Speleonight: al buio nelle viscere della terra

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La Speleonight è l’esperienza sensoriale che permette di vivere le emozioni che provarono i primi esploratori delle Grotte di Castellana quando a partire dal 1938 cominciarono a scoprire, cunicolo dopo cunicolo, ambiente per ambiente, quelle meraviglie che oggi vengono a visitare da tutto il mondo.

Speleonight visita esclusiva al buio

Avevo provato l’emozionante esperienza durante un press tour un po’ di anni fa e da tempo mi ripromettevo di ripetere la visita esclusiva al buio insieme a Michele. Finalmente ci siamo riusciti e potrete farlo anche voi per tutti i venerdì di ottobre (1, 8, 15, 22 e 29) dopo la chiusura al pubblico prenotando allo 080.4998221 o con mail all’indirizzo segreteria@grottedicastellana.it.

Accompagnati da esperti speleologi del Gruppo Puglia Grotte e con caschetto munito di luce a led siamo scesi nelle grotte attraverso la scala che conduce nella Grave, l’enorme cavità da cui calandosi il professor Anelli dette inizio alla esplorazione degli ambienti sotterranei che per le loro concrezioni, stalattiti e stalagmiti sono considerati tra i più straordinari della terra.

Per avere un’idea dell’immensità dell’ambiente Sergio, che ci ha guidati nella visita insieme a Rosanna, ci ha fornito degli immediati termini di paragone: la Grave è lunga e larga quanto un campo di calcio e alta quanto un palazzo di quasi 20 piani.

Speleonight

Sin dai tempi più antichi l’imbocco della Grave incuteva timore per l’impossibilità di capire cosa ci fosse al di sotto, ma anche per la presenza di pipistrelli e per il fetore che spesso veniva emanato dalle carcasse di animali precipitati nella profonda voragine. Eppure già nel 1800 un castellanese, l’umanista Vincenzo Longo si calò nella caverna, ma la vera “scoperta” fu fatta il 23 gennaio 1938 a opera dello speleologo Franco Anelli che una volta raggiunto il fondo della Grave trovò un cunicolo che lo condusse a una seconda vastissima caverna che la luce della lampada ad acetilene non riusciva a rischiarare.

Speleonight

Questa grande grotta è quella che oggi è chiamata Caverna dei Monumenti. In seguito l’esplorazione delle grotte continuò insieme al castellanese Vito Matarrese a cui si deve la scoperta della meravigliosa Grotta Bianca nel 1939.

Speleonight

Una grotta talmente bella da lasciare senza fiato, soprattutto se viene ammirata dopo aver fatto tutto il percorso alla fioca luce del caschetto e dopo aver tenuto gli occhi chiusi nel buio più completo e nel silenzio rotto soltanto dallo sgocciolio continuo. A quel punto viene illuminata a giorno e l’effetto è davvero straordinario anche per chi non è la prima volta che vi accede!

Altri momenti molto emozionanti della Speleonight sono quello dell’entrata nella Caverna della Lupa dove le goccioline di acqua illuminate dai led assumono riflessi argentei tanto da dare l’impressione di camminare sotto un cielo infinito di luccicanti stelle e quello della traversata in completa solitudine e distanziati dal gruppo del Corridoio del Deserto, che oltre che lungo ha anche pareti molto alte. L’appuntamento per ritrovarsi tutti insieme dopo aver percorso il Corridoio è al Precipizio. La Caverna del Precipizio è chiamata così perché è molto profonda e si percorre grazie a un ponte in cemento costruito negli anni ’40 per evitare non solo la discesa e la risalita delle alte pareti ma anche per la presenza dell’anidride carbonica che nelle parti più basse delle cavità castellanesi è sempre presente se pur in quantità minime.

Speleonight

Dopo la prima parte della Speleonight affrontata al buio fino alla Grotta Bianca attraverso un tratto alternativo al percorso turistico, si ritorna con le luci accese avendo una percezione degli ambienti carsici completamente diversa che svela la maestosità delle caverne.

Nel primo tratto ci si può concentrare sui particolari, come le colate e le cortine, che assomigliano a degli straccci penzolanti e sono dovute allo scorrimento dell’acqua, le concrezioni coralloidi, i cristalli di laghetto e le eccentriche, che sfidano la legge di gravità e si accrescono lateralmente, a semicerchio e perfino verso l’alto, dando vita a forme spettacolari. E al buio è anche più facile incontrare gli abitanti delle grotte dai pipistrelli agli insetti cavernicoli tra cui l’ortottero Troglophilus Andreinii, una specie di cavalletta che abbiamo avuto la fortuna di incontrare.

Tornati nella Grave, si risale con gli ascensori al di sotto dei quali si scorge una scala: Rosanna ci ha svelato che da lì si scende in un altro ramo della voragine principale già conosciuto anche se non turistico, ma non si esclude l’esistenza di nuove cavità tutte da esplorare.

Tornati in superficie si visita il Museo dove tra l’altro è conservata la scala che il professor Anelli si costruì per potersi calare nella Grave. E si avverte un po’ di stanchezza: l’orologio svela che la visita è durata tre ore e mezzo in cui abbiamo camminato per circa 6 chilometri tra andata e ritorno aggirandoci tra stalattiti e stalagmiti, concrezioni dalle forme incredibili e dai colori sorprendenti a circa 70 metri di profondità in uno scenario stupefacente che fa perdere completamente la cognizione del tempo.

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This travel blog with the dog is a personal selection of our best experiences, our favorite spots and secrets places around the world curated by Rosalia e Michele.

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