Con la definizione di Murgia ho avuto il primo impatto nei primi anni di scuola elementare, quando la maestra ci ha invitato a conoscere il nostro paese, Conversano, situato proprio su un colle delle Murge sud-orientali.
Murgia da scoprire
Ma la conoscenza con la “vera” Murgia, quella aspra e sassosa alla quale fa riferimento il nome dell’area dalla parola latina murex, che significa murice, roccia aguzza, l’ho fatta molto tempo più tardi. Quando “questa terra di pietre e solitudine” come viene definita da Corrado Palumbo nel suo libro Facce da Murgia Incontri e racconti della pietra edito da Progedit è diventata meta delle nostre passeggiate alla ricerca di cardoncelli e tradizioni locali.
A livello geografico, questo territorio si colloca tra le province di Bari e di Barletta-Andria-Trani e comprende i tredici i comuni che rientrano nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia.
L’impatto con queste lande non è mai semplice e anche le genti che la abitano si presentano spesso aspre come le campagne murgesi. E proprio a loro, alle loro storie, esperienze e progetti di vita, è dedicato questo testo intitolato “Facce da Murgia”, che racconta gli incontri dell’autore con le tantissime persone che ha conosciuto camminando “fra rovi e cardi mariani” e tra “i campi coltivati tempestati da papaveri”.
Diversi i loro profili ma tutti con un comune denominatore: i ritmi di vita, che qui sono diversi e particolari rispetto non solo alla città, ma anche alle altre aree del territorio pugliese.
E sbirciando tra una vita e l’altra c’è spazio per un motto, una ricetta e perfino il racconto di una leggenda. Voce viene data anche agli altri “abitanti” che popolano questa regione, dal lupo alle particolari specie vegetali come i prelibati funghi e le straordinarie orchidee: recentemente è stata scoperta una specie endemica che cresce solo nel territorio tra Altamura e Santeramo.
L’intento di Corrado Palumbo, infatti, è quello di far comprendere al lettore che nulla di tutto ciò che in questo ambiente si trova è per caso: “storia, uomini, tradizioni, gastronomia e natura sono le tante facce di un territorio che si è evoluto con esso e per esso” – scrive sottolineando che nulla sarebbe possibile in un altro luogo.
Il libro si apre con l’omaggio a Ciccillo. Per chi non sapesse di chi si tratta è l’uomo di Altamura, Homo neanderthalensis vissuto tra i 172.000 e i 130.000 anni fa. I suoi resti furono rinvenuti nel 1993, incastonati nelle formazioni carsiche della grotta di Lamalunga, nel territorio di Altamura e giacciono lì, a otto metri di profondità, da quando durante una battuta di caccia cadde in uno dei tanti pozzi carsici presenti nella zona. Le fratture e le ferite riportate gli impedirono di uscire dalla grotta, che da quel momento divenne la sua tomba per sempre. Con il passare dei millenni, le sue ossa vennero letteralmente inglobate nelle concrezioni calcaree che ancora oggi sono visibili e ornano il suo cranio simili a coralli. La cosa divertente nel libro di Palumbo è che a parlare è proprio lui! Non vi svelo altro per non togliervi il piacere di leggere il racconto.
Dopo sfilano gli altri protagonisti: Michele, Aldo, Ippolita, Emar alias Donato, Ugo, Nicola, Pasquale, Francesco, Caterina e Domenico. E poi i personaggi che conosco anch’io: il cuoco contadino Pietro Zito, sovrano del suo ristorante Antichi Sapori a Montegrosso sotto Castel del Monte. E chi quel maniero lo fece edificare, il grande Federico II. E anche lui si racconta in prima persona come Ciccillo e direttamene a Corrado, invitandolo a cena nel suo splendido castello ottagonale.
Condivido con l’autore anche la conoscenza con Cesare Veronico, l’ultimo dei protagonisti di queste “Facce da Murgia” e l’unico che murgiano non è, ma è stato chiamato a prendersi cura, in qualità di Presidente, del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, istituito nel 2004 per tutelare il precario equilibrio di questo territorio dalla scorza ruvida, ma dal cuore tenero e a volte fragile, proprio come i suoi abitanti.
Corrado Palumbo
Facce da Murgia Incontri e racconti della pietra
Progedit
€ 20,00