Su invito del Comitato organizzatore, siamo stati ai festeggiamenti di Maria SS. Addolorata, la patrona della Contrada Caranna nelle campagne di Cisternino, in concomitanza dei quali si svolge la Sagra delle Orecchiette, una delle più storiche e frequentate della zona, giunta quest’anno alla sua XXVIII edizione.
Catapultati nel mondo dei Puffi
Arrivati nei pressi del borgo, siamo stati indirizzati al luogo di parcheggio, dove diverse persone si occupano di far convergere le auto dei visitatori. Qui nessuno chiede un ticket ma alla fine del tracciato da percorrere a piedi, poggiata su un muretto a secco, fa bella mostra di sé una scatola di cartone sulla quale c’è scritto “Offerte”. Nel nutrito flusso di gente che dal parcheggio si dirige vero il centro del borgo illuminato a festa nessuno si è tirato indietro, inserendo nella cassetta il suo contributo.
La cosa ci ha colpito soprattutto perché poi, una volta catturati dall’atmosfera della sagra, abbiamo potuto constatare che tranne per i prezzi “imposti” dei piatti e delle bevande proposte, tutto l’evento si basa su libere offerte che poi confluiscono nelle mani degli organizzatori che le utilizzano per coprire i costi sostenuti ma anche per la costruzione della grande chiesa che affiancherà l’attuale cappelletta dedicata all’Addolorata.
Un esempio? Mentre eravamo dietro le quinte per testimoniare l’alacre lavoro alla base dell’organizzazione che coinvolge tutta la comunità e oltre – come ci dice Giovanni Faniglione, fratello di Pietro il presidente del Comitato – notiamo un via vai di bambini di tutte le età. Tra le mani hanno secchi d’acqua saponata, spugnette e qualche spicciolo. Il loro compito è quello di lavare le coppette e i piatti di coccio in cui vengono servite le pietanze in modo tale da dare la possibilità a chi li ha acquistati di poterseli portare a casa puliti dopo aver mangiato. Per questo lavoro ottengono monete che poi diligentemente consegnano agli organizzatori.
Su offerta è basata anche la vendita delle orecchiette fresche fatte a mano “in diretta” dalle signore del posto che volentieri posano per le foto e i video di chi affolla la sagra.
A proposito di folla: ce n’è davvero tanta! Le file si formano fin dai punti in cui vengono venduti i ticket di acquisto delle quattro varietà di orecchiette, alla crudaiola, al sugo di pomodoro con basilico, al ragù con le braciole e alle cime di rape con le alici, e della purea di fave con i peperoni verdi fritti che qui si chiamano cornaletti.
E poi si riformano agli stand che, instancabilmente servono chili e chili di pasta (lo scorso anno quasi 15 quintali) impiattata nei contenitori di creta che riportano l’edizione della sagra: in questo caso è la ventottesima.
Che tutta la macchina dell’organizzazione sia ben oliata si capisce da più segnali positivi. Innanzitutto l’affiatamento di chi lavora alla perfetta riuscita della manifestazione che viene testimoniata dalle voci che abbiamo raccolto in giro mescolandoci tra la folla dopo aver gustato le orecchiette, le fave e il vino. Gente di tutte le età diligentemente in fila, nonostante l’inevitabile calca ovunque, non ha fatto altro che lodare la sagra, che hanno definito all’unisono ben organizzata.
A noi, complici i trulli e le luminarie, ha dato l’impressione di essere catapultati nel villaggio fatato dei Puffi, ma a grandezza naturale: tranne la pelle blu, cappellini bianchi insieme a grande spirito di solidarietà e di amicizia non mancano certo. Così, curiosando nei capannoni in cui tutto prende vita ci siamo ritrovati a tu per tu con Grande Puffo, Puffetta, Puffo Vanitoso, Puffo Inventore, Puffo Quattrocchi, Puffo Burlone. Perché proprio come nell’universo di questi personaggi in cui ogni Puffo fa un mestiere, anche qui ognuno ha un compito che porta avanti con l’aiuto degli altri.
Dalla signora che si occupa di rimestare la purea di fave nel grande pentolone di alluminio, che ricorda quello in cui Grande Puffo prepara le sue pozioni magiche, fino a coloro che facendo avanti e indietro servono le persone che pazientemente attendono il loro turno per gustare le prelibatezze preparate dagli instancabili cuochi coadiuvati dall’altrettanto instancabile staff di persone addette alla pulizia di pentole, utensili e pavimenti.
A pensarci bene però qualcuno manca: il terribile arcinemico Gargamella, che cerca di catturare i piccoli Puffi e di guastare quel clima di armonia che caratterizza il villaggio.
A Caranna non c’è e ognuno si può godere la festa a modo suo: i più piccoli con i giochi sui gonfiabili, i ragazzi ballando le hit del momento nei pressi della nuova chiesa in costruzione con tra le mani un piatto e un bicchiere di vino o di birra, gente di tutte le età che partecipa attivamente o come semplice spettatore ai balli tradizionali nella piazza della cappelletta in cui c’è la statua della Madonna dell’Addolorata e davanti alla quale la gente del posto si gode la sua ricorrenza privata facendo gli onori di casa con chi si affaccia per una preghiera.