Ritorno al PhEST! Come avevamo anticipato siamo tornati a Monopoli per la seconda visita al Festival Internazionale di Fotografia e Arte per completare il nostro giro delle sedi della nona edizione incentrata sul tema del SOGNO tra piazze, vie ed edifici del centro storico della città. Il nostro ritorno ha previsto la presenza di Otto in quanto durante il primo tour, tra opere esposte a cielo aperto e quelle ospitate in posti suggestivi come Palazzo Palmieri, il Castello, la Casa Santa e il Monastero di San Leonardo, ci hanno informato che i cani possono accedere liberamente a tutti i luoghi di esposizione della mostra fotografica.
Al PhEST con Otto
Così abbiamo portato con noi Otto nella Chiesa di SS. Pietro e Paolo, nelle Stalle della Casa Santa e tra le vie e le piazze del centro storico di Monopoli. Se volete farlo anche voi insieme al vostro pelosetto affrettatevi: questa è l’ultima settimana di apertura del PhEST che chiuderà i battenti il prossimo 3 novembre.
Anche per il ritorno abbiamo cominciato la nostra visita dalle opere esposte a cielo aperto tra il mare e lo Skate Park con la raccolta “Landing” di Maen Hammad per poi proseguire verso il belvedere di Porta Vecchia dove è collocato il lavoro “Forgotten Playground” di Guillem Vidal con l’azzurro del mare di Monopoli che fa da sfondo.
Penetrando le imponenti mura con in cima i cannoni rivolti verso il mare, ci siamo immersi nel cuore del borgo antico raggiungendo il Lungomare Santa Maria dove sono perfettamente integrate le opere “Non è una passeggiata” di Pamcoc, artista emiliano che si occupa di arti visive e linguaggio e che nel suo lavoro gioca con le parole attraverso diverse forme di comunicazione. Guardando i pannelli con i caratteri che ricordano l’infanzia si scavalca il confine temporale tra età adulta e fanciullezza come in una sorta di cortocircuito che dà voce a pensieri senza filtri sulla vita e sulla società. E in molti ci si ritrova perfettamente: io ne ho trovati diversi che mi calzano a pennello!
Ripassando davanti al Castello Carlo V, in cui c’è l’imperdibile retrospettiva curata da Roberto Lacarbonara e Giovanni Troilo dedicata a MAN RAY per celebrare il centenario del Manifesto del Surrealismo, ci siamo riaffacciati nei sotterranei che ospitano una delle esposizioni più suggestive secondo noi: la mostra “Where Dreams May Come” di Natalie Karpushenko, l’artista del Kazakistan che lavora sui due grandi temi della natura e dell’elemento umano. Abbiamo voluto nuovamente sbirciare tra le sue opere che hanno trovato la giusta atmosfera e un’ideale collocazione in questi ambienti dalle volte di pietra che ricordano i profondi fondali marini in cui farsi incantare dalla danza quasi ipnotica delle megattere.
Proseguendo verso il torrione del faro lungo il Molo Margherita sembrano quasi vive e vegete le 12 famiglie di diversi paesi del mondo rappresentate da Peter Menzel nel suo progetto fotografico “Material world: a global family portrait” realizzato all’inizio degli anni ’90.
Ci siamo poi diretti verso il porto vecchio, una delle più belle cartoline di Monopoli, imbattendoci nelle enormi stampe fotografiche di “All Humans Be Cats”, curato da Jan von Holleben, che ha coinvolto ben 800 bambini e bambine della scuola primaria dei quattro Istituti Comprensivi della città. Se a Palazzo Palmieri ci eravamo divertiti a farci avvolgere dai fili a cui sono appesi i disegni dei loro sogni nella mostra “The Lollipop Trees”, sui muri che costeggiano il porticciolo sono i piccoli stessi a essere protagonisti delle fotografie come fossero in un grande teatro. Il fotografo tedesco li ha ritratti come piccoli supereroi ed eroine, musicisti e cantanti, insegnanti e giocolieri, dopo aver rivolto loro la domanda che si fa a tutti i bambini: “E tu, cosa vuoi fare da grande?”.
Dopo aver attraversato l’arco che immette nel centro storico ci siamo ritrovati in una Monopoli piena di turisti come nel periodo estivo e solo una piccola brezza carica di aria umida ci ha ricordato che siamo a fine ottobre.
Abbiamo proseguito zigzagando tra affollati tavoli all’aperto e continuo via vai di gente fino alla Chiesa di San Pietro e Paolo dove hanno trovato il loro posto ideale le fotografie della serie “In Fields of Sight (Campi di vista)”, lavoro di collaborazione tra la fotografa indiana Gauri Gill con il famoso artista Warli, Rajesh Vangad.
Le fotografie, inscritte dai disegni di Vangad, raccontano con un nuovo linguaggio visivo il paesaggio del villaggio Adivasi sulla costa del Maharashtra in India. Il tutto viene reso fiabesco dallo stile pittorico Warli, una forma di pittura appartenente al popolo indigeno omonimo, che Rajesh Vangad ha imparato da sua madre, Ladhki Devi e con cui ha dipinto notevoli murales al Craft Museum, a Nuova Delhi, al Tata Memorial Hospital, a Mumbai, nonché al Terminal T2 dell’aeroporto internazionale di Mumbai.
A breve distanza dalla chiesa, nelle Stalle di Casa Santa ci sono le opere di Polina Osipova. L’artista, appartenente a una minoranza etnica in Russia, utilizza tessuti realizzati a mano insieme a materiali spesso contrastanti come perle e schede madri, macchinari e pizzi, cuori anatomici e metalli per stabilire un senso di profonda connessione con le generazioni passate. Il suo lavoro si chiama “The heart of dreams” e attraverso le sue narrazioni socio-culturali visive conduce in un mondo onirico che viene esaltato dai luoghi in cui è stata allestita la mostra: le stalle della Casa Santa, un convento della fine del 1500 in cui i Carmelitani Scalzi istituirono il Conservatorio e che successivamente fu utilizzato per l’accoglienza di giovani fanciulle orfane o bisognose.
Il buio e il silenzio amplificano le sensazioni provocate dalle opere della Osipova e questo è sicuramente uno dei luoghi espositivi che ci hanno regalato più emozioni in questo nostro ritorno al PhEST, insieme ai già citati sotterranei del castello e agli spazi del Monastero di San Leonardo in cui è allestita la mostra “Short Stories” di Paolo Ventura che vi ha trovato una perfetta ambientazione.
Fino a domenica 3 novembre sarà ancora possibile aggirarsi tra le opere fotografiche del PhEST dal martedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20. Il sabato e la domenica fino alle 21 mentre il lunedì è chiuso. Il programma completo e dettagliato sul sito www.phest.it.