L’intervista è stata veloce ma non per questo Cristina Bowerman, chef del Glass Hostaria e guida della cucina di Romeo e Giulietta entrambi a Roma, si è sottratta alle nostre domande.

A Foggia con Cristina Bowerman, chef stellata di origini pugliesi e romana d’adozione

Bowerman

Nonostante il poco tempo a disposizione si è raccontata con semplicità e senza fretta, in attesa di parlare come relatore alla tavola rotonda “Stappa, mangia e parla” organizzata all’interno della manifestazione Libando a Foggia, in cui è stata invitata come Presidente dell’Associazione Ambasciatori del Gusto che rappresenta e riunisce l’eccellenza della ristorazione italiana al fine di promuovere il patrimonio culturale della nostra cucina nel nostro Paese e nel mondo. Dopo il dibattito ha deliziato gli spettatori con due sue preparazioni durante l’affollata master class serale presentata da Luciano Pignataro.

Bowerman

In piedi, ma in un clima di grande serenità, abbiamo chiacchierato e Cristina si è aperta subito con noi. Probabilmente due i motivi alla base di questo immediato feeling. Il primo: lei a Foggia è a casa, infatti è originaria di Cerignola anche se l’ha lasciata molto presto per studiare a Bari dove dopo il linguistico, si laurea in Giurisprudenza e lavora in uno studio legale per un paio d’anni. Il secondo: le parlo di Ana Ros, la chef slovena che quest’anno è stata eletta Best Female Chef, per le evidenti affinità tra le loro vite personali e lavorative, e scopro che sono molto amiche.

Ana e Cristina hanno un percorso molto simile: entrambe destinate a diverse carriere, l’una in campo diplomatico e l’altra in quello forense, scelgono di mettersi ai fornelli.
Dopo la laurea in Giurisprudenza, la Bowerman continua gli studi presso l’Università di San Francisco USF in California. Negli USA si afferma come graphic designer e inizia a lavorare anche nel settore della ristorazione, curando grafica e marketing. Nel frattempo coltiva la passione culinaria, da sempre nel suo DNA, fino a maturare la decisione di farne un mestiere, e si laurea con il massimo dei voti in Arti culinarie alla Culinary Academy, la neo-università locale di Cordon Bleu di Austin in Texas. Nel 2004 torna in Italia e approda a Roma come chef da Glass Hostaria, a Trastevere.

Bowerman

Risalgono al 2009 le due forchette dal Gambero Rosso e al 2010 la Stella Michelin, unica donna italiana per quell’anno. Nel 2013 è stata premiata a Identità Golose come chef donna dell’anno. E non si è mai fermata: continua ad approfondire le proprie ricerche e le proprie tecniche con una particolare attenzione all’applicazione della scienza in cucina.

Le chiedo quanto è d’accordo sul motto della sua amica Ana “Imparare dagli altri, trarre ispirazione da sé”. Mi risponde che anche per lei è fondamentale guardarsi intorno, rubare con gli occhi. Poi metabolizzare il tutto creando qualcosa di proprio. Ma per questo è comunque necessario studiare tanto. Lei non smette mai di farlo: “Per me lo studio è fondamentale e mi ha dato modo di emergere in un mondo come quello della cucina in cui il dominio è maschile”.

Da cosa trae ispirazione?
“Mi ispira tutto.  Potrebbe essere un ingrediente che mi piace, qualcosa che ho mangiato a casa di un amico, che ho visto su un libro, la memoria di un piatto che mangiavo da bambina. Poi però va interiorizzato per farlo diventare il piatto di Cristina”.

Bowerman

Ciò da cui proprio non può prescindere sono gli ingredienti. Pochi ma buoni é il suo motto, freschi, di stagione. Con uno, irrinunciabile, su tutti, l’olio di oliva di grande qualità.

Ci interessano anche tecniche e metodi che utilizza e con mia sorpresa sottolinea l’importanza dell’uso corretto della pentola a pressione che lei adopera molto in cucina così come il microplane e il frullatore. “La pentola a pressione è sempre stato uno strumento fondamentale nella cucina di mia madre” – aggiunge. A questo punto è d’obbligo chiederle qual è il suo comfort food: la pasta e piselli della nonna.

Ma la sua filosofia culinaria è quella delle contaminazioni in cui il territorio di riferimento è il mondo. “Sono originaria di Cerignola ma dopo la lunga parentesi americana Roma è la mia casa e nella mia cucina non ci sono né barriere né confini. Utilizzo ingredienti che provengono da ogni parte del mondo, non credo al chilometro zero. E visto che adoro viaggiare, porto a casa sapori e spezie che poi finiscono nei miei piatti”.

Bowerman

Mi rimangono due domande prima di concludere la nostra chiacchierata. Ho letto del suo impegno come socia fondatrice dell’Associazione Fiorano for Kids che su indicazione del Dipartimento di Scienze neurologiche dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma finanzia ricerche sul ruolo delle diete nella cura dell’epilessia infantile. Le chiedo di più. Mi dice che con l’Associazione riescono a finanziare ogni anno un ricercatore che lavora presso l’ospedale. Nel progetto sono coinvolte dieci famiglie e i soci, tutti con bimbi tra 0 e 12 anni e il desiderio di riscoprire e promuovere uno stile di vita in armonia con la natura, si impegnano in una raccolta fondi per curare l’epilessia e le malattie metaboliche rare attraverso particolari diete chetogene.

L’ultima domanda riguarda il suo cognome. “Il mio di famiglia è Vitulli ma ho mantenuto quello del mio primo marito perché così mi conoscono nel mondo della cucina. E anche perché, negli anni passati negli Stati Uniti soprattutto ad Austin in Texas non volevo pensassero che Vitulli fosse un nome messicano e mi discriminassero”. Non ho avuto invece il fegato di chiederle perché ha deciso di tingere di fucsia i suoi capelli…

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here