

Si affaccia su Plaza de la Reina che oggi si presenta molto diversa da quella del passato dato che sono stati abbattuti i palazzi di fronte facendo spazio a un giardino, per cui la facciata della cattedrale sembra decentrata.

Marcos ci fa notare che a differenza delle altre cattedrali gotiche europee, l’altezza delle navate qui è ridotta e la maggior parte della luce, oltre che dalle finestre “vestite” da sottili fogli di alabastro, proviene dall’alto e scenografico tiburio.

La pianta è a croce latina con tre navate e molte cappelle in cui ci sono diversi tesori, tra cui due dipinti di Goya, e un’abside con la volta affrescata da un azzurro cielo stellato, non visibile prima del 2004, anno del restauro che ha permesso l’eccezionale scoperta, riportando alla luce, dopo oltre 300 anni, gli Angeli musicanti affrescati tra il 1472 e 1478 da Paolo di San Leocadio e Francesco Pagano, due pittori italiani che il cardinal Rodrigo Borgia, futuro papa Alessandro VI e padre di Lucrezia Borgia, aveva portato con sé a València.

Ma il più prezioso si conserva nell’antica sala capitolare dei monaci a cui si accede attraverso un portale rinascimentale dalla navata destra: si tratta del Santo Graal che la leggenda vuole sia stato il calice usato da Cristo nell’Ultima cena con gli apostoli.

Si racconta che questa coppa in agata orientale incastonata in una montatura in oro e calcedonio decorato da perle e pietre preziose sia arrivata da Gerusalemme a Roma dove, durante le persecuzioni di Valeriano, San Lorenzo la mise in salvo inviandola a Huesca, sua città natale in Spagna. Dopo mille peripezie e mille anni il re Alfonso il Magnanimo donò nel 1437 il Santo Calice alla cattedrale di València e da allora è incorniciato dal meraviglioso altare, anche questo opera di un artista italiano, Giuliano Poggibonsi, discepolo di Lorenzo Ghiberti autore della Porta del Paradiso del Battistero di Firenze.

Più recentemente i papi Wojtyla e Ratzinger hanno celebrato con questo calice, mentre Papa Francesco ha approvato un Giubileo del Santo Calice da celebrarsi ogni cinque anni.

La cappella del Santo Calice eccezionalmente deserta ci ha consentito di ammirarla in tutta la sua bellezza. Sulla parete opposta al Santo Grial ci sono grosse catene appese: sono quelle del porto di Marsiglia prese dagli aragonesi nel 1423.

Posizionata dietro la cappella maggiore c’è la statua de la “Verge de la Cadira”, la Vergine del Coro, spostata lì dopo la Guerra Civile del 1943. Molte donne incinta si avvicinano alla bellissima scultura a grandezza naturale. Marcos ci svela perché: da molto tempo, nella città di València, si tramanda una curiosa tradizione per cui le donne in attesa recitano una preghiera alla Vergine per avere un parto fortunato ed effettuano nove giri all’interno della Cattedrale.

In collaborazione con VisitValència

4 COMMENTS

  1. Un viaggio all’insegna del sole. Mi ci vedo a Valencia a cominciare la giornata con una horchata de chufas con fartons per poi girare tra le strade assolate. Vorrei potermici trovare di Giovedì per poter assistere ad una seduta del Tribunal de las Aguas.
    Goya nella Cattedrale, imperdibile. Amo Goya

  2. Non so quando sarà possibile – spero presto- ma Valencia merita altre visite. Non solo per quanto ha da offrire, ma per l’ospitalità che la contraddistingue, l’atmosfera elegante ma rilassata, i colori e i sapori vivaci, la piacevole convivialità…

  3. Il sole ha reso València ancora più bella!
    Cara Simona abbiamo tanto materiale fotografico da utilizzare e stiamo raccogliendo spunti per poterlo inserire nell’articolo conclusivo “4 giorni a València”: faremo tesoro del tuo amore per Goya e inseriremo le foto delle sue tele nella cattedrale tra gli imperdibili!

  4. Abbiamo avuto la fortuna di godere di tutto ciò che così bene hai sintetizzato. La prova è che siamo in continuo contatto con le persone che lì abbiamo avuto il piacere di conoscere e che speriamo di poter rivedere al più presto.

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